Economia

Record di lavoratori, ma stipendi da fame. Oltre 1 milione guadagna meno di 9€ l'ora

I dati dell'Istat fotografano l'emergenza legata anche alla mancanza di un salario minimo

di redazione economia

Istat, i dati sulle retribuzioni in Italia: oltre 1mln con stipendi sotto la soglia di sostenibilità

Mentre si registrano numeri da record in merito all'occupazione in Italia, emerge un dato in controtendenza su questo boom di contratti a tempo indeterminato: aumentano sensibilmente infatti i "lavoratori poveri", vale a dire quelli che pur avendo un lavoro percepiscono stipendi inferiori alla soglia di sostenibilità che è la stessa del salario minimo bocciato dal governo Meloni, vale a dire 9€ all'ora. I lavoratori poveri in Italia - si legge sul rapporto quadriennale sulle retribuzioni dell'Istat e lo riporta La Repubblica - sono almeno 1 milione e 255 mila, di cui 618 mila donne e 637 mila uomini. Ovvero il 10,7% dei dipendenti pubblici e privati nelle imprese dai 10 dipendenti in su che operano nei settori dell’industria e dei servizi.

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Rispetto all’ultimo report, quello relativo al 2018, - prosegue La Repubblica - la percentuale del lavoro povero cresce di quasi un punto: dal 9,8 al 10,7%. Come pure sale il livello di retribuzione oraria, pari a due terzi del valore mediano nazionale, al di sotto del quale il lavoro è considerato povero: da 8,5 a 8,9 euro all’ora. Sfiorando quei 9 euro di cui si discuteva nella proposta dell’opposizione per un salario minimo legale in Italia, affossata dal Cnel e dal governo Meloni.

I bassi stipendi - in base a quanto riporta l'Istat nel suo rapporto quadriennale - incidono dunque soprattutto su donne, giovani, poco istruiti e non qualificati. Le stesse categorie in cui è più forte l’incidenza del part-time e del contratto a tempo. Quando si lavora meno ore oppure con un contratto precario scende la retribuzione oraria. Chi ha un part-time viene pagato per la stessa ora di lavoro il 30,6% in meno di chi ha un full-time. Chi ha un contratto a tempo determinato riceve il 25% in meno: 12,9 euro contro 17,1 euro del contratto a tempo indeterminato.

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