Economia
Moncler a Natale con ricavi boom. Ruffini schiva HK e il titolo vola
I piumini di Moncler scaldano la giornata in Borsa, segnando un rialzo del 6% sulla scia dei risultati del terzo trimestre, che hanno visto ricavi in crescita del 12% a cambi costanti, leggermente sopra le attese, nonostante i risultati negativi di Hong Kong dopo mesi di proteste. In una seduta cauta a Piazza Affari, il rialzo di Moncler trascina altri titoli del comparto del lusso, in particolare Salvatore Ferragamo (+2,1%) e Brunello Cucinelli (+1,3%).
CRESCITA A DOPPIA CIFRA
Nei primi nove mesi del 2019 la società guidata da Remo Ruffini ha segnato ricavi consolidati in crescita (+14% e +12% a tassi di cambio costanti), per una cifra di 995,3 milioni di euro, rispetto agli 872,7 milioni dei primi nove mesi del 2018. Il settore retail ha fatto segnare un +16% (+13% a cambi costanti) a 690,4 milioni, il wholesale +11% (+9% a cambi costanti) a 304,9 milioni. Sui mercati internazionali la società ha visto un +15% (+13% a cambi costanti) a 864,7 milioni e i punti vendita monomarca diretti risultano 199 al 30 settembre, rispetto ai 196 di giugno scorso.
GRUPPO “AGILE E REATTIVO”
Una crescita a doppia cifra che, come ha spiegato il presidente e amministratore delegato, si è verificata “nonostante eventi esterni e inaspettati abbiano condizionato la performance in alcuni importanti mercati. Siamo tutti consapevoli che abbiamo davanti un periodo di maggiore incertezza e volatilità – ha aggiunto Ruffini – ed è nostro dovere continuare a rafforzare la capacità del gruppo di essere agile e reattivo”.
Pur nel contesto degli eventi esterni, ovvero le proteste a Hong Kong, che hanno condizionato i risultati, per Ruffini la crescita dei ricavi è “un’ulteriore conferma della forza del nostro brand, dell’ottimo apprezzamento delle collezioni autunno-inverno 2019 e del continuo successo del progetto Moncler Genius. Abbiamo davanti a noi – ha concluso – mesi interessanti e sono convinto che Moncler saprà affrontarli con tenacia, uscendone ulteriormente rafforzata”.
STRATEGIE ASIATICHE
Nonostante le difficoltà, l’Asia resta centrale per le strategie dell’azienda. A ottobre, come ha spiegato il chief corporate and supply officer Luciano Santel, si è registrata “una forte decelerazione in Giappone, totalmente attesa dopo l’aumento dell’Iva e che adesso sta finendo”: per il manager è inoltre “difficile prevedere” l’evoluzione della situazione delle proteste a Hong Kong. In Cina, ha aggiunto Santel, la possibilità che vengano aperti nuovi store è concreta: l’operazione verrà attuata “con un approccio selettivo, investendo sulla visibilità e puntando più sulla qualità che sulla quantità”.