Economia
Lvmh, Arnault non fa colazione da Tiffany. E Bogliolo lo porta in tribunale
Lvmh tira in ballo le tensioni commerciale fra gli Usa e la Francia e, dopo mesi di incertezza sul closing, fa un passo indietro nel più grande deal del lusso
Bernard Arnault, l’uomo più ricco d’Europa, non fa colazione da Tiffany e l’italiano Alessandro Bogliolo lo porta in tribunale. Dopo il rinvio estivo di tre mesi del closing che, secondo qualche addetto ai lavori, celava un braccio di ferro post-Covid sul prezzo della più grande acquisizione mai effettuata nella storia nel mondo del lusso, Louis Vuitton fa un passo indietro sull'accordo da 16,6 miliardi di dollari per rilevare l'icona americana dei gioielli. Una decisione che ha fatto crollare il titolo Tiffany a Wall Street e legata, hanno spiegato da Parigi, all'intervento del governo francese che ha chiesto di far slittare l'operazione fino al 6 gennaio 2021 a causa della disputa commerciale in corso con Washington. Una richiesta, ha aggiunto ancora uno dei gruppi europei a più elevata capitalizzazione, che di fatto rende impossibile rispettare la tabella di marcia precedentemente accordata con gli americani per una chiusura del deal, in attesa dei via libera delle autorità antitrust competenti, entro il 24 novembre. Scadenza questa, ha precisato il colosso francese, che comunque anche Tiffany aveva chiesto di posticipare al 31 dicembre.
Arnault dunque tira in ballo le tensioni fra il governo Macron e l’amministrazione Trump che, in cerca di consenso alle porte delle Presidenziali a stelle e strisce, vuole imporre dazi anche sui beni di lusso made in France in ritorsione alla tassa sui servizi digitali (web tax) che Parigi si appresta ad adottare.
Da qui, la levata di scudi di Palazzo Matignon che ha richiamato lo spirito e i doveri patriottici del campione nazionale del lusso a difesa della Francia. In una lettera al management di Louis Vuitton datata 31 agosto, il ministro per l'Europa e gli Affari Esteri Jean-Yves Le Drian ha infatti concluso la richiesta di stop dell’operazione, dicendosi “sicuro che Lvmh capirà la necessità di partecipare agli sforzi del Paese per difendere gli interessi nazionali". Una chiamata alle armi che ha spinto Arnault a prendere atto che in questo scenario "non ci sono" le condizioni per completare l’acquisizione miliardaria.
Ovviamente nel gruppo guidato da Alessandro Bogliolo, da tre anni Ceo di Tiffany dopo aver trascorso ben 16 anni in Bulgari (società nel frattempo entrata nell'orbita proprio della Galassia da oltre 70 marchi di alta gamma Lvmh) con un passaggio sempre all’italiana Diesel di Renzo Rosso, non ci stanno e bollano le motivazioni ufficiali tirate in ballo dal colosso mondiale transalpino come una scusa.
In realtà celano, dicono da New York, la volontà di rinegoziare l’intesa, ridefinendo un prezzo troppo divenuto oneroso alla luce della pandemia che ha inflitto un pesante colpo al settore del lusso mondiale. Comparto che, secondo gli analisti, subirà quest'anno un calo delle vendite nell'ordine del 20-35%, seguito da una lenta ripresa che potrebbe durare anni. Scenario che non risparmierà nemmeno l'impero dello stesso Arnault.
Bernard Arnault con la moglie Hélène Mercier all'Eliseo
Per il marchio iconico a stelle e strisce, Lvmh in questi mesi ha deliberatamente cercato di rallentare il processo per ottenere le autorizzazioni antitrust e usato altre tattiche per ridefinire i termini del deal. "Siamo spiacenti di aver dovuto prendere questa azione, ma Lvmh non ci ha lasciato altra alternativa per proteggere la società e gli azionisti", ha spiegato il presidente di Tiffany Roger Farah nel rivelare di essersi rivolto al tribunale del Delaware per ottenere il perfezionamento della fusione nei termini concordati.
Intanto, in Borsa, dove il titolo del brand reso celebre dal film di Audrey Hepburn era cresciuto sulle spinte speculative innescate dal risiko del lusso e dall'offerta transalpina, si vende, anche se gli analisti rimangono comunque convinti che l’operazione, le cui bontà industriale rimane valide per entrambi i gruppi anche nella fase due del Coronavirus, si farà in futuro, ma a un prezzo più basso. Una volta che alla Casa Bianca, dopo il verdetto elettorale di novembre, sarà arrivato, si scommette, Joe Biden.
@andreadeugeni