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Libero e la sfida dell’autorevolezza nell’era digitale

di Francesca Biasone, Claudia Mosca e Sofia Gabbanini

Senaldi (Libero): "Il giornalista deve avere ancora oggi una gran voglia di capire il mondo"

Libero: 23 anni di autorevolezza con spirito corsaro; intervista al Condirettore Pietro Senaldi

Il giornale Libero, fondato ventitré anni fa da Vittorio Feltri (attuale Direttore Editoriale), si è imposto nel panorama editoriale italiano come una voce autorevole e indipendente, imparando a muoversi in un ambiente sempre più complesso. Nell'intervista rilasciata ad affaritaliani.it, il Condirettore Pietro Senaldi ha spiegato come Libero sia riuscito a mantenere intatta la propria identità di giornale autorevole senza rinunciare al suo "spirito corsaro".

Come rivela il Condirettore, il cammino di Libero è iniziato con poche risorse e numerose sfide, ma negli anni, grazie a scommesse ben giocate sulla linea editoriale e sulle persone, è stato facile guadagnare una sempre maggiore autorevolezza. Senaldi spiega che sin dall'inizio Libero ha creduto nell'importanza delle relazioni per ottenere notizie di rilievo; un forte spirito intraprendente ed irriverente ha permesso di avvicinare un pubblico crescente ed aumentare il livello di fiducia nella testata, assicurando ai lettori opinioni reali e basate su una solida conoscenza della realtà.

L’intervista di affaritaliani.it a Pietro Senaldi, Condirettore di Libero

 

 

A fronte di una concorrenza spietata, come quella del mondo editoriale di oggi, come si tiene alta l’asticella? 

"La concorrenza è spietata in tutti i settori", ha dichiarato Senaldi. "Si dice che in un giornale si può sbagliare tutto tranne la linea. Noi abbiamo avuto la fortuna di azzeccare spesso e volentieri la linea editoriale, che è la tua identità. Se la tua identità è forte, la gente può condividerla, e così ti premia".  

Cosa risponde a chi sostiene che la vostra è una linea editoriale "aggressiva"? 

"La nostra linea editoriale è aggressiva. Ma secondo me questo è un complimento, non una critica. Il giornalismo paludato secondo me è più insidioso e disonesto di quello aggressivo, perché si traveste da obiettività per poi comunicarti, o meglio instillarti, le proprie idee. Noi non ci travestiamo: diciamo chiaramente quel che siamo. C’è chi ci dice aggressivi? Io direi più onesti". 

Secondo lei quali sono ad oggi le competenze che deve avere un giornalista, anche per entrare in Libero? E cosa è cambiato rispetto al passato? 

"Rispetto al passato, secondo me non è cambiato molto. Certo è che ci sono i social e che il mondo digitale e quello di internet hanno assunto un importanza straordinaria; quindi, ci sono competenze tecnologiche che è bene possedere", ha raccontato Senaldi. "Tuttavia, gli strumenti principali del mestiere sono sempre gli stessi e non sono tecnologici: il giornalista deve avere ancora oggi una gran voglia di capire il mondo". 

Per quanto riguarda il digitale, sul 100% dei vostri investimenti, quanto vale? 

"Il digitale è molto importante, la maggior parte delle assunzioni recenti le abbiamo fatte sul digitale. Al momento, l’autorevolezza della carta stampata ancora non è stata superata dal digitale. Però non è detto che un domani le cose non cambieranno". 

In riferimento proprio alla carta stampata e alla possibilità che quest'ultima scompaia da qui a 10 anni, Senaldi ha risposto: "Bisogna sempre guardare a quello che succede fuori. In America, ad esempio, sono 20 anni avanti rispetto a noi in tutto. In America ci sono i giornali su carta stampata? Sì. Allora credo che in Italia tra 20 anni ci saranno ancora giornali di carta stampata". 

Infine, vogliamo dare un messaggio a tutti gli studenti o ai neolaureati che vogliono approcciare questa professione? 

"Questa è una professione molto dura e diversa rispetto a come uno se la immagina. Non passi il tempo a girare il mondo o a conoscere gente interessante. Devi studiare, devi documentarti. Non è nemmeno una professione in cui le prospettive di guadagno sono straordinarie. È una professione che richiede anche molti sacrifici, perché non ci sono orari e devi essere sempre sul pezzo. Quindi, per diventare giornalista, devi sicuramente essere animato da una grandissima passione. I lati positivi ci sono sicuramente: è stimolante intellettualmente, divertente e poco ripetitivo. È un lavoro che ti dà moltissime cose".