Economia

Usa, con la guerra dei dazi l'inflazione torna a far paura: ecco perché le azioni europee ora hanno maggior potenziale

Se dagli Stati Uniti le sorprese negative continueranno nelle prossime settimane, il timore di un rallentamento più pronunciato della crescita rischia di diffondersi presto. Il commento

di Philipp E. Bärtschi*

Aumenta la divergenza tra Europa e Stati Uniti

Gli indicatori economici statunitensi si sono indeboliti leggermente nelle ultime settimane, sebbene partissero da un livello elevato. L'indice ISM dei responsabili degli acquisti per il settore dei servizi si è stabilizzato a febbraio, mentre quello per il settore manifatturiero si è indebolito. I dati mostrano anche un calo significativo dei nuovi ordini nel settore manifatturiero e un mercato del lavoro leggermente più debole. Con l'inizio della guerra commerciale del presidente Trump, c'è un rischio crescente che la ripresa nel settore manifatturiero abbia già raggiunto il suo apice. I consumatori sono preoccupati per l'aumento dell'inflazione e le ultime indagini mostrano un significativo deterioramento del sentiment dei consumatori. Se le sorprese negative continueranno nelle prossime settimane, il timore di un rallentamento più pronunciato della crescita rischia di diffondersi presto.

Sebbene l'attività economica nell'Eurozona rimanga contenuta, gli ultimi dati sembrano incoraggianti. Gli ultimi dati dei responsabili degli acquisti indicano una moderata ripresa dello slancio economico. Anche il sentiment degli investitori e la fiducia dei consumatori sono migliorati. Sembra del tutto possibile che la situazione di crisi per l'Europa diventi alla fine uno stimolo positivo per la crescita.

Insieme al rilascio del sistema di intelligenza artificiale cinese “Deep-Seek”, le ultime notizie dalla Cina sono state piuttosto incoraggianti. La crescita del credito ha subito un'ulteriore accelerazione e le vendite di case si stanno stabilizzando. I ricavi del turismo generati durante il Capodanno cinese sono cresciuti in modo consistente. Tuttavia, l'ulteriore ripresa dell'attività economica dipenderà dal sostegno fiscale e dal proseguimento delle riforme strutturali.

Obbligazioni: da preferire quelle europee

Gli ultimi dati macroeconomici statunitensi hanno placato i timori di una rinnovata accelerazione dell'attività economica, che richiederebbe tassi d'interesse chiave più elevati. I mercati stanno gradualmente riacquistando fiducia nel fatto che la Fed potrebbe presto ricominciare a tagliare i tassi d'interesse. Tuttavia, vista l'inflazione ostinata e i dazi commerciali annunciati, l'ostacolo per un taglio dei tassi sembra piuttosto alto.

Dazi aggressivi porterebbero a un aumento significativo dell'inflazione

La crescita dovrebbe quindi indebolirsi in modo molto significativo per far uscire di scena la Fed. Con un tasso di interesse a 2 anni inferiore al 4% e tassi di interesse solo leggermente più alti nella fascia 5-10 anni, il potenziale di tassi di interesse più bassi è limitato. In Europa, invece, è probabile che i tassi di interesse vengano ulteriormente ridotti. Ciò dovrebbe sostenere le obbligazioni nei prossimi mesi, anche se dovranno affrontare il vento contrario derivante dall'aumento previsto della spesa fiscale. In Germania, in particolare, il rapporto debito/PIL è relativamente basso e l'aumento dei deficit appare abbastanza gestibile.

Nel complesso, continuiamo a ritenere che la pendenza delle curve dei rendimenti globali aumenterà e preferiamo le obbligazioni con scadenze medie, poiché hanno un rendimento a scadenza sufficiente per attutire gli sviluppi sfavorevoli dei tassi di interesse. Manteniamo la nostra visione neutrale sulle obbligazioni societarie e la nostra leggera preferenza per le obbligazioni ad alto rendimento rispetto a quelle investment grade.

Azioni europee con maggiore potenziale

Dopo il rally azionario che ha fatto seguito alle elezioni americane, in cui i mercati hanno espresso le loro aspettative positive sulle politiche a favore della crescita, i mercati azionari hanno recentemente iniziato a rivalutare l'impatto dei dazi statunitensi sull'inflazione e sui margini di profitto delle imprese. Le azioni statunitensi sembrano essere particolarmente vulnerabili, data la prospettiva di una prolungata pausa dei tassi della Fed. La reazione del mercato ai buoni dati sugli utili del quarto trimestre è stata contenuta. Inoltre, sono apparse alcune crepe nei rapporti trimestrali dei Magnifici 7, che sono state esacerbate dalla Cina che ha fornito informazioni sulle sue ambizioni in materia di IA. Preferiamo le azioni europee a quelle statunitensi, che dovrebbero beneficiare dei colloqui di pace in Ucraina. L'aumento della spesa fiscale in Europa dovrebbe avere un impatto positivo sulle aspettative di guadagno. Preferiamo le azioni difensive a quelle cicliche e le azioni value a quelle growth, il che si riflette nella nostra preferenza regionale per le azioni svizzere, in quanto sono relativamente insensibili ai rischi tariffari e tendono a beneficiare di un dollaro forte.

*CFA, Chief Investment Officer di J. Safra Sarasin

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