Economia
L'Italia un ponte tra Europa e Africa, il Piano Mattei approda in Eritrea
Due delegazioni italiane in Eritrea giunte per iniziare la cooperazione strategica nell'ambito del Piano Mattei
Il Piano Mattei approda in Eritrea
Arrivando ad Asmara con un volo da Istanbul ci si chiede perché non ce ne siano di diretti con l'Italia. Ora in Harnet Avenue, la via principale della capitale eritrea, l'insegna Alitalia che campeggiava sulla cima di un palazzo, è sparita. Forse per far dimenticare che, sino alla metà degli anni Settanta, prima della caduta del negus Hailé Sellasie, la compagnia di bandiera portava in meno di cinque ore sia i numerosi turisti che andavano a tuffarsi nel meraviglioso mare delle isole Dahlak, sia gli uomini d’affari. Chissà se il nuovo vento che spira adesso, permetterà finalmente alle compagnie che hanno mostrato disponibilità, Neos Air e Air Italy, di allacciare voli diretti per raggiungere la capitale eritrea. Asmara se lo meriterebbe.
È una bella città, percorsa da macchine, gente, tantissimi giovani a piedi e in bici e poi dai taxi gialli che offrono car sharing. Una città posata sull’orlo dell’altopiano “come un vaso di fiori sul davanzale”. Non è la città triste, spenta, abitata solo da vecchi e bambini che ci descrivono ogni tanto.
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Nell’ultima settimana di giugno, Asmara ha accolto due delegazioni italiane. La prima guidata dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso accompagnato da un gruppo di imprenditori, la seconda della Presidenza Affari Esteri e Difesa del Senato, con a capo la senatrice Stefania Craxi.
Così, mentre la stagione della pioggia sull’altopiano eritreo si fa attendere, in città proseguono gli incontri iniziati a Roma lo scorso gennaio durante il vertice Italia-Africa. Il 24 giugno il ministro Urso ha incontrato il presidente Isaias Afwerki, il Ministro degli Affari Esteri, il Consigliere Economico del Presidente, il Ministro dell’Industria e del Commercio, il Ministro dei Trasporti e delle Telecomunicazioni e il Commissario alla Cultura e allo Sport.
Il presidente Isaias durante i colloqui, in un clima amichevole basato sui consolidati rapporti storici fra i due Paesi, sottolinea l’importanza della ripresa delle relazioni bilaterali, soffermandosi sulle priorità d’investimento in campo energetico, delle infrastrutture ferroviarie, stradali, portuali e nel settore manufatturiero.
Alla fine degli incontri il ministro Urso dice che “il presidente eritreo è consapevole del valore del Piano Mattei e del ruolo che l’Italia può assumere come ponte tra Europa e Africa”.
La sensazione che si respira ad Asmara è che l’Eritrea abbia accolto con favore il rinnovato interesse italiano verso il paese con cui c’è stato, storicamente, il più forte legame. Un’opportunità per le imprese pubbliche e private italiane di lavorare in partenariato con gli eritrei su comuni obiettivi di sviluppo. “Emerge ovunque il desiderio di Italia”, conferma Urso. Del resto questo “desiderio” era stato il punto focale degli incontri a Roma tra la premier Giorgia Meloni e il presidente Isaias, che aveva deciso di prolungare il suo soggiorno in Italia anche per approfondire i possibili settori di cooperazione.
I rappresentanti di Fincantieri, Enel, Bonifiche Ferraresi, Ferrovie dello Stato e Telemedicina dell’Ospedale Gemelli hanno accompagnato il ministro Urso nel tour eritreo per conoscere gli interlocutori e visitare alcuni siti che potrebbero essere oggetto di cooperazione. “Lo scopo è quello di definire, possibilmente entro l’anno, un piano strategico di partnership italo-eritrea”, ci spiega l’ambasciatore italiano Marco Mancini arrivato in Eritrea nel momento difficile della pandemia che, nonostante il numero di decessi contenuto, ha avuto un impatto economico pesante sul paese costretto a chiudersi per un lungo periodo.
Il giudizio dell’ambasciatore Mancini sulla visita di questi giorni è incoraggiante, “l'accoglienza ricevuta, calorosa e ben organizzata, ha certamente avuto un effetto molto positivo sulle nostre delegazioni italiane.” “Chi non conosce l’Eritrea” continua, “deve venirci per vedere con i propri occhi e sentire con le proprie orecchie, la realtà che si vive in questo paese. Molto spesso ne viene data un’immagine confusa se non addirittura distorta. E i nostri rappresentanti di governo questo l’hanno capito”.
Certo anche per merito della stessa ambasciata italiana che in questi quattro anni di lavoro ha investito tempo ed energie per promuovere i rapporti bilaterali e far conoscere meglio la realtà eritrea. Un atteggiamento per niente scontato, quindi ancor più apprezzato.
Una spinta importante all’iter del Piano Mattei l’ha data Giorgia Meloni inserendolo nell’agenda del G7 in Puglia, che ha ospitato le figure più rappresentative del continente africano. In quell’occasione, l’Unione Europea, la Banca Africana di Sviluppo, gli Stati Uniti e gli altri membri G7 si sono impegnati a sostenere il Piano, per integrare i cinque miliardi di euro previsti dall’Italia ma non sufficienti per un progetto destinato ai 54 Paesi del continente africano.
Così la piccola Eritrea, con i suoi cinque milioni di abitanti, potrebbe diventare il primo modello di cooperazione per poi essere replicato in altre e più complesse realtà africane. Per l’Italia familiarità e stabilità rendono l’Eritrea una destinazione sicura.
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Durante la permanenza ad Asmara il gruppo in missione con il senatore Urso, ha visitato alcuni luoghi “storici” della città, la stazione ferroviaria costruita nel 1911, l’ex fabbrica del vetro, una diga realizzata recentemente, un’industria agraria, un progetto immobiliare in costruzione e una fabbrica tessile un tempo proprietà dell’industriale italiano Roberto Barattolo, poi nazionalizzata negli anni Settanta dal governo militare etiopico.
Quest’ultima rappresenta una storia emblematica, tanto da poter diventare l’esempio per impostare un partenariato industriale fra i due paesi, Eritrea e Italia. Lo stato eritreo aveva ceduto l’azienda da risanare per un simbolico dollaro all’industriale italiano Giancarlo Zambaiti. Da quel momento la Za.Er, questo è il suo nome, viene del tutto rinnovata, come abbiamo potuto vedere durante la visita guidati dal figlio Pietro, che ora la dirige. Si tratta di un modello di made in Italy, in cui è presente un’importante componente sociale, scuola materna ed elementare, oltre alla mensa, per venir incontro alle esigenze dei 720 dipendenti, in gran parte donne.
Un bell’aiuto come sanno tutte le mamme che lavorano e “un chiaro esempio di come le imprese italiane, nell’ambito del Piano Mattei, potrebbero promuovere una partnership win-win, a vantaggio dell’economia e della popolazione locale”, dice Urso durante la visita. Quello della Za.Er inoltre è un modello che potrebbe ripetersi in altri settori industriali locali.
La missione internazionale di Urso si conclude con la visita alla città portuale di Massawa, cui partecipano anche la senatrice Stefania Craxi e i senatori Enrico Borghi e Roberto Menia, prima di continuare il loro viaggio nel Corno d’Africa.
A Massawa le delegazioni vedono le infrastrutture portuali esistenti e i collegamenti stradali e ferroviari. “Oltre alla ragione storica”, spiega Mancini il motivo principale per cui l’Italia ha scelto di puntare sull’Eritrea “è perché è l’unico paese stabile nel Corno d’Africa. Inoltre ha un’importanza geostrategica fondamentale con i suoi 1.200 chilometri di costa sul Mar Rosso. Il nostro governo si è reso conto che è un paese, che in base alla sua esperienza e all’esperienza del suo leader, può fungere da elemento stabilizzatore per l’intera area”.
In questo senso l’Eritrea si pone quindi come paese fondamentale nel quadro di pace, premessa per il Piano Mattei. Per questo l’amministratore delegato del gruppo Alpitour, Gabriele Burgio, durante l’incontro a Roma con il presidente Isaias, gli aveva confermato l’interesse a investire nello sviluppo turistico dell’Eritrea, con un progetto a breve termine da realizzare alle isole Dahalk.
“Quel che colpisce subito in Eritrea” scriveva nel 1939 Curzio Malaparte, inviato del Corriere della Sera, “è il senso di una inconsueta ampiezza di vedute: una generosità e una larghezza di idee e di propositi, di cui l’architettura, le strade, il traffico non sono che le testimonianze esteriori…e sebbene io sappia che è povera, non posso difendermi dalla precisa e insistente impressione di trovarmi in un paese ricco”. Più di ottant’anni dopo, il nostro breve viaggio ne conferma la sensazione.