Economia
Generali, Caltagirone chiede il cambio di governance. Più poteri al presidente
Mail ai consiglieri con l’invito a riflettere sul futuro della compagnia. Chiesti anche un comitato esecutivo e un dg. I cambi ridimensionerebbero Donnet
Generali, atto secondo. Francesco Gaetano Caltagirone, socio della compagnia al 5,6% vuole cambiare la governance della società. Nei giorni scorsi, dopo la burrascosa seduta del cda di fine aprile, - si legge su Repubblica - il manager ha voluto contattare di nuovo i consiglieri e ha spedito loro una mail, con l’obiettivo di sottolineare quello che a suo parere non va nelle Generali e chiedere una discussione approfondita sui problemi rilevati.
Nell’occasione ha anche ipotizzato modelli di governance ben diversi da quelli attuali: in particolare la creazione di un comitato esecutivo dove un numero ristretto di consiglieri avrebbe un potere decisionale più forte, l’introduzione della figura del direttore generale con deleghe attribuite dallo stesso cda, un rafforzamento dei poteri del presidente.
Oggi - prosegue Repubblica - è in programma un consiglio d’amministrazione che dovrebbe limitarsi ad approvare i risultati del primo trimestre. Ma nei giorni scorsi c’è stata una recrudescenza nello scontro tra soci per decidere la rotta di uno dei grandi gruppi della finanza italiana.
Il primo atto della vicenda è andato in scena il 29 aprile scorso, quando Caltagirone, secondo socio del Leone e suo vicepresidente vicario, ha deciso polemicamente di non presentare le proprie azioni all’assemblea chiamata ad approvare il bilancio.
Lo stesso giorno è intervenuto duramente in cda per contestare metodo e merito di una gestione che considera troppo targata Mediobanca, primo azionista con il 12,9%. Ora il secondo round, con la mail ai consiglieri di Generali e l'invito a riflettere sul futuro della compagnia in vista del delicato rinnovo delle cariche sociali della prossima primavera.
Di nuovo ora c'è il fatto che questa volta Caltagirone insiste perchè non si eluda il dibattito su quelle che considera questioni fondamentali per la compagnia. Lo fa sperando di portare dalla sua parte anche Leonardo Del Vecchio, terzo azionista del Leone con il 5%, e altri soci con quote più basse del capitale: dai Benetton alla torinese Fondazione Crt.
Se ci riuscirà resta da vedere. Così com'è da vedere se una certa presa azionaria sulla stessa Mediobanca - Caltagirone ha dichiarato finora di avere l'1% del capitale di piazzetta Cuccia, Del Vecchio ha oltre il 13% e può salire fino al 20%- aprirà spazi di dialogo tra gli inquieti grandi soci "privati" delle Generali e la stessa Mediobanca o manterrà intatte distanze e differenze.