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Orcel: "Unione bancaria in Europa? Troppe regole che fanno da ostacolo"

di Redazione Economia

Il numero uno di Unicredit tra Unione bancaria, M&a e...

Orcel, il ceo di Unicredit: "Ecco perché è così difficile fare M&a"

Tra M&A e il boom del sistema bancario, Andrea Orcel ha le idee chiare. A pochi giorni dalla presentazione dei conti trimestrali che hanno mostrato un istituto in grande salute (utile netto di 2,6 miliardi di euro, + 23,9% sul 2023 e un valore di borsa che supera 60 miliardi, il Ceo di Unicredit svela i segreti che si nascondono dietro il mondo bancario con un’intervista a Milano Finanza.

Partendo dall’attualità con la tentata Opa della spagnola Bbva su Sabadell, Orcel spiega fin da subito che in pochi capiscono davvero la vera complessità di compiere un'operazione di questo tipo. "Nei sei-nove mesi dopo l'annuncio di un'offerta pubblica può succedere di tutto. Se le azioni salgono, il mercato si aspetta un rialzo. Se scendono, il prezzo offerto viene mantenuto ed è a quel punto eccessivo”, spiega il banchiere.

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“La cosa più difficile in queste situazioni è saper dire di no. Pochi ceo hanno il coraggio e la lucidità di farlo, preservando così le risorse degli azionisti da investimenti sbagliati”, aggiunge Orcel.

Provando a snocciolare, invece, più nel dettaglio, il fatto che in Europa un consolidamento bancario non sta dando segni di progressione, Orcel non ha dubbi: “I target non mancherebbero, ma operazioni straordinarie non stanno succedendo. A mio avviso questo accade in quanto da un lato le valutazioni espresse dal mercato sui target sono eccessive, anche a fronte di una spinta dei tassi che andrà gradualmente ad attenuarsi, dall’altro ci si aspetta premi fuori misura. Questo mix di fattori spiega perché le aggregazioni sono al palo”, dichiara a Milano Finanza.

Riguardo un’aggregazione transfrontaliera in Europa, il vero problema sono le regolamentazioni, come spiega il banchiere. “Alcuni paesi dell'Eurozona pongono forti limitazioni al trasferimento di capitale e liquidità. Quindi le banche attive lì non possono trasferire liberamente risorse a una capogruppo estera o a consociate attive in altre nazioni. Inoltre se un istituto viene acquisito e fuso in un entità legale straniera, non essendo previsto il trasferimento dei fondi, si trova a perdere le contribuzioni fatte al fondo di garanzia locale sui depositi e a doverle riversare nello stato di incorporazione, un altro ostacolo serio”, dice Orcel.