Economia
Morandi, il Gip: "Pressioni sui periti". Aspi, decisione non venerdì in Cdm
Salvini: "È il vecchio sistema che si difende"
I consulenti degli indagati per il crollo di Ponte Morandi avrebbero fatto pressioni sui periti del gip Angela Nutini, che si occupa del secondo incidente probatorio sulle cause della tragedia, rendendo lo svolgimento del loro lavoro "poco sereno". A segnalarlo al procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, è stato lo stesso gip Angela Nutini.
Sarà il procuratore capo di Genova ora ad effettuare le verifiche del caso per valutare se vi siano gli estremi di reato. Le presunte pressioni sarebbero emerse dopo la richiesta da parte dei consulenti degli indagati di eseguire alcune prove di carico su una trave dell'impalcato, a cui si sarebbero opposti i periti del gip sostenendo che non servissero.
Intanto, secondo la ministra delle Infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli, del Pd, considerata la trascuratezza dimostrata da alcuni concessionari, serve una riflessione. “Sono accaduti dei fatti in questi anni, che hanno dimostrato trascuratezza” da parte di alcuni concessionari, ha sottolineato De Micheli, intervenuta in audizione alle commissioni riunite affari costituzionali e bilancio della Camera sul decreto Milleproroghe. “Al di là della decisione finale del Governo sulla questione puntuale di Aspi - ha poi aggiunto -, l’analisi di quello che è accaduto in questi anni ci obbliga ad una riflessione”.
Il presidente del Consiglio ha intanto chiarito che la decisione sulla revoca della concessione ad Autostrade non sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri, previsto per domani, 17 gennaio.
“La decisione della revoca o meno sulla vicenda Aspi non è stata presa dal Governo - ha chiarito la ministra -. Oggi non c’è una decisione. La sottoscritta sta terminando, insieme agli uffici, di scrivere la relazione finale che presenteremo alla compagine di Governo”. De Micheli ha ricordato che con la norma sulle concessioni autostradali contenuta nel Milleproroghe, “in sintesi, si è provveduto ad eliminare attraverso una disposizione di legge una situazione di privilegio attribuita, sempre per legge, ad alcuni concessionari”.
La ministra ha messo in evidenza che “non c’è alcun tipo di volontà espropriativa”. E ha aggiunto che con la norma sulle concessioni autostradali contenuta nel Milleproroghe “non vi è stata alcuna violazione del principio ‘pacta sunt servanda’ né una modifica, in senso retroattivo, di una regolamentazione di tipo pattizio”. “Vieppiù - ha aggiunto - in considerazione del fatto che la disposizione è destinata ad esplicare i propri effetti riguardo ai provvedimenti di decadenza, di revoca o di risoluzione delle concessioni adottati in data successiva al 31 dicembre 2019”.
“In conseguenza delle disposizioni impartite dal nostro Ministero ai concessionari nello scorso mese di novembre, i programmi di manutenzione ordinaria, per l’anno 2020, contemplano un significativo incremento di spesa rispetto agli anni precedenti, che è attualmente previsto in 1 miliardo di euro, con una variazione percentuale in aumento, rispetto ai valori medi degli anni precedenti, di circa il 30%”, ha poi aggiunto la ministra delle infrastrutture.
Infine il colosso assicurativo tedesco Allianz, tra gli azionisti internazionali di Autostrade per l'Italia, ha presentato alla Commissione Europea un esposto contro la modifica unilaterale dei contratti di concessione autostradale introdotta dal governo italiano con il decreto Milleproroghe, che apre la strada all'ipotesi di revoca della concessione della società.
Sul provvedimento è intervenuta in audizione anche la società Anas. Il Milleproroghe prevede infatti, in caso di revoca di concessioni, l’affidamento temporaneo ad Anas in attesa del nuovo affidamento. L’amministratore delegato Massimo Simonini ha spiegato che la società “è in grado di affrontare qualsiasi compito richiesto dal Governo, come ha già fatto con le strade rientrate dalle Regioni e dalle Province, 3 mila km lo scorso anno e circa 3.500 per il 2020”.