Economia

Mittel, addio alla Borsa: la fine di un'epoca per la finanza italiana

Dalle ferrovie del Mediterraneo agli investimenti finanziari, passando per l'era Bazoli

di Redazione

Mittel, addio alla Borsa: la fine di un'epoca per la finanza italiana

Oggi, 10 marzo 2025, si chiude un capitolo storico per Mittel S.p.A.: la società esce ufficialmente da Piazza Affari dopo oltre un secolo di storia. Il delisting arriva a seguito del successo dell’OPA promossa da Lake Bidco, che ha raggiunto il 98,78% del capitale sociale, portando prima alla sospensione delle azioni nelle sedute del 6 e 7 marzo e ora alla definitiva uscita dal mercato regolamentato.

Per molti, Mittel è stata più di una semplice holding finanziaria. È stata un laboratorio della finanza italiana, un crocevia di operazioni strategiche, ma anche il simbolo di una visione di lungo periodo che ha avuto il suo fulcro in una figura chiave: Giovanni Bazoli.

Dalle ferrovie alla finanza: le radici di Mittel

Fondata nel 1885 come "Società Italiana per le Strade Ferrate del Mediterraneo", Mittel nacque per gestire una parte significativa della rete ferroviaria italiana. Con la nazionalizzazione delle ferrovie nel 1905, la società fu costretta a reinventarsi e trovò nella finanza il suo nuovo core business, diventando progressivamente una holding di partecipazioni.

Nei decenni successivi, Mittel si ritagliò un ruolo strategico nel capitalismo italiano. La sua capacità di adattarsi alle trasformazioni del mercato le permise di rimanere un attore rilevante, nonostante i profondi cambiamenti che il tessuto economico e finanziario del Paese stava vivendo. La società divenne così un punto di riferimento per gli investitori, un centro di gravità per operazioni che andavano ben oltre la sua dimensione apparente. In un'Italia ancora dominata da grandi gruppi industriali e da un sistema bancario fortemente intrecciato con la politica, Mittel riuscì a muoversi con abilita e visione.

L’era Bazoli: Mittel come snodo del potere finanziario

L’ingresso di Giovanni Bazoli negli anni ‘80 segnò il punto di svolta. Professore di diritto commerciale, già protagonista del salvataggio di Banco Ambrosiano, Bazoli utilizzò Mittel come strumento per consolidare un centro di potere finanziario capace di incidere nelle grandi partite economiche del Paese.

Con la sua guida, la società si trasformò in un attore fondamentale della finanza italiana. Mittel divenne il fulcro di operazioni decisive, tra cui la ricapitalizzazione e il rilancio della Rizzoli-Corriere della Sera, una delle operazioni più emblematiche del periodo. Non si trattò solo di una semplice manovra finanziaria, ma di un intervento strategico che segnò le sorti dell'editoria italiana, consolidando la posizione di Mediobanca e dei suoi alleati nel controllo della principale testata del Paese.

Sotto la regia di Bazoli, Mittel entrò a far parte di un sistema di alleanze che intrecciava finanza, industria e politica. La società operava come un centro di gravitas attorno al quale orbitavano le grandi partite economiche. Non era una banca d'affari, ma ne condivideva il ruolo di regista discreto di molte operazioni industriali. Attraverso partecipazioni strategiche e operazioni mirate, Mittel si confermò una piattaforma di influenza e mediazione, capace di garantire stabilità e continuità a molte realtà economiche italiane.

La sua influenza si estese anche al settore bancario, contribuendo alla costruzione di un sistema in cui le partecipazioni incrociate tra istituti di credito e holding industriali garantivano un equilibrio di potere ben definito. Lontana dai riflettori, ma sempre presente nei momenti chiave, Mittel rappresentò il prototipo della finanza relazionale che ha caratterizzato l’Italia per decenni.

Declino e uscita di scena

Negli ultimi anni, con la progressiva uscita di scena di Bazoli e il declino del capitalismo relazionale, Mittel ha perso peso specifico. Il sistema delle partecipazioni incrociate, che aveva garantito la stabilità di molte imprese italiane per decenni, si è progressivamente sgretolato, sostituito da logiche più orientate alla competizione globale. La società ha cercato di rinnovarsi, puntando su un modello di private equity focalizzato su investimenti mirati in piccole e medie imprese. Tuttavia, questa transizione non è mai stata accompagnata da operazioni capaci di restituirle il ruolo centrale di un tempo.

Il delisting di oggi non è solo una scelta strategica, ma il segno di una fase che si chiude. Finisce l’epoca in cui Mittel rappresentava un crocevia essenziale della finanza italiana. Si chiude la stagione dei grandi patti di sindacato, delle mediazioni silenziose, dei salvataggi orchestrati dietro le quinte. Resta, però, una storia di oltre un secolo, fatta di ambizione, potere e capacità di adattarsi ai cambiamenti.

Un’epoca si chiude, ma la lezione di Mittel rimane: in finanza, come nella vita, non basta esistere. Bisogna saper contare.

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