Economia
I rischi delle banche nel mondo digitale tra influencer, tweet e applicazioni
Il record dei 42 miliardi prelevati da SVB in sole 10 ore
Banche, i nuovi rischi tra tweet e influencer
Nel crack di Credit Suisse hanno fatto scalpore alcune dichiarazioni del presidente della banca svizzera Axel Lehman che ha dato, una parte di responsabilità del disastro, alla "tempesta sui social ”. Molti lo hanno criticato pensando che non volesse assumersi le proprie responsabilità. Ma la dichiarazione chiede un approfondimento e soprattutto a cosa si riferiva l’alto dirigente? In particolare a due info apparse nel periodo critico sui social. Un tweet pubblicato dal giornalista economico David Taylor della ABC che rivelava come una grande banca internazionale fosse sull’orlo del crack. Il secondo l’approccio del sito Inside Paradeplatz ( la piazza di Zurigo delle banche) che dava informazioni riservate sugli affari interni degli istituti di credito elvetici. Certo non tutto è colpa dei social ma sicuramente queste voci incontrollate e diffuse alla velocità della luce hanno fatto ingrossare la valanga. Una valanga che, per la Silicon Valley Bank, è diventato uno tsunami con il record di 42 miliardi di dollari prelevati in sole 10 ore, ad un tasso di oltre un milione di dollari al secondo.
Banche, le fughe incontrollate di notizie sui social
E qui sta il problema per le banche quando cominciano a respirare aria di crisi. Da una parte le fughe di notizie incontrollate e diffuse nell’oceano virtuale e dall’altra le applicazioni digitali che consentono di spostare denaro all'istante, senza dare alle autorità il tempo di intervenire. Ovviamente gli alert che vengono diffusi sui social network, da WhatsApp, a Twitter e su tutte le altre piattaforme di comunicazione digitale spaventano il mercato e moltiplicano i prelievi online.Le voci si diffondono più velocemente sui social network, ed è difficile per le banche fermarle. Di esempi di messaggi “terroristici” ce ne sono stati diversi nella recente occasione. Quelli, ad esempio, dell’influencer Kim Dotcom che suggerivano al suo milione e mezzo di followers di ritirare i soldi dalle banche nel mezzo di una tempesta finanziaria. Risultato: 2,4 milioni di visualizzazioni su Twitter. O i tweet del miliardario Bill Ackman, con 700000 followers, che hanno contribuito ad aumentare l’incertezza. Tutto questo panico nato dai social ha fatto dire al prestigioso Wall Street Journal che , probabilmente, la Silicon Valley Bank era stata la prima banca saltata in un attimo soprattutto grazie al panico di Twitter.
Banche, diversificare è il segreto per difendersi
In questa nuova realtà come puo’ una banca difendersi da queste minacce? Per alcuni esperti esistono modi per difendersi “Ciò che aiuta a evitare il panico è diversificare depositi e attività. Quando si hanno depositi da persone diverse, è più difficile per le stesse coordinarsi per prelevare denaro nello stesso tempo. Così è successo alla Silicon Valley Bank, dove i clienti soprattutto del settore tecnologia, hanno effettuato prelievi in contemporanea e la fuga è stata velocissima. Lo stesso vale per gli asset: bisogna diversificare il rischio, e la SVB è stata un esempio di cosa fare di sbagliato, come comperare troppe obbligazioni. Da un massiccio e rapido ritiro di depositi non si potrebbe salvare nessuno ma, come sostengono molti analisti, potrebbe essere difficile che questo possa accadere a realtà bancarie grandi e consolidate con franchising diversificati tipo le principali banche europee. Mentre banche più piccole e insufficientemente diversificate, possono essere più vulnerabili. Questa tesi dovrebbe dare respiro e sicurezza ad una realtà grande come Deutsche Bank, la più grande banca tedesca. In conclusione però vi è un dato di fatto: indipendentemente dalla dimensione quando tira aria brutta e i social cominciano a rumoreggiare i clienti muovono senza pietà i loro soldi da una parte all’altra utilizzando le applicazione che le stesse banche hanno messo a loro disposizione per operare in maniera comoda, rapida ed economica. E questo boomerang tecnologico preoccupa enormemente le banche che ancora non hanno trovato soluzione.