Economia

Gedi, De Benedetti jr e Cioli all'Ingegnere: il gruppo leader, creerà valore

Ma nei primi nove mesi dell’anno i ricavi continuano ad assottigliarsi: -9% e rosso di 18,3 milioni

Marco De Benedetti e Laura Cioli rispediscono al mittente e cioè Carlo De Benedetti le critiche sulla gestione di Gedi, la società di famiglia che ha come sottostante il business editoriale. Dopo aver comunicato al mercato i numeri dell’andamento contabile della società (numeri che stanno deprimendo il titolo in Borsa con un calo di oltre l'8%), il board ha precisato che, “pur riconoscendo le difficoltà con le quali si confronta, derivanti dalla perdurante sofferenza del settore della carta stampata che incide sui risultati di tutti gli editori, il gruppo mantiene una solida leadership nella stampa quotidiana, nel digitale e nelle radio”.

Laura Cioli ape
 

Non solo, a fronte di accuse di progressivo disimpegno da parte da parte dell’azionista Cir, rappresentato in consiglio Gedi da uno dei figli dell’Ingegnere, il board fa sapere anche che sta adottando “misure idonee ad affrontare il futuro, l'investimento e lo sviluppo e crea valore sostenibile, con consapevolezza della rilevanza e delicatezza del mestiere e della funzione che svolge nel Paese, senso di responsabilità, rispetto e sostegno per il lavoro svolto dal management, dai direttori delle testate e da tutte le donne e gli uomini che in esso orgogliosamente operano”.

Parole che replicano alle accuse da parte di De Benedetti sr di “non amare e non saper fare il mestiere degli editori”. Per il momento, però, per effetto di operazioni straordinarie, la fotografia del business da gennaio a settembre continua a vedere una progressiva erosione dei ricavi: 441,5 milioni, in flessione del 6% rispetto ai nove mesi del 2018. Il risultato netto consolidato registra una perdita di 18,3 milioni recependo gli effetti della cessione di Persidera (-16,9 milioni) e oneri per ristrutturazioni con impatto sul risultato netto pari a 3,7 milioni.

Carlo de Benedetti
 

Quanto all'effetto della cessione della società del multiplex di cui Gedi aveva la quota di minoranza, il risultato netto include in particolare la svalutazione del valore della partecipazione di 16,9 milioni, effettuata al fine di adeguare il valore contabile al prezzo di cessione.

Al netto di tali effetti, fa sapere il board di Gedi, il risultato netto consolidato è positivo per 2,2 milioni. I nove mesi del 2018, però, si erano chiusi con un utile netto consolidato di 7,8 milioni. "In assenza di eventi allo stato imprevedibili - stimano però De Benedetti e Cioli - il gruppo registrerà a fine anno un risultato positivo, escludendo l'impatto della cessione di Persidera e di eventuali altre componenti non ordinarie".

Marco De Benedetti poi, seconto quanto riferisce Radiocor, ha preso carta e penna per scrivere ai dipendenti di Gedi per far sapere che "insieme con il fratello Rodolfo e l'amministratore delegato di Cir Monica Mondardini continuerà con impegno a svolgere il nostro ruolo di azionisti della società in modo da garantirle il miglior futuro".

Il presidente ha anche sottolineato come l'intervista concessa dal padre Carlo al Corriere della Sera contenga "un attacco a mio fratello Rodolfo e a me, un tema per noi doloroso, che sui colloca sul piano personale e sul quale desidero non formulare commenti".

Tuttavia, "i giudizi pronunciati sul gruppo - sempre contenuti nella lettera - sono infondati e gravi". Nella lettera, si sottolinea anche come "il 45% di Gedi non appartenga a noi fratelli (Marco e Rodolfo, ndr) bensì a Cir, di cui possediamo circa il 30% mentre il restante 70% è di altri azionisti che ci hanno affidato la gestione e di cui dobbiamo tutelare gli interessi secondo le regole e le modalità del mercato".

Dopo avere ricordato tutti i risultati ottenuti dal gruppo in "10 anni di sfide enormi, con sacrifici, ma senza traumi", Marco De Benedetti sottolinea come di tutti questi risultati anche "mio padre era fiero e che restano tanto veri oggi come lo erano fino a poco tempo fa quando ancora presiedeva il gruppo". Infine, conclude, "una nota particolarmente dolorosa e ingiusta è poi quella riguardante "La Repubblica": non e' vero che la si sta distruggendo. Al contrario, stiamo registrando segnali incoraggianti come non si vedevano da anni, frutto del lavoro di tutta la redazione".