Economia
Mps, Profumo presenta appello: chiede l'assoluzione piena
Dopo la sentenza di primo grado che lo coinvolge come ex presidente della banca senese
Il collegio difensivo di Alessandro Profumo ha depositato oggi la richiesta di appello con la richiesta di assoluzione piena dopo la sentenza di primo grado che lo coinvolge come ex presidente di Mps. Le motivazioni dell'appello derivano dalla constatazione delle motivazioni della sentenza di primo grado sono articolate su omissioni di documenti delle Autorita' vigilanti e delle testimonianze di tecnici delle stesse Autorita', oltre a errori palesi nella lettura dei bilanci.
Da tali documenti e testimonianze da parte delle Autorita' Vigilanti emerge con chiarezza - si sostiene - che la condotta del nuovo management Mps (Fabrizio Viola amministratore delegato e Alessandro Profumo presidente) si e' caratterizzata per una informazione al mercato corretta e trasparente. Gli avvocati di Profumo chiedono alla Corte di appello 'una sentenza di assoluzione perche' il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto' e 'l'annullamento della sentenza di primo grado', secondo i motivi di appello visionati da Radiocor. Sulla stessa linea anche le richieste della difesa di Viola.
Per i legali di Profumo 'tali richieste derivano dalla constatazione di motivazioni della sentenza di primo grado articolate su, omissioni di documenti delle Autorita' Vigilanti e deposizioni dei loro funzionari, oltre a numerosi errori di carattere tecnico nella lettura dei bilanci' di Mps. In particolare, per quanto riguarda i documenti e le testimonianze da parte delle Autorita' Vigilanti, la difesa sottolinea che da questi 'emerge con chiarezza che la condotta del nuovo management Mps (Fabrizio Viola, amministratore delegato e alessandro profumo, presidente) si e' caratterizzata per una informazione al mercato corretta e trasparente'. Si citano a conferma di questo la posizione costantemente assunta da Consob circa la piena trasparenza della condotta tenuta dal 'nuovo' management di Banca Monte dei Paschi di Siena che emerge - fra le altre - dalla testimonianza resa in data 12 settembre 2019 dalla dirigente Maria Antonietta Scopelliti, che ha svolto il proprio incarico presso la Divisione Mercati di Consob dal 2000, divenendone responsabile dal 2013.
La dirigente ha riferito che la diffusione dei prospetti proforma avrebbe 'garantito l'ostensione al mercato di tutti i necessari elementi conoscitivi', come indicato a pagina 220 e anche a pagina 64 della sentenza di primo grado. Per la difesa, la testimonianza in data 12 settembre 2019 della dottoressa Scopelliti e' richiamata dal Tribunale che ne da' atto in sporadici passaggi - comunque non riportati ne' tantomeno approfonditi.
Inoltre, dalla lettura delle motivazioni della sentenza di primo grado, per i legali di Profumo, 'di particolare gravita' risulta l'errore di calcolo della contabilizzazione "a saldi chiusi" negli anni 2008, 2009, 2010 e 2011 "per totali 445,5 milioni di euro", invece che 104,2 milioni” dei derivati Alexandria e Santorini, 'come correttamente rilevato da Banca d'Italia e Bce nella lettura dei bilanci e dai prospetti proforma”. Con riferimento a questo punto, si ritiene che 'tale errore e' dovuto alla somma degli impatti di contabilizzazione a saldi chiusi del patrimonio netto nei vari anni. Operazione senza alcun senso, in contraddizione con la nozione elementare di contabilita' secondo cui il patrimonio esposto a bilancio in un dato anno e' la risultante di tutti gli anni passati.
In questo modo risulta del tutto insussistente l'argomentazione del Tribunale circa un 'buco' di 445,5 milioni, e l'impossibilita' della banca a coprire tale perdita con la conseguenza di un aumento degli importi dei Monti bond, gia' giunti a livello massimo consentito'. Sui derivati, inoltre, per la difesa, la sentenza sistematicamente ignora la scoperta di Viola-Profumo delle perdite nascoste attraverso i due veicoli, solo in seguito definiti Cds. Si tratta di un elemento di forte discontinuita' con la precedente gestione che le aveva occultate. Tale scoperta, continua la difesa, consente il corretto rilevamento a bilancio delle perdite a prescindere dalla modalita' di contabilizzazione (a 'saldi aperti' o a 'saldi chiusi'), come piu' volte indicato dalle Autorita' di Vigilanza.
In particolare, con il restatement del 2013 venne fornita - in accordo con le Autorita' di Vigilanza (si veda il Documento Congiunto Banca d'Italia/CONSOB/IVASS n. 6 - 8 marzo 2013) - una informazione societaria corretta sul piano economico (disvelamento delle perdite in precedenza occultate) e trasparente sul piano contabile. In questo contesto la contabilizzazione a saldi aperti mantenuta dal nuovo management perde qualsiasi valenza ingannatoria perche' non funzionale all'occultamento delle perdite (perche' disvelate in modo chiaro e trasparente), smentendo di fatto qualunque congettura in ordine a inesistenti continuita' gestionali.
Quindi, per quanto riguarda le comunicazioni sociali, per la difesa di Profumo, 'non sono affette da alcun profilo di falsita' e sono irriducibili al modello legale perche', "essendo il linguaggio dei bilanci un linguaggio convenzionale, la falsariga normativa fornisce un'insostituibile chiave di lettura". Il bilancio di esercizio e' 'vero e reale', com'e' stato scritto, 'non perche' esprima una inesistente realta' obiettiva aziendale sottostante", ma perche' aderisce all'applicazione delle norme convenzionali che il diritto gli fissa'. Infine, continuano i legali, 'l'impianto accusatorio fa emergere un atteggiamento del giudice da interprete in creatore della legge, laddove in particolare disquisisce sulla adeguatezza intrinseca dei principi contabili IAS/IFRS o OIC e ritiene che i medesimi non siano corretti, invece che limitarsi a controllare se agli stessi il redattore del bilancio si sia conformato'.
Il 15 ottobre 2020 Alessandro Profumo e Fabrizio Viola sono stati condannati a sei anni di reclusione una multa di 2,5 milioni ciascuno per le accuse di aggiotaggio e false comunicazioni sociali (in relazione alla prima semestrale 2015 della banca). Il processo riguarda la presunta rappresentazione non corretta nei conti della banca senese dei derivati Alexandria e Santorini (che erano stati sottoscritti da Mps con Deutsche Bank e Nomura dalla precedente gestione, quando presidente dell'istituto era Giuseppe Mussari) nei bilanci 2012, 2013 e 2014 e nella prima semestrale 2015.
Viola e Profumo sono stati ai vertici della banca dal 2012 al 2015. Per la procura di Milano, che aveva chiesto l'assoluzione per i manager, i derivati furono sottoscritti per coprire una perdita di 2 miliardi di euro derivante dall'operazione di acquisto di Antonveneta. Il tribunale di Milano ha anche dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione in relazione all'accusa di false comunicazioni sociali per l'anno 2012 e ha assolto gli imputati perche' 'il fatto non sussiste' in merito ai bilanci 2013 e 2014.