Economia

Il teatrino dei rifiuti e intercettazioni.Presto il debito presenterà il conto

Il rapporto annuale dell'Istat mostra i ritardi del Paese a proposito di Pil e produttività

di Daniele Capezzone

Ma siamo davvero convinti che si possa andare avanti senza idee? Che il discorso pubblico italiano possa andare avanti come se fossimo in un carnevale permanente, anche fuori stagione? Non un perfido agente straniero, ma l'Istat, in un grafico contenuto nel primo capitolo (foto sotto) del suo rapporto annuale reso noto ieri, mette a nudo la condizione dell'Italia lungo un quindicennio (2000-2014) a proposito di Pil e produttività: lungo la linea tratteggiata crescente trovate gli altri Paesi.

Istat
 


E noi? Un malinconico punto nero in basso, in fondo. Eppure, è tutto un parlar d’altro. Prendiamo solo l’ultima settimana. E’ iniziata con le magliette gialle del Pd e il video adolescenziale di risposta della Raggi: una disputa da ricreazione scolastica tra studenti nemmeno troppo svegli (“colpa tua!”…”no, colpa vostra!”). E intanto la capitale d’Italia affoga in 13 miliardi di debito, più 1 miliardo e mezzo di ulteriore debito Atac (la municipalizzata dei traporti), e altri 600 milioni di debito Ama (la municipalizzata dei rifiuti), pur continuando a stipendiare quasi 30mila dipendenti comunali (mezzo Stadio Olimpico!!!), coccolati e vezzeggiati da tutti i candidati a sindaco alle ultime comunali, senza che uno solo di essi abbia osato parlare di tagli.

Ma torniamo all’ultima settimana. Messe in lavatrice (speriamo) le magliette gialle, si è proseguito con il balletto delle intercettazioni. La manina (sempre la stessa?) che passa il verbale sempre al medesimo giornale: e sono telefonate di due mesi fa! Dopo di che, anziché discutere di questo, parte l’interpretazione metà psicanalitico-edipica e metà da serie tv (genere Sopranos o …SavastanosJ, sia pure in salsa toscana) dei rapporti tra Renzi-padre e Renzi-figlio, con tanto di intervista alla nonna, elucubrazioni su chi ha incastrato chi, chi ha fatto bella figura e chi no.

Manca solo (ma non vorrei dare suggerimenti) il televoto finale via sms e l’eliminazione di uno dei due “nominati”. Nel frattempo, è ripreso il balletto sulla legge elettorale, che presto sarà accompagnato dal sottofondo musicale della “appassionante” discussione sui vitalizi e sul trattamento economico dei parlamentari, con il tentativo del Pd di competere con i grillini su questo terreno. Provate a raccontare a un amico straniero che un Paese con 2200 miliardi di debito pubblico, che ogni anno ne deve rinnovare 400, e che ogni anno ne paga 70 solo di interessi, ha passato un’altra settimana a discutere di pagliacciate. Provate a raccontare che è lo stesso paese di quel grafico Istat. Siamo proprio convinti che il conto non arrivi mai?