Economia

Le sanzioni alla Russia? Un flop. Così Cina e India fanno affari d'oro

di Enrico Verga

La city di Londra è ovviamente fiera garantista della linea dura inglese: niente Putin niente soldi russi, niente materie prime russe

Il Centre for Research on Energy and Clean Air stima che la raffineria di Jamnagar (del Gruppo Reliance) ha ricevuto, solo in maggio, oltre il 27% del totale acquistato mensile dalla Russia, su di un 5% da aprile. Nello stesso periodo circa il 20% della produzione di Jamnagar ha preso la via per il canale di Suez. Le spedizioni erano dirette a Francia, Italia e Regno Unito.

E quindi? Le stime di cui sopra solo in parte offrono uno scenario sulle nazioni le cui imprese saranno fornitori di diesel alla UE. Le stime più realistiche vedono l’India e la Cina divenire i maggiori fornitori di diesel. Se consideriamo che entrambe le nazioni sono divenute importanti compratori di petrolio (e prodotti raffinati) russi non è difficile immaginare che anche nel 2023 i prodotti raffinati petroliferi proveniente da quelle nazioni saranno in buona parte derivati da petrolio russo. I recenti accordi cinesi con l’Iran, per la fornitura di petrolio e prodotti raffinati spinge a crede che, una parte del diesel esportato in Europa sarà ottenuto con petrolio iraniano, un'altra nazione sotto embargo commerciale da parte dell’Occidente.

Alla fine dei giochi l’Europa, pur elevando divieti commerciali con nazioni considerate “ostili” sembra apprezzarne le materie prime, purché siano vendute da nazioni più “amiche”.  

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