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Mutuo a tasso fisso o variabile: vantaggi e svantaggi
Bastano poche e mirate considerazioni per capire i vantaggi e gli svantaggi di entrambe le opzioni e arrivare a individuare la soluzione più conveniente
Mutuo a tasso fisso o variabile: le differenze
Mutuo a tasso fisso o variabile? Questa è la grande domanda che si affronta quando si chiede un finanziamento per l’acquisto della casa. Un dubbio che a molti può sembrare amletico: in realtà bastano poche, mirate considerazioni per mettere in luce i vantaggi e gli svantaggi di entrambe le opzioni, individuando la soluzione più conveniente per ciascuno. Non c’è infatti una risposta univoca a questo interrogativo: molto dipende dall’andamento dei mercati finanziari, ma altrettanto conta l’inclinazione al rischio da parte della singola persona. Certo è che dal 2021 si sente parlare con una certa insistenza di un possibile rialzo dei tassi di interesse: che valutazioni fare di conseguenza sul tasso fisso o variabile?
Innanzitutto bisogna chiarire che differenza c'è. Nel primo caso, si paga una rata (di solito mensile) costante nel corso del tempo, che viene stabilita quando si stipula il finanziamento. Tutto dipende dal costo del denaro in quel preciso momento: l’indice di riferimento da considerare è l’Irs. Il costo della prima rata sarà uguale a quello dell’ultima, anche se nel frattempo sono passati venti o trent’anni, a seconda della durata prevista dal finanziamento (salvo che non si sia deciso di apportare delle modifiche in corso d’opera, tramite surroga del mutuo). Se si sceglie invece il tasso variabile, come suggerisce il nome stesso, la rata varia nel corso del tempo in base all’andamento dei mercati finanziari. A determinare la portata delle oscillazioni è un altro parametro di riferimento, solitamente l’Euribor. Insieme allo spread stabilito dalla banca, l’Irs e l’Euribor determinano il costo finale del mutuo, il cosiddetto TAN (Tasso Annuo Nominale).
Valutazioni sul tasso fisso e sul tasso variabile: pro e contro
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi delle due opzioni? Da un lato il tasso fisso mette il mutuatario al riparo da eventuali aumenti della rata da pagare, permettendogli di avere ogni mese la certezza dell’importo. Un vantaggio indubbio, per chi ama programmare e non è propenso al rischio. Dall’altro lato il tasso variabile consente di approfittare dei periodi in cui il costo del denaro è minore: in questi casi la rata si abbassa, favorendo il risparmio. Il rischio è quello di ritrovarsi a pagare più del previsto, a causa dell’andamento negativo dei mercati finanziari. Quale soluzione scegliere? Innanzitutto, entrambi i tassi di interesse da parecchi anni si aggirano intorno allo zero, quindi sono tutti e due molto convenienti. Uno sguardo al passato può essere utile a capire meglio: tra il 2007 e il 2008 avevano raggiunto addirittura il +5,00%. In quel periodo aveva senso valutare attentamente la scelta del tasso variabile perché, a fronte di una maggiore incertezza, lasciava comunque la speranza di un costo del denaro altalenante oppure in calo, rispetto a un tasso fisso molto elevato. Oggi siamo intorno ai minimi storici: si sente parlare di rialzi, è vero, ma si tratta comunque di oscillazioni minime e la situazione non cambierà presumibilmente almeno per tutto il 2022.
Quando conviene il tasso fisso?
Che cosa fare allora? Attualmente la scelta del tasso fisso è decisamente conveniente. Assicura una rata costante nel tempo a un costo del denaro molto basso. Non si corrono rischi e si paga il mutuo casa con la serenità di aver fatto una scelta assolutamente vantaggiosa. A tal proposito, vi consigliamo di dare un’occhiata all’ottimo sito specializzato nella comparazione dei mutui Telemutuo.it.
Quando conviene il tasso variabile?
Si possono però individuare delle situazioni in cui può essere conveniente il tasso variabile, considerando tra l’altro che le proiezioni specifiche dell’Euribor non segnalano eccessivi rialzi almeno fino al 2026. Sono i casi in cui la durata effettiva del mutuo (attenzione: non la lunghezza del contratto che viene stipulato) sarà breve: dato che proprio nei primi anni di finanziamento si paga una maggiore quota di interessi, ha senso scegliere il tasso più basso possibile, anche se variabile. Qualche esempio? Se si prevede di rivendere la casa entro una decina d’anni, quella sarà la vita reale del finanziamento. Lo stesso discorso vale se si pensa di estinguere anticipatamente il debito, prevedendo un incasso di liquidità.