Pensioni, cosa cambia. Ecco cosa farà il governo. O niente o mazzata
Pensioni, flessibilità in uscita. Ipotesi in campo. Eccole
Perché ad Affaritaliani.it il vice-ministro dell'Economia Enrico Morando ha affermato che non è stato ancora deciso se ci sarà davvero l'intervento sulle pensioni (flessibilità in uscita) e che se ci sarà, comunque, "non sarà sconvolgente" (leggi qui)? La domanda se la pongono in molti, soprattutto dopo gli annunci delle scorse settimane da parte di Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan.
Affaritaliani.it ha cercato di fare due conti e di capire che cosa potrebbe accadere nella Legge di Bilancio. Fonti vicine al dossier pensioni riferiscono che "la partita è complicata e, al di là delle esternazioni sui media, o non si farà nulla o il provvedimento sarà molto limitato e circoscritto". E' vero che il governo ha ottenuto la famigerata ulteriore flessibilità da parte dell'Ue, ma Bruxelles, spinta dal rigore della Germania e dei Paesi del Nord Europa, ha chiesto all'Italia di non mollare un centimetro sulla spending review, visto soprattutto il debito pubblico ancora troppo elevato e che non dà segnali di diminuzione.
Con l'"aiutino" della Commissione il rapporto deficit-Pil dovrà scendere all'1,8% il prossimo anno. Ora, le previsioni per quest'anno, già molto ambiziose, dell'esecutivo vedono il deficit-Pil al 2,2%. Prendendo per buoni questi numeri, serve un calo dello 0,4%, e ogni 0,1 - spiegano fonti del Mef - vale circa 1,5 miliardi di euro. Traduzione: servono 6 miliardi entro il 2017 solo per restare nei parametri Ue anche a valle della maggiore flessibilità.
Attenzione, però, perché a questi vanno aggiunti i 20 miliardi legati alla scorsa Legge di Stabilità per evitare che scattino le clausole di salvaguardia, ovvero l'aumento dell'Iva. Quindi il governo deve trovare 26 miliardi di euro - ed ecco perché Bruxelles insiste sulla spending review - solo stando fermo. E' del tutto evidente che l'intervento sulle pensioni diventa molto complicato e, se ci sarà, rischia di essere limitato o penalizzante.
La strada potrebbe essere quella di prevedere un tetto di reddito oltre il quale non ci sarà alcuna flessibilità in uscita (20-22mila euro) oppure l'esecutivo potrebbe decurtare fortemente gli assegni pensionistici a chi decidesse di ritirarsi dal lavoro prima del tempo. Tutto ciò proprio per evitare una manovra "sconvolgente", come ha detto Morando, che gravi eccessivamente sui conti pubblici. Altrimenti l'ipotesi potrebbe essere quella di alzare qualche aliquota o balzello, come ad esempio le accise sulla benzina. Scenario già non escluso in caso di riduzione dell'Irpef.