Economia

Petrolio, Ubp: il prezzo non salirà nel lungo periodo. Ecco perché

Stati Uniti (che hanno accusato l’Iran), Cina e Giappone non hanno interesse a gettare benzina sul fuoco nell’area mediorientale dopo gli attacchi agli impianti di Abqaiq e Khurais in Arabia Saudita, fra i più grandi del mondo, costringendo Riad a fermare oltre metà della sua produzione totale di petrolio (5,7 milioni di barili equivalenti al 6% dell’offerta globale). Sicuramente per il momento. Quindi, nel medio-lungo termine l'incidente in Arabia dopo gli attacchi di droni (di cui i ribelli Houthi hanno rivendicato la responsabilità) avrà un impatto limitato sugli equilibri dell’offerta di petrolio a livello mondiale. E dunque sul prezzo del barile di greggio. Lo sostiene Névine Pollini, senior commodity analyst di Union Bancaire Privée. 

“Lunedì il Brent - spiega l’analista - ha chiuso con un prezzo più alto del 14,60% e l’incidente dovrebbe spingere al rialzo il prezzo del greggio nel breve termine”. Ma anche se l’entità del danno e la durata dei disagi non sono chiare, stando a quanto riportato da Bloomberg, l’Arabia Saudita “potrebbe già in pochi giorni ripristinare un volume significativo della propria capacità produttiva momentaneamente interrotta, ma ha bisogno di settimane per tornare a pieno regime”.

“Nel frattempo Aramco - aggiunge Pollini - ha fatto sapere che rispetterà i termini di consegna dei propri clienti ricorrendo alle scorte esistenti e riteniamo che l’andamento del prezzo del petrolio potrebbe influenzare l'esito delle elezioni negli Stati Uniti, in quanto interruzioni importanti e prolungate dell'offerta potrebbero minacciare la già fragile economia statunitense. In quest'ottica, il presidente Trump, che corre per la rielezione, ha chiesto ai produttori nazionali di aumentare la loro produzione e ha acconsentito al ricorso alle riserve strategiche di petrolio statunitensi, se necessario”.

“A nostro avviso - caggiunge e conclude Pollini - nell'attuale contesto macroeconomico in rallentamento, molti Paesi temono l'impatto dell'escalation del conflitto in Medio Oriente, specialmente quelli che fanno affidamento sulle importazioni di energia - tra cui Cina e Giappone - che sarebbero i più esposti all'impennata dei prezzi del petrolio”.