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Nomisma, presentato lo studio “Il ruolo delle autostrade per lo sviluppo del paese”
Capobianco (Nomisma): “Necessario adottare soluzioni per la copertura economica degli investimenti e l’adeguamento della manutenzione in base ai nuovi standard tecnici e normativi”
Nomisma, illustrati i risultati dello studio sul ruolo economico delle autostrade: il trasporto su gomma si conferma pilastro fondamentale per lo sviluppo del Paese
Lo studio “Il Ruolo delle autostrade per lo sviluppo del Paese”, condotto da Nomisma con il supporto scientifico di Aiscat, è stato presentato oggi presso la sede dell'Associazione della Stampa Estera in Italia da Francesco Capobianco, Head of Public Policy di Nomisma alla presenza di Roberto Tomasi, Amministratore Delegato di Autostrade per l’Italia.
L'analisi ha messo in evidenza il ruolo cruciale del sistema autostradale italiano nel contesto del trasporto nazionale, confrontandolo con i modelli adottati in altri Paesi europei. Durante la presentazione dei risultati della ricerca è emerso inoltre, un dato significativo: le autostrade italiane non solo si distinguono per la loro complessità e l'alto livello di utilizzo, ma risultano anche le meno onerose in Europa.
Il trasporto su gomma si conferma un pilastro fondamentale per il progresso economico e sociale del Paese, dimostrandone l'importanza sia per la mobilità delle persone che per il trasferimento delle merci. Su un totale complessivo di oltre 881 miliardi di passeggeri-km, quasi il 90% degli spostamenti avviene su strada. Una predominanza analoga si riscontra nel settore delle merci: su 582,1 miliardi di tonnellate-km movimentate, oltre l'87% transita su rete stradale.
Questo sottolinea il ruolo cruciale del sistema autostradale come asse portante della logistica nazionale, sia nell'attuale contesto che nelle prospettive future. Gli scenari previsti per il 2030 e il 2050 confermano, anche a livello europeo, il contributo decisivo del trasporto su gomma, con previsioni di crescita dei volumi di traffico dal 2015 al 2030 del 14% per i passeggeri e del 31% per le merci.
Nonostante la maggiore complessità che caratterizza la rete autostradale italiana, le tariffe applicate nel nostro Paese risultano più competitive rispetto ai principali sistemi di pedaggio europei, come quelli di Spagna, Francia e Portogallo. In particolare, le tariffe per i veicoli leggeri in Italia sono le più basse in assoluto e hanno registrato un incremento minimo nel tempo.
Secondo uno studio comparativo realizzato da Oxera nel 2016 e aggiornato dall'Osservatorio CPI nel 2018, l'Italia si distingue per il rapporto euro cent/km più basso tra i Paesi con autostrade a pedaggio. Per esempio, un viaggio autostradale di circa 650 km in auto vede il pedaggio incidere per poco più del 10% sul costo complessivo del viaggio, una percentuale che si riduce all'8% per il trasporto merci.
“Il sistema autostradale italiano rappresenta un comparto vitale per l’economia nazionale”, ha dichiarato Francesco Capobianco, Head of Public Policy di Nomisma. “Per questo è necessario individuare e adottare soluzioni capaci di garantire la copertura economica degli investimenti e l’adeguamento delle spese di manutenzione in base ai nuovi standard tecnici e normativi. Garantendo un giusto equilibrio tra le esigenze non più rinviabili di investimenti per l’intero comparto autostradale e la sostenibilità delle tariffe per l’utente, occorre individuare strumenti a supporto degli investimenti”.
A tal proposito, il lavoro di Nomisma prende in esame diverse soluzioni, anche cumulative, che consentano di legare il riequilibrio tariffario alla vita utile delle infrastrutture che si andranno a realizzare e rigenerare, garantendo un equilibrio in termini di costi tra generazioni attuali e generazioni future.
Nel 2023, l'Italia ha raggiunto un nuovo record di traffico autostradale con oltre 86,6 miliardi di veicoli-km percorsi, confermando la crescente attrattività della sua rete. Analizzando le categorie di veicoli che attraversano le autostrade nazionali, lo studio di Nomisma evidenzia che più di tre quarti del traffico è costituito da veicoli leggeri, una tendenza in costante crescita fin dal 1976.
La rete autostradale italiana, oggi, registra un livello di utilizzo sei volte superiore a quello degli anni Settanta, con 65,7 miliardi di chilometri percorsi da veicoli leggeri e 20,9 miliardi da veicoli pesanti. Negli ultimi dieci anni, il traffico passeggeri ha visto un incremento del 13%, un dato ben superiore alla media generale del 4%, mentre il traffico merci è cresciuto del 24%, superando il 21% di aumento registrato in altri settori.
La rete autostradale italiana si distingue per un elevato grado di complessità e anzianità rispetto a quelle degli altri principali Paesi europei. Il suo nucleo originario, composto da 260 km, risale agli anni Venti del Novecento, mentre il periodo di maggiore espansione si è avuto negli anni Sessanta, quando furono costruiti ben 1.300 km in soli dieci anni.
Tuttavia, lo sviluppo si è praticamente fermato alla fine degli anni Settanta, lasciando l'Italia con una rete in cui oggi il 50% delle tratte risale a prima del 1970, rendendola la più vecchia d'Europa. Oltre alla sua vetustà, la rete italiana è anche la più intensamente utilizzata, con una media giornaliera teorica di quasi 44.000 veicoli, circa il 40% in più rispetto alla Francia e oltre il doppio rispetto alla Spagna.
La complessità della rete autostradale italiana è amplificata dalla particolare conformazione geomorfologica del territorio, che ha reso necessaria la costruzione di numerosi ponti, viadotti e gallerie. Con circa 1.200 km di ponti, l'Italia dispone di una rete tre volte più estesa rispetto ai 260 km della Germania e ai 320 km della Spagna.
A questo si aggiungono 500 km di gallerie, equivalenti a metà di quelle presenti sull'intero territorio europeo. Nonostante le numerose sfide legate alla gestione e al mantenimento di una rete così complessa, la sicurezza resta una priorità fondamentale. Infatti, pur registrando un traffico cresciuto del 190% rispetto al 1970, il numero di vittime è stato ridotto di circa il 75%.
Le peculiarità della rete autostradale italiana rendono indispensabili interventi di ammodernamento e potenziamento. Lo studio condotto da Nomisma evidenzia l'urgenza di investimenti significativi, non solo per rinnovare le infrastrutture più datate, ma anche per adattare la capacità di trasporto alle esigenze di un traffico sempre crescente.
Tra il 2009 e il 2021 sono stati investiti complessivamente 20,7 miliardi di euro nella rete autostradale, con una progressione costante che ha raggiunto il picco nel 2022, quando sono stati stanziati oltre 2,5 miliardi di euro. Contestualmente, la manutenzione ha registrato una spesa media annuale di circa 768 milioni di euro, per un totale di 10 miliardi di euro nello stesso periodo, tra il 2009 e il 2022.
Nonostante i significativi sforzi economici compiuti, emerge chiaramente un divario tra gli investimenti previsti e quelli effettivamente realizzati. Per quanto riguarda le risorse necessarie, il fabbisogno urgente per la rete autostradale è stimato tra i 40 ed i 50 miliardi di euro a partire dal 2024, una somma che solo in parte sarà coperta da finanziamenti pubblici.
Questi importi rappresentano meno del 5% del costo stimato per costruire da zero una nuova rete autostradale o un'alternativa equivalente, ma il loro impiego porterebbe benefici tangibili e significativi all'intero sistema economico e produttivo del Paese.
L’intervista di Affaritaliani a Francesco Capobianco, Head of Public Policy di Nomisma
A margine dell’evento, Francesco Capobianco ha dichiarato: “I principali risultati emersi dallo studio condotto da Nomisma, in collaborazione con Aiscat, evidenziano una rete autostradale altamente vetusta, con traffico molto intenso e con un livello di complessità unico, non paragonabile a quello degli altri Paesi europei. È stato inoltre rilevato un fabbisogno di investimenti ancora ampiamente insoddisfatto. Per questo motivo, è necessario individuare soluzioni adeguate affinché un'infrastruttura di fondamentale importanza, sia per la qualità della vita dei cittadini che per il sistema produttivo nazionale, possa essere rinnovata e ripensata in una prospettiva futura”.
Capobianco ha affermato che l'orizzonte temporale delle concessioni, in alcuni casi, non risulta adeguato rispetto all'entità dei lavori necessari. Senza interventi congiunti da parte del settore pubblico e privato, si rischierebbe inevitabilmente un aumento dei costi. Questo, per quanto riguarda l'utenza, rappresenta un'eventualità che va assolutamente evitata. “Per prevenire tali conseguenze” ha proseguito Capobianco, “è fondamentale individuare nuovi punti di equilibrio, in particolare ridefinendo la durata delle concessioni in modo più adeguato alle esigenze degli interventi richiesti”.
“Il sistema autostradale nazionale si caratterizza per la presenza di concessionari privati che gestiscono la maggior parte della rete, mentre alcuni tratti rimangono sotto gestione pubblica. In questo contesto, le sinergie possono svilupparsi attraverso diverse modalità: dalla definizione di meccanismi di proroga, all'introduzione di strumenti come il cross-financing tra operatori, fino alla creazione di un fondo pubblico dedicato a finanziare progetti di interesse collettivo. Altre soluzioni più tecniche potrebbero essere considerate per colmare il gap che la rete italiana presenta rispetto ai principali competitor europei, in particolare sul piano della vetustà delle infrastrutture. L'obiettivo è evitare che si ripetano eventi tragici, come il crollo del ponte Morandi, e garantire una rete moderna e sicura per il futuro” ha poi concluso Capobianco.