Economia

Istat, Censimento Permanente Imprese: crescita faticosa e eterogenea

Jessica Castagliuolo e Giulia Ghirardi

Circa 280mila imprese coinvolte grazie alla nuova strategia adottata. Blangiardo:“Leadership in Europa per tecniche statistiche”

Borsa Italiana ha ospitato  la presentazione del Censimento Permanente Imprese dell’Istat: Dinamismo, principale driver di crescita. l’Istituto, coerentemente con gli obiettivi dell’agenda Onu 2030, incrocia per la prima volta i dati economici con quelli sociali con un focus su innovazione e sostenibilità.

Una nuova strategia quella adottata dall’Istat in termini di censimenti permanenti, che permette maggiore trasversalità e capacità di carpire i fenomeni emergenti. Secondo l’Istituto infatti la competitività di un sistema produttivo frammentato come quello italiano, caratterizzato dalle PMI, va misurata tenendo conto della molteplicità dei fattori rilevanti da considerare e della loro interazione.

  “Preme ricordare come questa indagine abbia messo in risalto la sostenibilità ambientale e sociale e la capacità di innovazione, offrendo importanti elementi per conoscere al meglio il mondo delle imprese” ha sottolineato il Gian Carlo Blangiardo Presidente dell’Istat durante il convegno tenutosi quest’oggi in Borsa Italiana, per aggiungere ai microfoni di Affaritaliani.it:  “Il quadro che emerge dal nostro ultimo censimento è quello di un Paese che ha ancora un sistema produttivo importante, vivace e dinamico, con elementi di innovazione che mantiene le sue caratteristiche strutturali tipiche. L’Italia è un Paese in cui ci sono ancora molte imprese di piccola e media dimensione di carattere familiare che la distinguono da altri Paesi, come la Germania, e danno dinamicità e vivacità al sistema. Credo quindi che non siano un limite ma una ricchezza sulla quale dobbiamo porre attenzione e investimenti. Per quanto riguarda il 2020 è difficile dire come evolverà la situazione, sono emersi dei dati che meritano attenzione, un po' preoccupanti, ma siamo all’inizio dell’anno quindi bisogna vedere come cambierà la situazione”.

Sono circa 280mila le imprese coinvolte nel Censimento presentato oggi: ovvero il 24% delle imprese italiane.  Tra i punti rilevanti che emergono dalla lettura delle rilevazioni si segnala l’aumento del peso delle grandi imprese, contro la riduzione di quello delle microimprese. Si assiste inoltre a una terziarizzazione dell’apparato produttivo, con una relativa tenuta della manifattura e a una forte polarizzazione tra settori in espiazione e settori in ripiegamento occupazionale.

Come ha spiegato Roberto Monducci, Direttore del Dipartimento per la produzione statistica ISTAT: “Il censimento mostra un sistema in transizione, molto dinamico in alcune sue componenti, e con profonde ristrutturazioni interne. Negli ultimi 7 anni abbiamo avuto una dinamica settoriale che ha visto una polarizzazione tra settori in forte crescita, parliamo di crescita occupazionale anche a due cifre per molti settori. Dall’altra parte abbiamo invece settori in ridimensionamento. C’è un trend di questo tipo evidente, dentro questo trend ci sono le imprese con le loro strategie che noi abbiamo misurato in termini di capacità di crescita. Quindi quello che emerge dal censimento è il fatto che strategie espansive nell’ultimo triennio hanno determinato un evidente premio in termini di livello di produttività, profittabilità e crescita per le imprese che le hanno adottate. Un altro aspetto importante è che questi fattori di spinta sembrano alla portata anche di piccole, medie imprese in percentuali importanti. La Lombardia si colloca al vertice per quanto riguarda tutti gli indicatori che abbiamo registrato, sia per quanto riguarda la crescita, sia per quanto riguarda la produttività e soprattutto per quanto riguarda la capacità di mettere in relazione le imprese. L’aspetto relazionale, infatti, è fortissimo in Lombardia e dalle nostre analisi questo fattore spiega buona parte del differenziale di crescita. Nella rilevazione abbiamo misurato anche il grado di auto percezione delle imprese rispetto la propria posizione competitiva. Quello che emerge è una buona valutazione della propria posizione competitiva, anche nei segmenti di piccoli imprese. Il dato che emerge con chiarezza è dato dai vincoli esistenti, a partire dai oneri amministrativi e burocratici fino al costo del lavoro e in generale da fattori infrastrutturali che gravano sulle piccole imprese. Si pongono obiettivi ambiziosi anche se poi registrano difficoltà derivante propria dalla dimensione ridotta”.

Nello specifico tra le evidenze che emergono sottolineiamo che: il 75,2% delle imprese e controllate da una persona fisica o una famiglia, oltre il 20% delle imprese è interessato a passaggi generazionali nel periodo 2013-2023. 

Molto rilevante inoltre che nel triennio 2016-2018, il 34,6% delle imprese ha sperimentato almeno un processo di sviluppo, con ampie differenze dimensionali. Interessante evidenziare gli ostacoli percepiti nell’acquisizione di risorse umane, ovvero il costo del lavoro, le competenze e l’incertezza: ne consegue che 1/6 delle imprese ha difficoltà di reperimento.  

Per quanto concerne le relazioni produttive, fa riflettere che le prime 15 province per frequenza di imprese con relazioni appartengono tutte a regioni settentrionali. Essere connessi è sicuramente un valore aggiunto: le imprese con relazioni presentano infatti livelli di produttività del lavoro superiori a quelli delle imprese “isolate”, con divari più ampi nel caso delle aziende di minore dimensione.

La digitalizzazione è ancora lenta e caratterizzata da due fenomeni opposti: l’utilizzo di infrastrutture digitali giunge a saturazione già tra le imprese meno digitalizzate, lenta diffusione di quelle più complesse.  L’82,9% ha aumentato il proprio fatturato grazie alle piattaforme del 10%.   

In conclusione è il Dinamismo delle imprese il principale driver di crescita.

Censimento Istat: Le imprese sono attente alla sostenibilità?

Per la prima volta l’Istat, coerentemente con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell'Onu sullo sviluppo sostenibile, integra i dati economici con quelli sociali, e incrocia i dati nel Censimento Permanente delle Imprese.

Sette imprese su dieci impegnate in azioni sostenibili dall’ambiente e alla genitorialità.  Il benessere lavorativo (68,9%), la riduzione dell’impatto ambientale (66,6%) e l’incremento dei livelli di sicurezza (64,8%) sono le priority per due aziende su tre, con limitate differenziali territoriali. Tuttavia sono ancora limitati gli investimenti per la gestione efficiente e sostenibile dell’energia e dei trasporti.  Più attenzione alla sostenibilità sociale: cresce la flessibilità per i singoli lavoratori e oltre la metà delle imprese intende adottare almeno una misura a sostegno della persona e della famiglia. 

Robiglio, Confindustria: “PMI: capacità di resilienza nonostante le difficoltà. Puntare su risorse umane e innovazione”

Carlo Robiglio, Vice Presidente Confindustria e Presidente Piccola Industria, ha commentato parlando con Affaritaliani.it: “Oggi ci focalizzeremo con grande attenzione sulle PMI che in questi anni hanno subito e vissuto la crisi con grande difficoltà ma che hanno saputo anche fare delle difficoltà delle opportunità. Parliamo di PMI resilienti che oggi si stanno innovando, stanno investendo e stanno crescendo in competenze e competitività. I rischi di questo 2020 sono di una stagnazione che continua ad essere molto forte nel nostro Paese dove l’instabilità politica non dà certezze per quanto riguarda una politica industriale di cui il Paese ha sempre più bisogno. Le linee direttive che le imprese devono adottare sono in particolare rivolte con grande attenzione alle risorse umane in termini di formazione, competenza, managerializzazione e attenzione verso un’innovazione che sia basata sulla persona che torna a rivestire un ruolo centrale per lo sviluppo”.