Economia

Lavoro, da Rdc impatto nullo. Conte: valutare nel lungo periodo

Lavoro, dal 2000 ben 2 milioni di persone via dal Meridione. La metà sono giovani. E' allarme

Conte: valutare Reddito cittadinanza nel lungo periodo

Il Reddito dicittadinanza "non va valutato in un lasso temporale cosi' breve. Direiche va valutato in un periodo molto piu' lungo". Cosi' il premier,Giuseppe Conte, a margine del Rapporto Svimez, che ha considerato'nullo' l'impatto della misura sul lavoro. Per Conte "sicuramente" ilReddito "va implementato nella fase attuativa. E quindi e' importantelavorare su quelli che sono i capitoli piu' complessi di questa riforma,dal punto di vista strutturale e burocratico: formazione e occupazione.Dobbiamo lavorare tanto su questo versante e la ministra Catalfo ci stalavorando". 

Lavoro, da Rdc impatto nullo

Il Reddito di cittadinanza ha avuto un impatto nullo sul lavoro, la povertà non si combatte solo con un contributo monetario, occorre ridefinire le politiche di welfare ed estendere a tutti in egual misura i diritti di cittadinanza. E' l'analisi della Svimez che oggi ha diffuso il Rapporto 2019. Peraltro, spiega nel rapporto, l’impatto del RdC sul mercato del lavoro è nullo, in quanto la misura, invece di richiamare persone in cerca di occupazione, le sta allontanando dal mercato del lavoro.

Svimez: i giovani continuano a fuggire, partiti 50 mila dal Centro Nord

I giovani continuano a fuggire dall'Italia. Il Mezzogiorno continua a perdere giovani fino a 14 anni (-1.046 mila) e popolazione attiva in età da lavoro da 15 a 64 anni (-5.095 mila) per il calo delle nascite e la continua perdita migratoria. Il saldo migratorio verso l’estero ha raggiunto i -50mila nel Centro-Nord e i -22 mila nel Sud. E' lo scenario che emerge dal Rapporto Svimez 2019 presentato oggi a Roma.La nuova migrazione, evidenzia il Rapporto, riguarda molti laureati, e più in generale giovani, con elevati livelli di istruzione, molti dei quali non tornano più. Dall’inizio del nuovo secolo hanno lasciato il Mezzogiorno 2.015 mila residenti, la metà giovani fino a 34 anni, quasi un quinto laureati. Un’alternativa all’emigrazione è il pendolarismo di lungo periodo, che nel 2018 dal Mezzogiorno ha interessato circa 236 mila persone (10,3% del totale). Di questi 57 mila si muovono sempre all’interno del Sud, mentre 179 mila vanno verso il Centro-Nord e l’estero.

Svimez: Sud arranca, entra in recessione con Pil -0,2% 

Nel 2019 il Sud entra in "recessione", con un Pil stimato in calo dello 0,2%, a fronte del +0,3% del Centro-Nord (+0,2% la media nazionale). E' quanto emerge dal Rapporto Svimez, che segnala per il 2020 una "debole ripresa". Il Mezzogiorno crescerà non oltre lo 0,2% (a fronte dello 0,6% dell'Italia nel complesso). Nel 2018 il Sud ha fatto registrare una crescita del PIL appena del +0,6%, rispetto al +1% del 2017, ancora oltre 10 punti al di sotto dei livelli del 2008; nel Centro-Nord mancano ancora 2,4 punti percentuali". Il dato che emerge è di "una ripresa debole, in cui peraltro si allargano i divari di sviluppo tra le aree del Paese. Con la significativa eccezione del 2015, anno segnato da fattori congiunturali positivi e dalla chiusura del ciclo dei fondi europei che ha determinato una modesta ripresa dell’investimento pubblico nell’area, anche nel 2016 e nel 2017 il gap di crescita del Mezzogiorno è stato ampio"."Uno dei lasciti negativi della crisi è l’ampliamento dei divari di competitività tra aree forti e deboli del Paese, a svantaggio di quest’ultime. Nel 2018 la produttività è stata stagnante in entrambe le aree, il prodotto per occupato è rimasto sostanzialmente invariato nell’industria e nei servizi, ed è calato in agricoltura" aggiunge. 

Svimez: si allarga gap occupazione Nord-Sud, servono 3 mln di posti 

Si riallarga il gap occupazionale tra Sud e Centro-Nord: i posti di lavoro da creare per raggiungere il tasso di occupazione del Centro-Nord sono circa 3 milioni. Secondo quanto emerge dal rapporto Svimez, "Il Mezzogiorno nella nuova geografia delle diseguaglianze", "la dinamica dell'occupazione meridionale presenta dalla meta' del 2018 una marcata inversione di tendenza rispetto al primo semestre, con una divaricazione negli andamenti tra Mezzogiorno e Centro-Nord: nella media del 2018, il Sud resta di circa 260 mila occupati sotto il livello del 2008 (-4,0% a fronte del +2,3% del Centro-Nord)". "Sulla base dei dati territoriali disponibili, la crescita dell'occupazione nei primi due trimestri del 2019 riguarda soltanto il Centro-Nord (+137 mila unita' pari al +0,8%) cui si contrappone il calo nel Mezzogiorno (-27 mila unita' pari al -0,4%). Nel confronto con il quarto trimestre 2008 gli occupati meridionali sono, nel secondo trimestre del 2019, 175 mila in meno (-2,7%), mentre nel Centro-Nord sono 557 mila in piu' (+3,3%), in crescita continua da 17 trimestri". Al Sud, il tasso di occupazione giovanile 15-34 anni ancora nel 2019 e' intorno al 29%, un dato senza paragoni in Europa. 

Svimez, Provenzano: radiografia di una frattura profonda

"È la radiografia di una frattura profonda, trascurata in decenni di disinvestimento pubblico nel Mezzogiorno che hanno prodotto, con la sofferenza sociale e l'arretramento produttivo nell'area, un indebolimento dell'Italia nello scenario europeo e la rottura dell'equilibrio demografico. Con l'Italia che si è fermata nei primi mesi del 2019, oggi la Svimez conferma quanto temevo poche settimane fa al mio insediamento, l'eredità pesante di un Sud entrato in recessione". E' quanto afferma il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Peppe Provenzano. "Ma queste analisi - prosegue - non devono indurre allo scoraggiamento, devono spingere a un impegno ancora maggiore che deve investire l'intero governo, a un'urgenza condivisa. Perché il Rapporto Svimez non è solo un grido di dolore, va letto per intero, indica politiche di cambiamento possibile e di rilancio dello sviluppo, nell'interesse dell'intero Paese".

Le conclusioni cui arriva il Rapporto Svimez "confermano anche che abbiamo messo a fuoco le giuste priorità, già in questi primi atti di governo e nella legge di Bilancio che ha un corposo capitolo dedicato al Sud: dalla vera attuazione della clausola del 34% all'accelerazione della spesa dei fondi nazionali di coesione, dal sostegno all'industria che innova al rafforzamento della dotazione di servizi nei Comuni del Sud". "È inutile nasconderlo, nel Piano per il Sud, che è un Piano per l'Italia, ci ispireremo molto alle indicazioni della Svimez. Istruzione, Innovazione, Ambiente, Lavoro sono le priorità emerse in questo Rapporto. In particolare l'occupazione femminile, che ha bisogno non solo di un welfare capace di attivarla ma di un provvedimento shock sui cui sono al lavoro e che condividerò con gli altri ministri", sottolinea. Invertire le previsioni negative "si può, si deve, lo dice la stessa Svimez, non possiamo perdere altro tempo. Colmare i divari territoriali è la vera grande priorità dell'Italia, ciò su cui dovremmo concentrare tutte le nostre discussioni e i nostri sforzi".

SVIMEZ, E' CRISI DEMOGRAFICA: AL SUD NATI 6MILA BAMBINI IN MENO

La popolazione dell'Italia ha smesso di crescere dal 2015, da quando continua a calare a ritmi crescenti, soprattutto nel Mezzogiorno dove lo scorso anno sono nati 6mila bambini in meno rispetto al 2017. Il Rapporto Svimez 2019 rileva che l'esaurimento del lungo periodo di transizione si è tradotto, infatti, in una vera e propria trappola demografica nella quale una natalità in declino soccombe a una crescente mortalità. La crisi demografica e le emigrazioni accentuano i divari tra Sud e Centro-Nord.

Dall'inizio del secolo a oggi la popolazione meridionale è cresciuta di soli 81 mila abitanti, a fronte di circa 3.300.000 al Centro-Nord. Nello stesso periodo la popolazione autoctona del Sud è diminuita di 642.000 unità, mentre al Nord è cresciuta di 85.000. Nel corso dei prossimi 50 anni il Sud perderà 5 milioni di residenti: -1,2 milioni sono giovani e -5,3 milioni persone in età da lavoro. A fronte di un Centro-Nord che conterrà le perdite a 1,5 milioni. Secondo la Svimez, le immigrazioni contribuiscono ad accentuare gli squilibri tra le due aree del Paese. Nel 2018 gli stranieri con 4,4 milioni, sono quasi l'11% della popolazione del Centro-Nord e solo il 4,4% di quella meridionale. Nel 2018 si è raggiunto un nuovo minimo storico delle nascite, poco più di 439 mila nati vivi, oltre 18 mila in meno rispetto al 2017.

Nel Sud sono nati l'anno scorso quasi 157 mila bambini, circa 6 mila in meno del 2017. La novità è che il contributo garantito dalle donne straniere non è più sufficiente a compensare la bassa  propensione delle italiane a fare figli. Il peso demografico del Sud continua a diminuire e ora è pari al 34,1%. In tutti gli scenari previsti, il Pil italiano, ipotizzando una invarianza del tasso di produttività, diminuirebbe nei prossimi 47 anni a livello nazionale da un minimo del 13% ad un massimo del 44,8%, cali di intensità differenti interesserebbero il Nord e il Sud del Paese: si ridurrebbero così le risorse per finanziare una spesa pubblica in aumento per il maggior numero di pensioni e per l'assistenza sociale e sanitaria.

Conte, valutare Reddito cittadinanza nel lungo periodo

Il Reddito dicittadinanza "non va valutato in un lasso temporale cosi' breve. Direiche va valutato in un periodo molto piu' lungo". Cosi' il premier,Giuseppe Conte, a margine del Rapporto Svimez, che ha considerato'nullo' l'impatto della misura sul lavoro. Per Conte "sicuramente" ilReddito "va implementato nella fase attuativa. E quindi e' importantelavorare su quelli che sono i capitoli piu' complessi di questa riforma,dal punto di vista strutturale e burocratico: formazione e occupazione.Dobbiamo lavorare tanto su questo versante e la ministra Catalfo ci stalavorando".