Economia
Open Fiber, quei troppi KO della rete. Il nuovo report Infratel
Open Fiber, il nuovo report Infratel (ovvero del Mise) sulla qualità della rete di Open Fiber è impietoso
Ma è altrettanto naturale che se già così il piano AccessCo non è stato vidimato dall’Italia e dall’Europa, a maggior ragione non ci sarebbero possibilità se l’unico soggetto attivo rimanesse Tim, con una piccola partecipazione di Kkr e di Fastweb.
L’idea che Affaritaliani.it ha rilanciato (https://www.affaritaliani.it/economia/tim-open-fiber-addio-rete-unica-draghi-ascolta-le-perplessita-ue-738638.html) è che l’ex-Sip potrebbe conferire in FiberCop tutta la rete, e non solo quella secondaria, quotando in borsa o vendendo al migliore azionista il capitale.
L’alternativa rimane il fatto che tutti gli operatori, preso atto del fatto che nelle zone bianche per i prossimi anni i guadagni saranno nulli e le spese sostanziose, dovrebbero unire le forze, sotto la guida del governo, per garantire a tutti una connessione degna di questo nome. D’altronde, quando parliamo di zone bianche non parliamo di sperduti paesini sugli Appennini che vogliono poter vedere serie tv in streaming su Netflix, ma anche di ampie zone a ridosso dei grandi centri urbani che spesso occupano fabbriche campioni del nostro sistema produttivo.
Portare negli stabilimenti connessioni degne di questo nome significa aiutare la seconda manifattura d’Europa a svecchiarsi e a diventare ancora più efficiente, innovativa, funzionale. Tutti ragionamenti che sembrano essere stati colti nel Pnrr ma che ancora non vengono messi in pratica. Ma bisogna farlo quanto prima.