Economia
Dazi amari per Apple: Iphone sopra i 2mila euro e Ipad a 700. I maxi rincari dopo le tariffe di Trump
Apple ha due scelte: o si mangia i costi (cioè sacrifica parte del suo margine operativo stellare, che nel 2024 era ancora un invidiabile 46,2%) oppure li scarica sul cliente finale

Trump fa tremare Apple: i dazi gonfiano i prezzi, la Mela di Cupertino ora costa carissima
I dazi di Trump hanno colpito come un martello Apple e la sua iconica Mela, che ora rischia davvero di diventare d’oro. Il tycoon va avanti con il suo “America First”, e alza il tiro: fino al 104% di tasse doganali su prodotti made in China, il 46% su quelli dal Vietnam e un bel 26% per l’India. Tradotto: tutte le rotte asiatiche da cui Apple sforna i suoi giocattolini hi-tech sono sotto tiro. E chi paga il conto finale? Ovviamente il consumatore.
E così ora Trump mina il cuore della supply chain di Cupertino. Perché è vero che Apple ama dire “Designed in California”, ma chi davvero assembla i suoi prodotti lavora tra Shenzhen, Hanoi e Bangalore. E adesso quelle mani costano molto di più. Il problema è che il colosso del tech, dopo i primi colpi inferti dalla guerra commerciale del 2018 e dalla pandemia, aveva avviato un lento ma anche doloroso processo di diversificazione spostando parte della produzione di iPad e AirPods in Vietnam e cominciando a produrre iPhone in India con l’obiettivo di portare lì un quarto della sua manifattura entro il 2026.
Apple ha quindi fatto il giro del mondo per scappare dalla Cina, ma ora si ritrova a pagare il conto ovunque. E i calcoli con le attuali tariffe di Trump sono impietosi. Ad oggi, secondo Reuters, il 90% degli iPhone venduti nel mondo viene ancora assemblato in Cina, quindi un'iPhone top di gamma, dai 1.599 attuali, con i dazi potrebbe arrivare a costare quasi 2.300 dollari. E l'idea di un rimpatrio totale della produzione è pura fantascienza, per ora, perchè secondo i calcoli di Forbes, un iPhone interamente “Made in USA” costerebbe 30 mila dollari.
L’Apple Watch Ultra 2, che già costa quasi 900 euro, potrebbe sforare i 1.100. Gli AirPods, un tempo considerati “entry level”, ora rischiano di avvicinarsi ai 250 euro. Anche gli iPad non saranno risparmiati: da 499 a oltre 620 euro. E i MacBook Pro? Con un rincaro del 25%, si vola verso i 2.500 euro per un modello standard.
E quindi, che succede ora? Apple ha due scelte: o si mangia i costi (cioè sacrifica parte del suo margine operativo stellare, che nel 2024 era ancora un invidiabile 46,2%) oppure li scarica sul cliente. E visto che l’iPhone rappresenta ancora oltre la metà del fatturato, e che l’intero ecosistema dei servizi – iCloud, Apple Music, App Store – gira attorno all’hardware, la scelta sembra già definita.
Al contrario di Amazon, Microsoft o Google, che possono fare affidamento su pilastri come il cloud, o l’advertising, l'azienda di Cupertino resta inchiodata alla materia. E la materia si produce, per ora, dove Trump ha voluto colpire più duramente con i suoi dazi. Insomma prepariamoci a un mondo dove il lusso non sarà più lo smartwatch in titanio, ma un iPhone entry level senza cover.