Economia

Inter, il debito monstre da 700 milioni ipoteca ogni velleità degli Zhang

di Fabio Pavesi

Suning e Inter ormai compressi in un vicolo cieco...californiano

Soldi bruciati sull’altare della megalomania del calcio che da anni (non solo l’Inter) spende e spande accumulando debiti mostruosi. Il presidente della lega A Paolo Dal Pino ha di recente ricordato che la serie maggiore del campionato siede su 5 miliardi di debiti. Con molte squadre che chiudono in perdita (poche le eccezioni come Atalanta e Napoli) quei debiti sono di fatto non rimborsabili. A meno che non arrivi il compratore di turno, spesso straniero, che metta nuovi soldi per ripartire. Ma sempre con il fiato corto.

Zhang Jindong inter
 

Tornando all’Inter i soli costi del personale (su cui regnano i fantastici stipendi di calciatori e allenatori) si mangiano tutti i ricavi. Nella stagione 19-20 il club nerazzurro ha speso in stipendi 198 milioni cui si aggiungono costi operativi per ben 118 milioni. Morale solo i costi diretti spesano 316 milioni, più del fatturato netto. Poi vanno tolti gli ammortamenti dei costosi cartellini che nella stagione scorsa per l’Inter hanno voluto dire altri 123 milioni di spese. Ecco che la voragine nei conti è servita.

Se non da ieri e non solo per l’Inter la dinamica è quella, cioè costi che superano immancabilmente i ricavi la striscia delle perdite è assicurata. Perdite che mangiano il capitale che nel caso dell’Inter è negativo e debiti a coprire i fabbisogni di cassa.

Alla fine resta il calcio mercato con la droga delle plusvalenze a mettere una pezza ai malandati conti. Ma è un circolo vizioso. Se vendi i migliori dopo una stagione vincente, solo per tamponare le perdite, poi tocca ricominciare daccapo. E allora i ricavi in più dai primi posti in campionato e Coppe non sono replicabili nel tempo. Gli Zhang non sono così sprovveduti da non aver capito che l’investimento nel calcio è solo fonte di perdite. 

TIFOSI INTER SCUDETTO PIAZZA DUOMO
Inter scudetto, tifosi nerazzurri in Piazza Duomo a Milano

 

Ora il loro obiettivo come per altri prima di loro (basti pensare all’epopea dei Moratti e dei Berlusconi costata notorietà ma anche perdite plurimilionarie) è passare la mano sperando di fare pari e patta con l’investimento. 

Oaktree gli ha dato un prezzo, valorizzando di fatto l’intero capitale dell’Inter poco più di 400 milioni, cui si sommano debiti finanziari per altri 400 milioni. Ecco che siamo a quegli 800 milioni che da tempo i Suning pensano valga l’Inter debiti compresi. 

Per ora prendono tempo, pensano a tagliare costi. Se poi l’obiettivo non sarà raggiunto ecco la via d’uscita. Non rimborsare il debito, lasciare il club a Oaktree e limitare il più possibile i danni economici della disastrosa avventura nel calcio italiano che conta. Vista con l’occhio del denaro l’affaire Inter è tutto qui.