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I Poteri Corti – Educazione e comunicazione

di Redazione Corporate

La comunicazione ha un ruolo fondamentale per portare avanti, con maggiore velocità, minor dispendio di energie e risorse di ogni tipo

Educazione e comunicazione: pilastri fondamentali per la crescita sociale e imprenditoriale

Come riportato da Marco Travaglini su L'Identità: educazione e comunicazione sono elementi fortemente caratterizzanti della nostra società, a tutti i livelli, soprattutto in quello imprenditoriale e della consulenza. Non mi riferisco alle spicciole definizioni popolari di tali elementi, ma al loro valore allargato e più ampio. L’educazione non è solo aprire e chiudere una mail o un messaggio scrivendo buongiorno e buona giornata, formalità essenziali e necessarie ad una comunicazione efficace ed empatica, ma, soprattutto, la capacità di educarsi al lavoro nel concetto di team, rispetto dei ruoli e delle mansioni, delle persone, della loro vita e delle loro scelte, propensione all’aiuto e alla collaborazione; per non parlare poi della capacità di chiedere aiuto e saper dire di “no”, elementi altrettanto essenziali e spesso mancanti nella catena della creazione di valore tra le persone, che di quel valore rappresentano il nucleo principale.

Ancor più, la comunicazione ha un ruolo fondamentale per portare avanti, con maggiore velocità, minor dispendio di energie e risorse di ogni tipo, progetti e produzioni di valore in differenti campi e settori, soprattutto in quello dei servizi, dove la componente personale è preponderante e la produzione e l’erogazione del servizio coincidono con la sua fruizione, mettendo insieme chi lo crea e distribuisce con chi ne beneficia.

È quindi evidente, in un Paese come il nostro, fatto di polemiche, invidie e sempre più incline al complottismo, come l’atteggiamento e l’approccio ad una comunicazione educata ed efficace siano fondamentali. Per esperienza e studi personali, sono convinto che raccontare e far comprendere queste accezioni, ampie, dei concetti di educazione e comunicazione a tutte quelle persone tendenti ad assumere stili troppo spesso genitoriali, immaginando di essere capi novecenteschi che ormai non c**a più nessuno, oppure ad avere approcci e modalità di vita deresponsabilizzanti e spesso fanciulleschi,  che non portano ad alcun risultato per sé stessi, né per gli altri, sia di fondamentale importanza.

Sto parlando della Teoria dell’Io del noto psicologo Eric Berne e di tutte quelle considerazioni sull’uso efficace di pensieri, emozioni e sensazioni, che producono modelli di comportamento e comunicazione diversi. Secondo questa teoria, molto pratica e sempre valida, in ognuno di noi vi è un adulto, un genitore e un bambino e, spesso, gli ultimi due prendono il sopravvento sul primo generando conflitti nei rapporti e forte mancanza di empatia comunicativa. La teoria è molto importante per capire quanto comportamenti e comunicazione siano capaci di incidere, molto di più di tanti altri fattori tecnici, nella produttività e nella creazione del benessere tra imprenditori, familiari o amici. Ma chi, veramente, riflette e ragiona su questi temi, in un Paese diviso tra l’intelletto dei salotti di sinistra e la pragmaticità, spesso solo tattica, della destra? “Ai posteri, l’ardua sentenza”.