Economia
"Green Deal? Mix di ideologia e demagogia. L'industria europea è a rischio"
Antonio D'Amato, presidente dell’European Paper Packaging Alliance, all'attacco
"Green Deal? Totale assenza di visione strategica, un suicidio industriale"
"Ormai sono diversi anni che l’Europa ha smarrito completamente la strada per la competitività, continuando ad inseguire una visione demagogica e populista che porta alla sostanziale deindustrializzazione del nostro Continente". Lo dice in un'intervista al Sole 24 Ore Antonio D’Amato, presidente dell’European Paper Packaging Alliance. E definisce il Green Deal "una politica che è un mix di ideologia, demagogia, estremismo ambientalista, unita ad una crescente deriva politico-elettorale in vista delle elezioni Ue del 2024. C’è una totale assenza di visione strategica di quello che l’Europa deve essere. Il risultato? Uno solo: il rischio,in tempi brevi, di un vero e proprio suicidio industriale".
Secondo D'Amato, "aver assorbito nel Green Deal le politiche industriali, agricole ed energetiche ha fatto prevalere una vera e propria politica di deindustrializzazione che, al tempo stesso, ha impatti molto negativi sull’ambiente e sulla salute del pianeta e destabilizza la tenuta sociale ed economica del nostro continente". Il presidente dell'European Paper Pakaging Alliance e titolare della Seda International Packaging, ricorda che "l’industria europea, e soprattutto quella italiana, sono leader mondiali nella riduzione di emissioni di Co2, nell’innovazione di tecnologie sostenibili e nella realizzazione del più avanzato sistema di economia circolare del pianeta".
Per D'Amato puntare sull'auto elettrica interrompendo la produzione di motori endotermici "non solo ci consegna alla Cina, che ha il monopolio delle materie prime strategiche, ma è una scelta tecnologicamente sbagliata, che inquina ancora di più. Lo stesso vale per il riuso dell’imballaggio al posto del riciclo, settore dove l’Italia è leader mondiale di sostenibilità. Abbiamo raggiunto già nel 2019 l’86% di materiale riciclato, quando il target Ue è l’85% al 2030. Rispetto all’imballaggio monouso i packaging riutilizzabili hanno un impatto fortemente negativo: fino a 177% in più di maggiori emissioni di Co2; 235% in più di consumo di acqua potabile. Senza contare l’impatto negativo sulla salute del consumatore e sulla sicurezza alimentare". E conclude sottolineando che uando la transizione ecologica "anziché migliorare peggiora l’impatto ambientale, come purtroppo si sta verificando sempre più spesso, non ci sono soldi e tempo da sprecare. È sbagliato e non va fatto. Il pianeta è una priorità troppo seria per essere affrontato con ideologia e approssimazione. Occorrono scienza, innovazione, ricerca e tanti investimenti che solo una solida economia circolare può mettere a disposizione".