Economia
Intesa si tuffa nelle criptovalute, ma l'Italia non è ancora pronta. "Dalla Manovra norme fiscali che freneranno il settore"
I rischi e le opportunità legate all'investimento in Bitcoin. L'intervista a Marcello Moreo, junior partner dello studio legale LEAD
La mossa sulle cripto di Intesa e il nodo della fiscalità italiana
Intesa Sanpaolo è la prima banca italiana a entrare nel mercato delle criptovalute, acquistando undici Bitcoin per un totale di un milione di euro. L’operazione, avvenuta il 13 gennaio quando il Bitcoin valeva circa 92.800 dollari, è stata definita un semplice “test” dal Ceo Carlo Messina.
Il tempismo, però, non sembra casuale: l’acquisto arriva in un momento di apprezzamento per la criptovaluta e pochi giorni dopo l’entrata in vigore del regolamento europeo MiCAR, il framework europeo che punta a dare ordine e stabilità al mondo delle cripto-attività. Ma cosa significa questo per il sistema bancario italiano? Affaritaliani.it l'ha chiesto a Marcello Moreo, junior partner dello studio legale LEAD.
Quali sono i rischi principali per una banca come Intesa nell’investire in bitcoin? Come potrebbe gestire la volatilità della criptovaluta nel suo portafoglio d'investimento?
L’operazione, come dichiarato dalla stessa ISP (Intesa Sanpaolo), è considerata un test e vista la patrimonializzazione nonché il valore dell’intero portafogli di ISP in rapporto all’investimento in Bitcoin, nonostante l’intrinseca volatilità, il relativo rischio è limitatissimo.
Come pensi che l’ingresso di Intesa nel mercato delle criptovalute possa influenzare la fiducia degli investitori italiani?
ISP ha certamente voluto dare al mercato un ulteriore segnale a conferma del proprio dinamismo e capacità di governare anche le opportunità più innovative presenti sui mercati. Certamente si tratta di un passo che può aumentare la fiducia degli investitori sulle criptovalute, anche in considerazione del positivo impatto che si prevede la futura amministrazione Trump potrà avere sul prezzo del Bitcoin.
Quale sarà l’effetto sulle altre banche italiane?
Al di là quindi dello specifico ritorno finanziario che un investimento di 1 milione di euro in Bitcoin può portare, crediamo che il principale “learning” che le altre banche italiane debbano cogliere risiede nella necessità di sperimentare, investire in ricerca e sviluppo, e sviluppare know-how interno da capitalizzare se e quanto tali tecnologie diventeranno mainstream.
Il bitcoin sta diventando un asset mainstream? Quali ostacoli frenano la sua piena accettazione?
Allo stato delle cose i Bitcoin non possono essere considerati asset mainstream. I principali ostacoli, che li rendono strumenti non adatti per la maggior parte di investitori alla ricerca di un investimento che si inquadri nelle loro strategie di medio e lungo termine, sono:
- la significativa volatilità del prezzo (non è remoto vedere movimenti del 10/20% in un solo giorno);
- il contesto normativo non chiaro, ambiguo e frammentato a livello internazionale;
- i problemi di sicurezza legati agli attacchi hacker a piattaforme di scambio e wallet, con l’ulteriore considerazione che una banale perdita della propria chiave privata (errore umano, hardware danneggiato, mancato backup, attacchi informatici) può rendere i fondi irrecuperabili;
- la mancanza di un sottostante “reale” ai Bitcoin che peraltro sono una moneta virtuale di scambio che ha limiti importanti legati alla mancanza di un’autorità statuale in grado di stabilizzarne il valore tramite politiche monetarie, è basata su una tecnologia che ha limiti di scalabilità, transazioni lente e costi elevati, soprattutto in tema di consumo energetico ed impatto ambientale;
- la percezione negativa derivante dal fatto che spesso le monete digitali sono state associate ad attività illecite, riciclaggio e strumenti di pagamento nel Dark Web per via della loro anonimità;
- la mancanza di un’adozione generalizzata delle cripto-valute come strumenti di pagamento o riserve di valore.
Come influenzerà il regolamento MiCa sulle cripto-attività l’approccio delle istituzioni finanziarie europee?
Il regolamento MiCa avrà certamente effetti positivi sulle istituzioni finanziarie e potrà rappresentare un maggior incentivo ad investire e innovare nel settore grazie alla riduzione dei rischi normativi, migliorando al contempo la fiducia nel mercato delle criptovalute come classe di asset legittima. Permangono tuttavia, almeno in questa fase, sfide significative legate all’adeguamento normativo e tecnologico.
LEGGI ANCHE: Intesa Sanpaolo investe un milione in Bitcoin: è la prima grande banca italiana a puntare sulle criptovalute
L’Italia è pronta ad accogliere l’espansione delle criptovalute, o la legislazione attuale potrebbe frenarne la crescita?
Purtroppo, per quanto in Italia siano state adottate norme volte a dare trasparenza al mercato delle criptovalute (e.g. registrazione obbligatoria degli exchange e fornitori di wallet, norme antiriciclaggio), le previsioni di natura fiscale contenute nella Legge di Bilancio 2025 non potranno che avere l’effetto di disincentivare fortemente gli investimenti in criptovalute, e certamente ridurranno le transazioni effettuate nel territorio.
L'adozione delle criptovalute da parte di grandi istituzioni cambierà l'atteggiamento del pubblico verso gli asset digitali?
Più che l’adozione delle criptovalute da parte di grandi istituzioni nei loro portafogli, sarà l’implementazione del regolamento MiCa che potrà cambiare l’atteggiamento del pubblico, grazie allo sviluppo di un mercato interno di servizi legati alle criptovalute ed ai token digitali connotato da regole e implementazioni tecniche in grado di generare fiducia nei consumatori e stimolare l'innovazione e gli investimenti nel settore delle cripto-attività. Questo a sua volta potrebbe tradursi in una crescita economica, poiché le aziende potrebbero sviluppare nuovi modelli di business a seguito della riduzione del rischio normativo. Dal punto di vista della protezione dei consumatori e investitori bisogna però rilevare come questa non potrà tradursi nella totale eliminazione dei rischi, dal momento che il MiCa non implementa per le criptovalute le stesse garanzie degli investimenti tradizionali.