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Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi, presentato il Rapporto sull’economia globale

"Un mondo sempre più fragile". Presentato il XXV Rapporto sull’economia globale e l’Italia di Intesa Sanpaolo e del Centro Einaudi

L’Auditorium del grattacielo di Torino di Intesa Sanpaolo si è prestato questa mattina come scenario per la presentazione del XXV Rapporto annuale sull’economia globale e l’Italia, rapporto storicamente curato dal professor Mario Deaglio per conto del Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi, che per la prima volta in venticinque anni si confronta con le problematiche complesse derivate da una crisi sanitaria.

Il rapporto di quest’anno, infatti, analizza quanto accaduto nei mesi passati con l’obiettivo di cogliere le tendenze future, ragionare sulle lezioni apprese e indagare le nuove opportunità. Perché, come sappiamo, la diffusione del Covid-19 e le diverse ondate di contagio reiterate nei mesi hanno portato a cambiamenti sostanziali nell’economia di tutti i Paesi, modificando gli equilibri e i rapporti di forza su scala globale.

La giornata di lavori all'interno dell'Auditorium è stata aperta da Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, e da Beppe Facchetti, presidente del Centro Einaudi. Il rapporto è stato poi presentato nel dettaglio da Deaglio, professore emerito di Economia Internazionale dell'Università di Torino, seguito dagli interventi di Giorgio De Rita, segretario generale del Censis, Anna Gatti, professoressa di Practical Digital Transformation della Sda Bocconi e direttrice del Lift Lab, Giovanna Nicodano, professoressa di Economia Finanziaria dell'Università di Torino e del Collegio Carlo Alberto e Nathalie Tocci, direttrice dell'Istituto Affari Internazionali.

"La velocità della ripartenza dipenderà dall’evoluzione dell’epidemia e dalla capacità di impiegare efficacemente i fondi messi a disposizione dalla UE con l’approvazione del programma di aiuti", ha spiegato Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo. "Le attese sono per una ripartenza dai toni vivaci. L’implementazione del programma di rinascita europeo vedrà al proprio fianco il sistema bancario con l’importante ruolo di allocare efficientemente le risorse e aiutare i cittadini a smobilizzare i risparmi, accumulati in forma liquida per l’incertezza, verso investimenti profittevoli capaci di generare un impatto sociale durevole e di favorire una crescita sostenibile ed inclusiva".

"Nei confronti delle imprese", ha continuato Gros-Pietro, "il compito delle banche nel nuovo scenario non sarà solo quello di erogare credito, ma anche di accompagnarle nell’accesso a fonti di finanziamento alternative con particolare attenzione al capitale di rischio, utile per consentire alle imprese l’investimento in innovazione necessario ad affrontare il cambiamento messo in atto dalle sfide globali e non solo dalla pandemia, che in sostanza ha accelerato un processo di trasformazione già in atto".

Viviamo in un mondo sempre più fragile e, parafrasando uno dei paragrafi del rapporto, la pandemia ha portato via molte certezze. Partendo da questo presupposto, lo studio va a esaminare i temi fondamentali del nostro sistema alla luce delle trasformazioni indotte dall’emergenza, fra cui le nuove organizzazioni del lavoro, la sostenibilità necessaria per la crescita dei mercati finanziari e la nuova coesione europea data dalla Next Generation EU. Oggetti di riflessione privilegiati anche gli equilibri internazionali, i successi scientifici senza precedenti dell'ultimo anno e, per concludere, l’analisi della situazione economica e sociale italiana.

Dopo vent’anni di stagnazione, infatti, l’Italia ha oggi per la prima volta la possibilità e le risorse necessarie per attuare una trasformazione dell’industria verso il green e il digitale. Tutto questo, come ribadito in ogni dibattito degli ultimi mesi, potrebbe essere reso possibile dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, grande opportunità – per chi saprà coglierla – nel momento del bisogno. Ora più che mai, l’Italia ha bisogno di investimenti strategici, quali ripartizione del capitale in infrastrutture, ricerca e innovazione, senza dimenticare la formazione dei nuovi talenti e il reskilling dei vecchi.

“Questo potenziale è straordinario, come dimostra la competitività inalterata della manifattura italiana, la ripresa dell’edilizia, la ritrovata solidità del sistema bancario, pur in un anno terribile”, cita la nota a cura di Deaglio. “Di riforme però hanno bisogno non solo le imprese, ma anche le persone. Ovunque nel mondo, la pandemia ha esacerbato le ingiustizie e colpito in modo più pesante i più deboli. In Italia, ciò si è tradotto in un ulteriore infragilimento del lavoro, in un sostanziale passo indietro dal punto di vista reddituale e di partecipazione al mercato del lavoro delle donne, in un inasprimento dei divari fra il Nord e il Sud del Paese esteso, questa volta, a esiti educativi che segneranno giovani e giovanissimi per gli anni a venire”.

“L’Italia è un microcosmo di tanti piccoli problemi che devono essere affrontati, altrimenti rischiamo, come successo con tanti Governi passati, di parlare in generale e poi non riuscire ad andare avanti”, ha commentato Deaglio durante il suo intervento. “L’effetto pandemia in Italia ha portato il PIL in discesa al 9% nel 2020, con circa 160 miliardi di euro in meno. Il reddito delle famiglie è sceso solo del 2,5%. Come mai è successo? La storia è molto chiara, l’Italia ha creato debiti, ha ridotto le imposte, ha sostituito risorse alle famiglie. I dipendenti pubblici e i pensionati non hanno subito riduzioni, alcuni settori hanno avuto aumento di domanda e quindi è aumentata la produzione, e quindi sono stati colpiti soprattutto i settori più fragili, per esempio distribuzione e ristorazione, e i lavoratori più deboli, come dimostrato dal caso del lavoro femminile”.

“Il danno però non è questo, arriva dopo”, conclude Deaglio. “Perché tutte le famiglie, non sono quelle legate ai settori più deboli, hanno drasticamente ridotto i consumi, intorno al -10%. Questo è il problema che bisogna indagare nel momento in cui si parla di ripartenza. Tutti hanno paura del futuro e se non superiamo questa paura collettiva non verremo a capo del problema. Non basta tornare al punto di prima. Le imprese deboli vanno rinvigorite e aiutate a trasformarsi e le banche sono qui per questo. Così come le categorie fragili sul lavoro vanno rese meno fragili”.

In questo scenario complesso, così come evidenziato in apertura dal presidente Gros-Pietro e sottolineato dal professor Deaglio, si auspica che la ritrovata solidità delle banche italiane possa svolgere un ruolo fondamentale per riprogettare le dinamiche di consumo e investimento e iniziare a guardare con più fiducia al futuro.

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