Economia
Produzione industriale, doccia fredda per l'Italia ma è solo l'inizio. Dal gas ai dazi: il 2025 sarà in salita
Per il momento, l'industria non appare destinata a diventare un motore di crescita e l'onere della crescita ricadrà probabilmente sui servizi e su parte del settore delle costruzioni
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Produzione industriale in drastico calo. Il commento
Chi cercava segnali di una potenziale ripresa o almeno di una stabilità della produzione industriale italiana entro la fine del 2024 rimarrà deluso dai dati di dicembre.
La produzione era rimasta pressoché stabile da luglio 2024, ma dicembre ha segnato una svolta al ribasso. La contrazione mensile del 3,1% in termini destagionalizzati (contro il +0,3% di novembre) è stata nettamente peggiore delle aspettative. Su base annua, la produzione industriale aggiustata per i giorni lavorativi è diminuita del 7,1%, la contrazione più forte dal periodo Covid-19. La produzione si è contratta su base trimestrale in ogni trimestre del 2024 e la contrazione media annua per il 2024 è stata di un pesante 3,5%. Questo segna il secondo anno consecutivo di profonda recessione industriale.
Un rapido sguardo alla ripartizione settoriale mostra che dicembre ha comportato un ampio deterioramento delle performance annuali: i mezzi di trasporto, il tessile e i prodotti in metallo sono stati quelli con contrazioni più marcate, mentre l'energia e l'estrazione di minerali sono stati gli unici grandi settori a registrare una crescita annuale positiva.
In prospettiva, il contesto macro non è favorevole a un'imminente ripresa dell'attività industriale. I dati sugli ordini riportati dalle indagini congiunturali sulle imprese sono stati modesti negli ultimi mesi e quello di gennaio ha registrato solo un lieve aumento in una tendenza al ribasso. Ciò sembra coerente con un livello di scorte di prodotti finiti che non è diminuito abbastanza da stimolare un ciclo di ricostituzione delle scorte. Se a questo si aggiungono le crescenti preoccupazioni per un possibile nuovo ciclo di dazi statunitensi sulle esportazioni dell'UE, si ottiene il mix perfetto per una continuazione delle difficoltà del settore manifatturiero nei prossimi mesi. Anche la recente accelerazione dei prezzi del gas non aiuta; se protratta nel tempo, potrebbe attenuare i timidi impulsi di spinta dal lato dell'offerta che avevamo notato in alcuni settori ad alta intensità energetica nella seconda metà del 2024.
Se i dati di oggi riflettono in parte la decisione delle imprese di iniziare in anticipo le vacanze natalizie a causa della debolezza della domanda, non si può escludere un rimbalzo tecnico a gennaio. Ciò non modificherebbe il quadro generale, che rimane cupo nel breve termine. Per il momento, l'industria non appare destinata a diventare un motore di crescita e l'onere della crescita ricadrà probabilmente sui servizi e su parte del settore delle costruzioni. Attualmente prevediamo una crescita media del PIL dello 0,7% nel 2025; il dato di oggi aggiunge rischi al ribasso.
*Senior Economist di ING