Economia
Intesa doppia UniCredit sui profitti: le banche alla prova delle trimestrali
Mercoledì e giovedì le due principali banche italiane alzeranno il velo sui conti dei primi tre mesi dell'anno. Le stime degli analisti (consensus)
Le due principali banche italiane scopriranno le carte dei primi tre mesi dell’anno una dopo l’altra: domani, mercoledì, tocca a Intesa, il giorno dopo a Unicredit. Non dev’essere un momento esaltante per essere al timone di un istituto di credito. Intesa, che è ormai l’unico player a vocazione internazionale in Italia, si trova nella difficile situazione di non avere più grandi margini di crescita all’interno dei confini. È un po’ come la Juventus degli ultimi anni: imbattibile in Italia, ma ancora da migliorare in Europa. Partiamo dalla banca guidata da Carlo Messina.
Il Ceo di UniCredit Andrea Orcel
Il tormentatissimo 2020 si è comunque chiuso con un utile netto contabile di 3,28 miliardi, in calo rispetto all’anno precedente, ma figlio anche di rettifiche di valore sui crediti a causa della pandemia. Un gran bel risultato, insomma. Per il primo trimestre del 2021, nonostante il consensus sia per quasi tutti i player del settore per un giudizio “buy”, qualcuno ha iniziato ad avanzare l’ipotesi – è il caso di Banca Akros, che infatti ha dato come giudizio il più neutrale “hold” – che il titolo sia ormai correttamente prezzato intorno ai 2,2 euro per azione che in effetti stiamo vedendo in questi giorni.
Inoltre, si prevede una contrazione sia per quanto riguarda gli utili, che dovrebbero essere intorno al miliardo, in flessione del 13% rispetto allo stesso periodo del 2020, sia per i ricavi, che gli analisti valutano di poco superiori ai 5 miliardi, in flessione di quasi il 10%. È bene ricordare, comunque, che le banche italiane – e Intesa in testa – sono sufficientemente robuste e patrimonializzate per reggere l’incremento degli Npe che tutti si attendono a partire dalla seconda metà di quest’anno. Ma è anche naturale attendersi qualche affaticamento fisiologico in questi mesi in cui le chiusure sono ancora significative.
Diverso il discorso per quanto concerne Unicredit. La cura dimagrante imposta dall'ex Ceo Jean Pierre Mustier ha avuto effetti complessi sui conti del 2020, ma ora si inizia a rivedere la luce. Prima di tutto, dopo un rosso da oltre 2 miliardi lo scorso anno, gli analisti stimano un utile netto (come valore mediano) intorno a 413 milioni di euro, contro la perdita rettificata di 58 milioni del 2020. Sempre gli analisti confermano un giudizio tutto sommato positivo: 30% indica come “buy” le azioni, il 60% come “hold” e solo il 10% suggerisce di alleggerire la posizione nell’istituto di Piazza Gae Aulenti.
Diversamente da quanto succede con Intesa Sanpaolo, Unicredit sta per entrare in un periodo estremamente movimentato. Prima di tutto sono enormi le attese e le curiosità intorno alle mosse di Andrea Orcel, neo amministratore delegato della banca. In particolare, si vuole capire come si muoverà in materia di M&A: punterà su Mps? Proverà a giocare al rialzo con… il Banco? Oppure, come suggeriscono alcuni, spariglierà fin da subito e cercherà una sponda europea, per dare all’istituto di credito quel respiro internazionale che negli ultimi anni era stato messo da parte?