Passa per i Confidi il rilancio del sistema delle garanzie
Sette miliardi di finanziamenti concessi alle imprese ma permangono le debolezze
Sette miliardi di finanziamenti concessi nel 2016 alle micro, piccole e medie imprese italiane, 28 soggetti di matrice confindustriale (12 Confidi vigilati, più 16 non vigilati), oltre cinquecento dipendenti ed un centinaio tra consulenti ed altri operatori. Numeri di tutto rispetto per i Confidi che, pur confermando la propria mission di sostegno finanziario alla crescita delle pmi, chiedono al governo una riforma strutturale per accelerare quel processo d’integrazione frenato dalla situazione congiunturale negativa. Un rafforzamento che passa per la ridefinizione del loro ruolo nella filiera delle garanzie, un maggiore sostegno nell’accesso al credito delle imprese, nonché la semplificazione delle procedure.
Nel 2016 i Confidi hanno garantito complessivamente poco più del 7% dei prestiti alle aziende, mentre l’andamento delle garanzie si è contratto del 5,7% rispetto all’anno prima. Calati del 5% anche i prestiti alle piccole e micro imprese. Un calo che ha interessato anche i finanziamenti da parte di Federconfidi (-7,6%), mentre le garanzie si sono contratte del 2,2%. E’ quanto risulta dall’indagine congiunturale di Federconfidi del sistema confindustriale, presentato oggi a Napoli, secondo cui permangono i punti di debolezza del sistema. Che sono l’eccessiva frammentazione e dipendenza dalle fonti di finanziamento pubblico, la crescente omologazione delle procedure operative a quelle bancarie con la conseguente incapacità di fornire un contributo informativo aggiuntivo, la mancanza di trasparenza sul peso delle sofferenze, la carenza nelle procedure di controllo operate dalle autorità di vigilanza.
“Sentiamo la necessità da parte della Funzione pubblica di portare a compimento l’iter normativo di riforma dei Confidi. Auspichiamo una riforma che, fissando le reali prerogative di questi strumenti e chiarendo meglio il perimetro d’azione, porti un effettivo alleggerimento degli adempimenti burocratici e la riduzione di alcuni costi amministrativi”, ha dichiarato il presidente di Federconfidi, Rosario Caputo nel corso della presentazione dell’indagine da parte di Giorgio Calcagnini, professore ordinario di Economia politica presso l’università di Urbino Carlo Bo.
Caputo ha rivolto un appello anche alle Regioni, affinché possano sviluppare ulteriori operazioni di Tranched Cover, che prevedono anche la partecipazione di un Confidi, al fine di evitare derive bancocentriche. “E’ inoltre fondamentale –ha affermato- ripartire da un dato incontrovertibile: sempre meno Confidi supporteranno un numero sempre maggiore di piccole e medie imprese. La capacità di adattamento alle regole, per quanto repentine nei cambiamenti, rappresenterà la sfida da raccogliere e vincere assieme. Forse con assetti organizzativi e forme giuridiche diverse, ma tutti assieme. Auspico, dunque, lo sviluppo di una capillare ed efficiente rete territoriale collegata sinergicamente ad altre reti ed altri territori. Un processo che io credo possa essere prodromico per realizzare altre e più solide fusioni tra i Confidi. Dovremo, perciò, utilizzare maggiormente il nostro patrimonio di esperienza e di capitali. Una ricchezza umana e monetaria che dobbiamo mettere a presidio della sfida più importante degli ultimi tempi: il nostro rilancio con una diversificata operatività e la sua sostenibilità economica in un contesto che muta continuamente”. Secondo Calcagnini, la forza del sistema dei Confidi risiede ancora nella capacità di raggiungere una fascia di clientela altrimenti non servita dalle banche. Ed ha sottolineato, come si rileva dall’indagine, che per ogni euro di finanziamento ottenuto i confidi localizzati al Nord concedono 55 centesimi di garanzie che salgono a 60 nel Centro-Sud “con un incremento di risorse impegnate dell’8%”.