Economia

Intesa, l’annuncio di Messina: "Per il 2022 atteso utile minimo di 5 miliardi"

di Marco Scotti

Obiettivo del nuovo piano industriale: remunerare gli azionisti che hanno investito nella banca

“La mia attesa è che l'utile netto di Intesa Sanpaolo nel 2022 sarà di minimo 5 miliardi”. Parola di Carlo Messina, amministratore delegato del gruppo della Ca’ de Sass durante la conference call con gli analisti per commentare i dati di bilancio dei nove mesi del 2021. “Poiché abbiamo già raggiunto a settembre l'obiettivo minimo di un utile di 4 miliardi nel 2021, nel quarto trimestre saremo in una posizione comoda per migliorare la redditività e considerare azioni manageriali per porre le fondamenta per il nuovo piano industriale” ha dichiarato Messina.

La “chiacchierata” del Ceo con gli operatori del settore è stata l’occasione per spiegare le strategie industriali dell’istituto di credito. Con un obiettivo preciso: la remunerazione degli azionisti che hanno investito nella banca. Un termine, remunerare, che l’ad ha ripetuto ben due volte nella stessa frase, ribadendo come quesa sia la priorità dell’azienda anche in futuro. Ed è questo il primo segnale sulla strategia prossima della più grande banca italiana, che dovrà essere la base del piano industriale al 2025.

“Sarà un piano stand alone che possa rafforzare la capacità della banca di generare risultati, con un potenziale largamente superiore a quanto potremmo fare attraverso M&A in Europa” ha annunciato il ceo di Intesa SanPaolo. D’altronde, dopo il completamento dell’operazione di Ubi, l’idea che ci possano essere altre operazioni di M&A viene prontamente smentito dall’interessato: “Non è sicuramente nei piani” ha dichiarato Messina, sgombrando il campo da qualsiasi ipotesi.

“Voglio creare – ha spiegato Messina - le condizioni per una crescita sostenibile e significativa dell'utile netto e considerando la nostra base di clientela e il nostro modello di business saremo veramente ben posizionati. Voglio entrare nel piano con zero problemi legati al costo del rischio e ai crediti deteriorati”.

Diverso il discorso se si considerano le aree d’intervento su cui opererà il piano industriale: primo tassello è il wealth management. Messina ha confermato che si tratta di “un settore di grande interesse, ma la difficoltà di realizzare deal rende di fatto impossibile anche in questo segmento la crescita per linee esterne”.

Infine, uno sguardo al settore bancario italiano, che per l’amministratore delegato di Intesa è solido e non è a rischio “turbolenze” nonostante le situazioni di Monte dei Paschi e di Carige. “Oggi in Italia – ha commentato – abbiamo un sistema bancario solido, non percepisco debolezze nel Paese. Ci sono solo due situazioni che sono due punti attenzione e sono Carige e Mps. Tuttavia, in ogni caso Mps è nelle mani del governo italiano e quindi direi che non è considerabile come un possibile rischio sistemico”.

Per Messina, tra l’altro, perfino Mps potrebbe tornare appetibile, anche se non nel 2022 o nella prima parte del 2023, grazie al combinato disposto tra la dinamica di crescita robusta che dovrebbe confermarsi anche l’anno prossimo e il potenziale rimbalzo dei tassi d’interesse. “Certo – ha chiosato l’ad di Intesa - per Mps una combinazione con una banca come UniCredit avrebbe potuto essere una buona soluzione, ma è chiaro che in una trattativa bisogna considerare di mantenere la possibilità di creare valore per gli azionisti. Se si pensa che questo non sia possibile, ovviamente le trattative vanno interrotte”.

Da segnalare, in ultima battuta, che la classifica 2020 dell’Area Studi di Mediobanca ha registrato il sorpasso di Intesa Sanpaolo su Unicredit dopo l’acquisizione di Ubi. Secondo il rapporto annuale sulle principali società italiane, in base al totale attivo tangibile, la classifica delle prime 20 banche italiane presenta, infatti, al primo posto l'istituto guidato da Carlo Messina (994,3 miliardi), seguito da UniCredit (929,3 miliardi). Complessivamente, l'attivo tangibile degli istituti italiani ammonta a 2.709 miliardi (+3% sul 2019).