Economia
Pensioni, ancora al lavoro a 60 anni. Come può un'azienda essere competitiva?
Pensioni, lettera aperta a Salvini di un lavoratore 60enne
Preg.mo Dott. Perrino,
ho letto con attenzione il vs articolo sulle pensioni e l’intenzione del Ministro Salvini di abolire la legge Fornero e dare vita ad una normativa di riferimento che renda possibile l’uscita delle persone anziane dal mondo del lavoro da vive e non da morte. Allego per sua memoria anche la dichiarazione, stesso tema, che Salvini fece alla vigilia delle ultime elezioni politiche. Il primo Consiglio dei Ministri è passato, ma la Fornero è sempre la legge vigente che, dopo anni di indegni privilegi parassitari elargiti dalla classe politica a mani basse, costringe la generazione attualmente a ridosso dei 60 anni a lavorare da vecchi.
Una popolazione anziana al lavoro vuol dire minore competitività, minore motivazione, minore crescita, bassissima simmetria con il mondo di fuori che è fortemente cambiato negli ultimi 20 anni (ho iniziato a lavorare quando il pc ancora non esisteva. Ora ogni singolo processo passa attraverso il pc). Vuol dire anche maggiori costi del lavoro, in rapporto a popolazioni più giovani che quindi sono maggiormente competitive sul mercato globale. Di fronte abbiamo due modelli: quello statico (il nostro) e quello dinamico (dei paesi in cui il ricambio generazionale è più forte). Nell’azienda in cui lavoro ho intorno a me moltissime persone della mia età (60 anni) ed anche superiore. Un collega ha avuto un tumore, un'altra un ictus, uno l’infarto, io stesso l’anno scorso ho avuto una polmonite resistente. Altri si sono operati alle anche, alle ginocchia, ecc..
Come possono le ns aziende recitare un ruolo competitivo? E trascuro gli aspetti umani e il peso che una persona di 60 anni deve sopportare per svolgere le stesse mansioni che effettuava a 25-30. Penso che una società che pianifica correttamente il suo futuro debba operare un giusto ricambio ed anche premiare chi ha tirato il carro per 30, 35, 40 anni, magari dando la possibilità di uscire a qualsiasi età dal lavoro con appropriate riduzioni degli emolumenti spettanti. Comunque credo sia giusto che una persona possa avere diritto al riposo retribuito tra 60 e 62 anni, tranne non decida (perché ricopre posizioni di vertice o svolge lavori massimamente appaganti) di restare oltre. La ringrazio se vorrà inoltrare al Ministro Salvini quanto scrittole e con la speranza che quanto da lui promesso prima delle elezioni possa trovare urgente compimento.
Un saluto cordiale.
Enzo