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Economia
Mittal, in Italia lacrime e sangue . E negli Usa si regalano 500 milioni

Non è certo un bel segnale, specialmente dopo l’esito delle elezioni regionali che in Puglia hanno decretato la sorprendente vittoria di Michele Emiliano, non propriamente lo scenario preferito dai franco-indiani di ArcelorMittal che negli ultimi 12 mesi con il governatore Dem sono più volte entrati in contrasto. Il colosso mondiale dell’acciaio ha venduto la controllata americana, ArcelorMittal Usa ridimensionando l’impegno in un mercato importante come quello statunitense, tant’è che gli analisti finanziari di Jefferies hanno definito il deal come “un riposizionamento significativo dell'impronta Nafta di ArcelorMittal”.

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A comprare la branch a stelle e strisce è stato il gruppo nazionale Cleveland-Cliffs per un corrispettivo di circa 1,4 miliardi di dollari (a cui bisogna aggiungere circa due miliardi di passività: il valore aziendale della transazione è di circa 3,3 miliardi di dollari), valore che verrà corrisposto in questo modo: un terzo del dovuto, oltre 460 milioni, sarà pagato in contanti in anticipo, prima del closing definitivo con una certa urgenza, mentre i restanti due terzi sotto forma di capitale.

Questo è avvenuto negli States. Ma ora arriva il particolare dell'operazione che ha fatto arrabbiare qualcuno fra i sindacati che rappresentano i 10.777 dipendenti di ArcelorMittal Italia e ha destato un po’ di preoccupazione in vista della scadenza di novembre, quando in base agli accordi del 4 marzo scorso fra il governo italiano e i Mittal, il colosso dell’acciaio potrà scegliere se lasciare l’ex Ilva pagando una penale da 500 milioni di euro o restare in terra italica con un nuovo accordo con l'esecutivo e l’ingresso di Invitalia nel capitale, rilanciando anche in chiave green gli stabilimenti.

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Ebbene, nel comunicare l’operazione a stelle e strisce il cui closing dovrebbe perfezionarsi entro il quarto trimestre del 2020, subordinatamente alle consuete approvazioni normative, la coppia di vertice composta da Lakshmi Mittal e Aditya Mittal, rispettivamente padre e figlio, Ceo e Cfo del gruppo, gli stessi che lo scorso anno si sono seduti al tavolo di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi in piena nuova esplosione della crisi dell’Ilva, hanno deciso di redistribuire tutto il cash appena incassato agli azionisti. E cioè a loro stessi. E immediatamente, da lunedì attraverso un programma di riacquisto di azioni proprie per un valore fino a 500 milioni di dollari, i soldi “maledetti e subito” generati dalla vendita di ArcelorMittal Usa che finirà per sostenere le quotazioni e il valore del titolo azionario.

E poco importa se tutto questo avviene mentre i Mittal devono allo Stato italiano 64,8 milioni di euro per le rate del canone di affitto degli impianti ex Ilva relative ai trimestri maggio-luglio e agosto-ottobre 2020, rate sospese da ben prima dell’estate. E devono pure 43 milioni di euro ai fornitori italiani (solo quelli iscritti a Confindustria Taranto) dell’impianto pugliese per fatture scadute che il gruppo ha iniziato a saldare, per solo 9 milioni pagati in due tranche, nelle scorse settimane (stamattina durante la cabina di regia coordinata dalla Prefettura di Taranto sono stati promessi altri 5-7 milioni nei prossimi giorni). In tutto, fanno oltre 100 milioni che il primo produttore al mondo di acciaio non avrebbe avuto difficoltà a liquidare subito, anche grazie ai proventi anticipati dell’operazione americana.

Insomma, mentre è ancora in corso la due diligence per misurare il valore dell’azienda (la data room per valutare l’ingresso di Invitalia nel capitale è aperta da inizio agosto e gli advisor del gruppo di Domenico Arcuri - Kpmg e lo studio Enrico Laghi - sono al lavoro), passaggio propedeutico, ancora avvolto dall'incertezza, all’ingresso dello Stato al fianco del gruppo franco-indiano e dal 14 settembre è ripartita una nuova tranche di cassa integrazione Covid che per 9 settimane coinvolge oltre 4 mila operai, a festeggiare in ArcelorMittal per la valorizzazione degli stabilimenti americani sono soltanto gli azionisti. Tanto che alla Borsa di Amsterdam il prezzo del titolo è schizzato verso l’alto di quasi l'11%, a 11,44 euro. Per pagare i fornitori, in giro per il mondo c'è sempre tempo. 

@andreadeugeni

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