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Economia
La banca austrica Raiffeisen brilla in Russia dopo l'invasione dell'Ucraina
Heinz Huber, Ceo diRaiffeisen

Raiffeisen, la banca austriaca espande il suo business in Russia dopo l'invasione dell'Ucraina

Quando è scoppiata la guerra in Ucraina, la banca austriaca Raiffeisen annunciò di voler vendere le sue attività in Russia come segnale di ritirata. Invece, a distanza di ventisette mesi, la situazione racconta un capitolo completamente diverso. Oggi l'unità bancaria è cresciuta notevolmente sia in termini di personale che di profitti,  ed è ora una realtà di peso nell'economia russa, malgrado le crescenti pressioni internazionali. 

Come riportato da Startmag, Raiffeisen non ha solo resistito alla tempesta iniziata con l'invasione dell'Ucraina, ma ha addirittura visto aumentare il suo personale fino a quasi 10.000 persone, con un incremento del 7% rispetto al 2022. Anche i profitti sono stati alquanto sorprendenti, raggiungendo la cifra di 1,8 miliardi di euro nel 2022, cifra che supera i risultati di qualsiasi altra sua filiale e triplica i guadagni rispetto al 2021. Questo la pone in una posizione di rilievo all'interno dell'economia russa, essendo considerata dagli stessi russi come un istituto di "importanza sistemica".

Dopo l’invasione, i depositi della banca austriaca sono aumentati vertiginosamente, nonostante i tassi estremamente bassi. I depositanti russi preferiscono infatti depositare parte dei loro fondi in una banca occidentale per proteggersi in caso di crisi delle banche nazionali. La banca ha inoltre giocato un ruolo cruciale nell'assistere le imprese straniere nel trasferimento di denaro da e verso la Russia, rappresentando quasi la metà dei pagamenti internazionali nel febbraio dello scorso anno. Tuttavia, questi profitti sono solo teorici, poiché rimpatriarli è difficile a causa dei rigidi controlli sui capitali imposti dalla Russia.

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Il problema principale per le banche europee in Russia è la mancanza di vie d’uscita. L'ideale sarebbe vendere le filiali locali a società straniere, ma poche sono interessate a rilevare attività così complesse dal punto di vista geopolitico. D'altro canto vendere a entità locali richiede l'approvazione di Putin e, dato il contesto attuale, è improbabile che qualsiasi accordo venga concluso a un prezzo equo. La maggior parte dei tentativi di vendita recenti si è trascinata a lungo o è fallita.

Rimane quindi un'ultima opzione per le banche europee: continuare a ridurre i loro portafogli russi. Tuttavia, anche questa opzione è complicata, non solo per l’aumento dei controlli da parte delle autorità di regolamentazione occidentali ma perchè le banche europee rischiano un elevato danno reputazionale e difficilmente otterrebbero un guadagno conveniente.


 






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