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Economia
Italia, il flop agli europei costa (almeno) 70 milioni
(foto Lapresse)

Italia, il flop agli europei costa (almeno) 70 milioni

Chissà che cosa avrà pensato Bjorn Gulden, amministratore delegato di Adidas, di fronte al crollo della Nazionale italiana agli Europei. Il colosso tedesco ha puntato sulle qualità della squadra come nuovo sponsor tecnico, sostituendo la rivale Puma: la sponsorizzazione, secondo Reuters, costa 35 milioni di euro l'anno per quattro anni. Finora, soldi spesi male. Lo scrive Mf. 

E che dire di Tim? Sempre un importante sponsor degli Azzurri, con un accordo plurimilionario rinnovato di recente. Lo spot sulla "forza delle connessioni", con Spalletti e la squadra davanti alla TV, contrasta nettamente con la realtà di una delle peggiori performance della Nazionale, mai così scollegati sul campo.

Simile sconcerto devono aver provato i vertici di Eni e Poste Italiane, anche loro principali sponsor della squadra azzurra. Lo stesso vale per altri sostenitori finanziari del calcio italiano: da Volkswagen a Telepass, da Esselunga a Biraghi, da Fileni a TeamSystem e acqua Lete, solo per citare i più noti che avevano puntato su un buon ritorno economico dal supporto pubblicitario agli Azzurri. Ora devono riflettere sul disastro e il vero e proprio autogol della spedizione tedesca. Sono loro che pagano la sconfitta in termini economici.

Sul piano finanziario, infatti, il grosso delle entrate che coprono i costi della Nazionale proviene dalle sponsorizzazioni. Basta vedere quanto pesano nei bilanci della FIGC di Gabriele Gravina. Il budget 2024, predisposto dalla Federcalcio a fine gennaio di quest'anno, probabilmente dovrà essere riscritto dopo la figuraccia di Berlino.

Nel bilancio annuale della Federazione, che vale poco più di 200 milioni di euro, i ricavi da pubblicità e sponsorizzazioni erano stimati in oltre 73 milioni, 7 milioni in più del budget aggiornato del 2023. E i ricavi dalle competizioni internazionali erano stimati in 51 milioni. I soli diritti televisivi valgono 33 milioni e il contributo delle Federazioni internazionali è salito da 9 milioni a 12,5 milioni.

Certamente, questo bilancio include tutte le attività della Federazione calcistica, che gestisce non solo la Nazionale maggiore, ma anche quella femminile e le squadre giovanili, ma è indubbio che l'appuntamento dell'Europeo della Nazionale A incida in larga parte.

Un ricco bottino che vale oltre il 60% del fatturato totale della Federcalcio e che serve a coprire i costi ingenti della spedizione azzurra. Ma quanto è costata la disastrosa trasferta tedesca dei nostri eroi? I costi del solo Club Italia, la struttura organizzativa che ha portato gli azzurri in Germania, sono a bilancio per 36 milioni, a cui vanno aggiunti oltre 15 milioni per il numeroso staff tecnico e sanitario che accompagna i 22 giocatori.

Oltre cinquanta milioni di euro, a cui si aggiungono i 10 milioni di costi vivi per la trasferta e il soggiorno di Casa Azzurri. Spese ampiamente coperte, come visto, dai ricavi degli sponsor e dei diritti TV: una pioggia di denaro dilapidata sul campo, data la prestazione imbarazzante di allenatore e giocatori.

Niente a che vedere con il resoconto del 2021, quando la Nazionale trionfò agli Europei a Wembley contro l'Inghilterra. Il bilancio di quell'anno della FIGC vide i ricavi da competizioni internazionali schizzare a oltre 86 milioni con il contributo delle Federazioni internazionali salire a 45 milioni, grazie alla vittoria del campionato europeo, con i calciatori che festeggiarono incassando 19 milioni di premio. Le spese per lo staff tecnico e sanitario vittorioso furono di 11 milioni, 4 milioni in meno dei 15 a bilancio per la conclusione disastrosa dell'attuale avventura.

Nell'anno della vittoria londinese, il bilancio della Federazione si chiuse con 11 milioni di utili, mentre il budget per quest'anno prevede un modesto utile di poco più di 300mila euro. Oltre all'epopea infausta della Nazionale dopo i fasti del 2021, la Federazione è una macchina costosa. Solo per funzionare, ogni anno se ne vanno almeno 50 milioni tra costi del personale e spese di funzionamento. I costi degli oltre 280 dipendenti ammontano a 22 milioni di euro e le spese generali sono preventivate per 27 milioni di euro, oltre 4 milioni in più rispetto al budget del 2023.

Cinquanta milioni per far funzionare la macchina dell'organizzazione principe del calcio italiano. Quel calcio che, se fosse un'azienda, avrebbe portato i libri in Tribunale da tempo. La sola Serie A, il campionato maggiore, accumula perdite aggregate di un miliardo l'anno, debiti per 5 miliardi e un patrimonio netto che è solo l'8% dell'attivo di bilancio. Con gli stipendi dei calciatori e tecnici che assorbono mediamente circa il 70% delle entrate, sostenuti dai costosi diritti TV e dalle sponsorizzazioni.

Basta guardare il monte ingaggi annuo dei componenti della spedizione azzurra: dai 5 milioni lordi del CT Luciano Spalletti agli oltre 6 milioni di Donnarumma, l'unico che ha meritato l'orgoglio della bandiera, e cifre simili per Barella, Bastoni e Chiesa. I 22 azzurri guadagnano complessivamente quasi 70 milioni di euro all'anno. Una distanza siderale dai valori espressi sul campo.

Ci si aspetterebbe, dopo la debacle, un passo indietro da parte di tutti i partecipanti alla nefasta trasferta europea. Ma non accadrà: tutti al loro posto. Da Spalletti a Gravina fino alla dirigenza intera della Federcalcio. Nessuna dimissione, solo qualche scusa a mezza bocca e avanti.

Verso i prossimi mondiali: squadra che perde, squadra che resta unita. Tanto gli sponsor masticheranno amaro. Ma tant'è, hanno firmato accordi pluriennali e hanno pagato. Le TV continueranno a pagare a peso d'oro le prodezze degli azzurri e infine ci sono stipendi e prebende da conservare con cura su quel monte di 200 milioni di euro l'anno che costa la macchina della Federazione calcistica italiana.






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