Economia

Generali,meno cassa per M&A ma più utili ai soci.Piano in continuità di Donnet

di Andrea Deugeni

Donnet gioca le proprie carte per la riconferma: destina meno cassa per la crescita per l'M&A, ma promette ai soci più dividendi e aumenta gli investimenti tech

Il nuovo piano industriale delle Generali per il triennio 2022-2024

Un piano in continuità con le strategie dell’ultimo triennio su cui Piazza Affari non si scalda (+0,27% a 18,50 euro in chiusura). Meno cassa per l’M&A (4 miliardi nel vecchio piano contro i 2,5-3 miliardi del triennio 2022-2024) per destinare maggiori risorse agli investimenti nella trasformazione digitale e tecnologica e mettere le mani su start-up di successo nell’insurtech, fronteggiando così le critiche di soci pattisti Francesco Caltagirone (che ha votato contro in Cda ieri) e Leonardo Del Vecchio (assente il rappresentante Romolo Bardin) sui ritardi del Leone sull’innovazione nella compagnia.

Ma maggiori profitti e, soprattutto, crescita del monte dividendi per almeno 700 milioni di euro (da 4,5 miliardi nel triennio 2019-2021 ai 5,2-5,6 miliardi dal 2022 al 2024) promessi agli azionisti. Unica mossa strategica di Philippe Donnet che ha sorpreso gli analisti e architettata per spingere quel 50% circa di azionisti, fra investitori istituzionali e retail, che saranno l’ago della bilancia ad aprile sulla governance a riconfermarlo in assemblea.

E’ questa la principale caratteristica del nuovo piano industriale delle Generali “Lifetime Partner 24: Driving Growth”, business plan molto atteso per la battaglia in corso fra Mediobanca e De Agostini (in uscita) da una parte e i due grandi vecchi del capitalismo italiano che con la Fondazione Crt vogliono una discontinuità nella governance e un’accelerazione nella crescita dimensionale e di capitalizzazione delle Generali in modo da riequilibrare i distacchi con le big Allianz e Axa che hanno staccato il Leone.

La crescita media annua degli utili per azione nel 2022-2024

Un piano in cui Donnet, forte della credibilità di cui gode sul mercato per i target di due strategy dal 2016 sempre centrati (gli ultimi anche nella difficile fase del Covid), ha deciso di spingere molto su nuovi obiettivi di redditività, promettendo una crescita annua dell'utile per azione nel prossimo triennio del 6-8% (stime Equita +5%) e, allo stesso tempo, una generazione organica di cassa complessiva a fine piano di oltre 8 miliardi e mezzo.

Un anticipo ai soci Donnet, con i 500 milioni di euro (sui 600 in casa dopo il closing nei primi mesi del 2022 sulla francese La Medicalenon spesi del tesoretto destinato all’M&A del piano che scadrà fra pochi giorni, ha deciso di darlo avviando un buyback (riacquisto di azioni proprie) entro i prossimi 12 mesi, il primo da 15 anni a Trieste. "Il buyback all'assemblea del 29 aprile, poi procederemo subito dopo", ha spiegato il top-manager che così ha giocato un altro jolly per spingere i soci a rincofermarlo. 

Le principali leve industriali del nuovo piano

Le principali leve industriali che l’assicuratore francese con doppia cittadinanza (italiana) di casa a Venezia azionerà per riuscire a distribuire ai soci almeno 5,2 miliardi di cedole, nel caso in cui la lista del consiglio uscente risulti vittoriosa nella prossima assemblea, sono la crescita superiore al 4% annuo nella raccolta premi Danni (non Rc Auto) portando a 2,3-2,5 miliardi il valore della nuova produzione a fine piano (contro gli 1,9 miliardi del 2020). Settore in cui si concentreranno anche le acquisizioni della compagnia nelle stesse aree dove il Leone ha fatto shopping negli ultimi tre anni (area Central East Europe e Asia), l’M&A a cui destinare 2,5-3 miliardi nel mercato delle polizze e nel gestito (focus, come anticipato da Affaritaliani.it, su Stati Uniti e Regno Unito), 100 milioni di ricavi commissionali in più nella gestione di masse di terzi nell’asset management e gli investimenti nel digitale e nell’insurtech.

Al capitolo tech, su cui è stato molto criticato da Delfin e dal vicepresidente Caltagirone, Donnet ha deciso di destinare a cui destinare 1,1 miliardi di euro nel triennio (+60% rispetto al precedente piano), più la creazione di un fondo ad hoc da 250 milioni di euro “per cogliere - si legge nella nota delle Generali - opportunità ad alto potenziale nell’insurtech”. Parallelamente, mandando anche a regime alcuni accorgimenti imposti dal Covid, Donnet azionerà anche la leva della riduzione dei costi, riducendo a fine piano il rapporto cost/income di 2,5-3 punti base. 

Donnet: "Un piano basato solo sull'M&A non è un piano"

"La parte più importante del piano non è l'M&A, anche perchè questa non si può pianificare e se un piano è basato solo sull'M&A non è un piano", si è giustificato il manager, interpellato sul fatto che il budget per la crescita esterna, tra 2,5 e 3 miliardi, fosse inferiore ai 4 miliardi del precedente piano. Il group Ceo ha sottolineato che se verranno implementate altre operazioni come il run off di Generali Leben il budget potrebbe comunque aumentare.

Detto questo, i 3 miliardi sono una "buona cifra" per "raggiungere un buon equilibrio tra la cassa restituita agli azionisti e il capitale investito nella crescita". "Destineremo 5,6 miliardi ai dividendi, tra 500 milioni e 700 milioni alla crescita interna e quindi restano 3 miliardi per fusioni e acquisizioni", ha aggiunto Donnet partendo dal target degli oltre 8,5 miliardi di cassa generati a fine piano.

La strategia dell'M&A? "Sempre la stessa: selezionare opportunità che creano valore per tutti gli stakeholders e gli azionisti, rafforzarci nel business assicurativo nei mercati in cui siamo già presenti, per esempio in Asia, come abbiamo fatto in Malesia, puntando su mercati selezionati", ha tirato dritto il capo del Leone, secondo cui "per quanto riguarda l'asset management, dove vogliamo essere un leader globale, il target è più ampio e include soprattutto Gran Bretagna e Stati Uniti".

Secondo Equita, il piano di Donnet si concentra sull'incremento della raccolta e sul mantenimento della marginalità tecnica, migliorando la quota di mercato in segmenti con elevato potenziale di crescita. Punta inoltre alla continuazione dell'attività di sviluppo di prodotti a basso assorbimento di capitale nel Vita e ottimizzazione dei portafogli esistenti per ridurre l'assorbimento di capitale e allo sviluppo dell'asset management al fine di aumentare le dimensioni della divisione e generare ulteriori 100 milioni di ricavi da parti terze.

Il contropiano di Caltagirone e di Del Vecchio

Gli occhi sono ora sul contropiano e sui nomi che i pattisti schiereranno per convincere il mercato ad appoggiare la propria lista al prossimo rinnovo degli organi sociali. Un piano più aggressivo che verrà presentato fra gennaio e febbraio e che, a differenza di quanto fatto dal group Ceo, spingerà maggiormente sulla leva dell’M&A, dell’asset management e della crescita dimensionale.

@andreadeugeni