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Economia
Il Covid non ha bloccato mutui e prestiti, ma l'aumento dei tassi farà danni

La pandemia non ha fermato i mutui, la Bce sì

La pandemia non ha frenato il mercato dei mutui alle famiglie: negli ultimi due anni e mezzo le banche, nonostante le difficoltà legate al Covid hanno erogato 34 miliardi di euro di nuovi prestiti ipotecari, con una crescita del 9%. Il totale dei finanziamenti per l’acquisto di abitazioni è passato da 383 miliardi di fine 2019 ai 417 miliardi di maggio 2022: l’importante sviluppo di questo comparto del mercato creditizio è stato certamente favorito dai bassi tassi di interesse, che hanno fatto aumentare anche il credito al consumo di 1,9 miliardi (+1,8%) e gli altri prestiti alle famiglie di 6,1 miliardi (+4,5%). Complessivamente, le banche hanno erogato liquidità aggiuntiva alle famiglie per 42 miliardi, facendo salire l’ammontare degli impieghi da 630 a 672 miliardi (+6,67%). 

Nello stesso periodo, anche i prestiti verso le imprese sono cresciuti, ma a un ritmo più contenuto, pari al 6,1% corrispondente a un aumento di 38 miliardi. Lo stock degli impieghi delle banche al settore privato, dunque, ha raggiunto quota 1.342 miliardi, in aumento di oltre 81 miliardi (+6,2%), Tuttavia, l’aumento dello 0,50% del costo del denaro deciso dalla Banca centrale europea modificherà il futuro di imprese e famiglie che si scontrerà con garanzie in scadenza, rate più gravose e nuovi finanziamenti meno vantaggiosi. Ciò a prescindere dall’andamento dei trend dei prestiti nell’arco del 2022. Nei prossimi mesi, l’aumento del costo del denaro farà salire i tassi di interesse praticati dalle banche sui nuovi mutui, anche se primi incrementi si sono già registrati nelle ultime settimane, poiché il mercato anticipa sempre le scelte di politica monetaria

Anche per il sistema produttivo italiano, dopo un ulteriore e importante calo dei finanziamenti nel 2021, pari a quasi 5 miliardi rispetto al 2020 (-0,7%), qualche segnale positivo arriva a maggio del 2022 quando i prestiti in favore delle imprese toccano la cifra di 670 miliardi, anche se con una crescita quasi dimezzata rispetto alla liquidità erogata alle famiglie (+10 miliardi alle famiglie e +6,5 miliardi alle imprese). Alla base dell’inversione di tendenza del trend di decrescita avviato nel corso del 2021, c’è soprattutto il ricorso a un maggiore finanziamento nelle fasce a brevissimo e a lungo termine a fronte di una contrazione dell’indebitamento nella fascia di scadenza entro i cinque anni. Nei primi cinque mesi del 2022, lo stock di crediti verso le aziende è aumentato di quasi 7 miliardi, con una variazione positiva dell’1% rispetto alla fine dell’anno precedente: dai complessivi 663,2 miliardi di fine 2021, si è passati ai 669,7 miliardi di maggio 2022. L’incremento più consistente nei volumi è stato raggiunto nei finanziamenti a 1 anno, per i quali la crescita è stata del 4%, mentre è risultato più contenuto nel comparto con scadenze più lunghe (+ 1,4%).

Il rialzo dei tassi sarà un problema

Si va quindi incontro a una importante inversione di tendenza rispetto al trend degli ultimi anni: nel 2018, la media dei tassi di interesse sui mutui era pari al 2,26% è poi è progressivamente calata nei tre anni successivi, scendendo all’1,88% nel 2019, all’1,69% del 2020, all’1,59% del 2021, per poi cominciare la risalita già a maggio scorso con gli interessi medi arrivati all’1,61%, ma negli ultimi giorni si sono registrati picchi attorno al 3%. Se l’obiettivo della Bce è mitigare l’impennata dei prezzi con una stretta monetaria incisiva e l’aumento dei tassi rappresenta più di una certezza, navigare nella tempesta perfetta non sarà più un’ipotesi per famiglie e imprese, già a partire dalla seconda metà del 2022. Il rialzo dei tassi, più ampio di quanto previsto qualche mese fa, rappresenta una minaccia per famiglie e imprese oltre che un duro colpo per quelle che hanno già scelto la strada di un finanziamento a tasso variabile per i quali il rischio di una spirale economica negativa – provocata dal binomio inflazione e costo del credito – è ormai già realtà.

"Il nuovo contesto con cui dobbiamo confrontarci, dopo l’aumento dei tassi deciso dalla Bce, può provocare effetti negativi: l’incremento dei tassi deciso dalla Bce ha l’obiettivo di contrastare l’aumento dell’inflazione, ma allo stesso tempo metterà in difficoltà le famiglie sia per quanto riguarda il pagamento delle rate dei mutui a tasso variabile già erogati, che subiranno progressivi incrementi, sia per quanto riguarda l’accesso a nuovi prestiti, che avranno costi maggiori. Per le banche, quindi, potrebbe essere sempre più difficile concedere denaro per l’acquisto di abitazioni e questo avrà gioco forza una ricaduta sul mercato immobiliare che corre il rischio di ingessarsi. A complicare la situazione, non dimentichiamo le regole della stessa Bce sui crediti bancari, regole che in più di una occasione ho criticato perché rappresentano un pesante limite allo sviluppo e alla crescita del nostro Paese" commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.

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