Economia
Mps ko. UniCredit in calo. In borsa scommesse sul risiko per il 3° polo
La reazione degli investitori sulla privatizzazione del Monte dopo lo stop. Ko anche Carige. Morgan Stanley rilancia l'opzione BancoBpm per UniCredit
Non solo: il piano "stand alone" presentato in gennaio dall'amministratore delegato del Monte Guido Bastianini, per cui ora qualcuno ipotizza l'uscita per dare discontinuità nella gestione a fronte della proroga concessa da Bruxelles al Tesoro, non ha mai ricevuto l'avallo della vigilanza europea guidata dall'italiano Andrea Enria. E' ancora difficile pronosticare quale strada verrà percorsa nel nuovo negoziato con l'Ue e Francoforte. Anche perchè - cosi' raccontano nel Palazzo - a pesare sulla trattativa fallita con UniCredit ha prevalso il timore che l'operazione potesse far scattare l'accusa di aiuti di Stato.
A Palazzo Chigi e al Tesoro non avevano alcuna intenzione di replicare il controverso salvataggio di Popolare di Vicenza e Veneto Banca da parte di Intesa Sanpaolo, costato alle casse dello Stato una cifra superiore ai dieci miliardi di euro. Di certo nel caso della trattativa è risultata incolmabile la distanza tra le parti sui termini dell'accordo: secondo quanto ricostruito, il numero uno del colosso milanese Andrea Orcel ha chiesto un aumento di capitale da ben 6,3 miliardi, giustificato dagli ulteriori accantonamenti necessari sui crediti a rischio. Una richiesta formulata a fronte di una valutazione divergente sulla banca senese.
Orcel sosteneva che la rete degli sportelli di Mps - capaci di generare reddito per seicento milioni netti annui - valesse al massimo 1,3 miliardi di euro. I tecnici del Tesoro avevano fatto stimare dai propri consulenti una cifra oscillante fra i 3,5 e i 4,8 miliardi. Nè c'era un accordo fra le parti sul costo degli esuberi e il personale da ricollocare. Per gli analisti di Morgan Stanley Il fallimento dell'operazione con UniCredit spingerà l'istituto senese a adottare “misure per affrontare i suoi problemi e cioè i rischi legali, il capitale e gli alti costi" andando "avanti con l'aumento di capitale da 2-2,5 miliardi di euro".
Il mancato accordo viene giudicato negativo anche per UniCredit "in quanto il mercato dovrà scorporare dalle attuali valutazioni alcune delle sinergie da fusione già anticipate ma allo stesso tempo se l'operazione non va avanti con Mps, la prospettiva di una combinazione con Banco Bpm riemerge, offrendo simili, se non piu' grandi benefici". Morgan Stanley ricorda che Unicredit-Banco potrebbero trasformare 3,9 miliardi di Dta in crediti fiscali, grazie alla proroga a giugno 2022 degli incentivi sulle fusioni.
Nel complesso gli analisti prevedono che l'esito delle trattative abbia un effetto "negativo" in borsa per Mps, "leggermente negativo" per Unicredit e "positivo" per Banco Bpm. A fine giornata il titolo guidato da Giuseppe Castagna sale dello 0,34%, mentre Bper perde lo 0,29%. I due gruppi secondo gli investitori potrebbero più facilmente diventare le protagoniste di altre operazioni di M&A. In particolare, il titolo del terzo gruppo bancario italiano, che ha da tempo espresso interesse a valutare eventuali aggregazioni, è salito di oltre il 30% negli ultimi sei mesi e di oltre l'80% nell'ultimo anno.