Economia

Pil e lavoro, piano con l'euforia... Esclusivo: l'analisi di Confindustria

Alberto Maggi

Dati Istat: su Affaritaliani.it l'analisi del Centro Studi Confindustria

Aprile si chiude con due ottimi dati Istat sul fronte del Pil nel primo trimestre e su quello dell'occupazione. Che cosa sta accadendo all'economia italiana? E che cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi mesi? Affaritaliani.it lo ha chiesto al Centro Studi Confindustria

PIL

Il PIL italiano è aumentato dello 0,2 per cento nel primo trimestre 2019 (stima preliminare), poco oltre le attese del Governo (+0,1 per cento).

Tale incremento interrompe la debole discesa dell’attività che aveva caratterizzato la seconda parte del 2018 (-0,1% in ciascuno degli ultimi due trimestri) e porta a +0,1% la variazione acquisita per il 2019 (cioè l'incremento annuo che si avrebbe se il PIL ristagnasse nei successivi tre trimestri).

Come già accaduto in altre occasioni, l’ISTAT ha operato anche oggi delle revisioni ai numeri sul PIL comunicati in precedenza, che in alcuni casi modificano in misura rilevante quanto detto finora, anche perché ci muoviamo comunque su numeri vicini allo zero. Per esempio, la crescita del primo trimestre 2018, che a gennaio 2019 veniva stimata a +0,3 per cento, ora è calcolata a +0,1%. Questo quindi indica che anche il dato odierno va guardato con cautela.

Non ci sono informazioni dettagliate sulle singole componenti del PIL nel primo trimestre. Ciò che al momento l'ISTAT ha comunicato è che l’aumento del prodotto è dovuto - dal punto di vista dell'offerta - a un contributo positivo del valore aggiunto dell'agricoltura, dell'industria e dei servizi. Con riferimento all'industria, il dato non sorprende perchè in gennaio e febbraio si è avuto un significativo recupero dell'attività, che stimiamo porterà la variazione congiunturale intorno al +1,0% nel primo trimestre.

Dal punto di vista della domanda, l'incremento è spiegato dal contributo positivo della domanda estera netta (che si ottiene sottraendo le importazioni alle esportazioni), che ha più che compensato il calo di quella interna (incluse le scorte).

Quest'ultimo aspetto è interessante, solleva diverse questioni e richiede una premessa. Il calo delle scorte è stato la causa della variazione negativa del PIL nel quarto trimestre 2018: esse infatti hanno contribuito per -0,4 punti percentuali, mentre Consumi+Investimenti per +0,1 punti e la domanda estera netta per +0,2 punti (la somma delle tre componenti fornisce la variazione del PIL, cioè -0,1 per cento).

Le informazioni congiunturali disponibili nel primo trimestre (fatturato, produzione, fiducia degli imprenditori manifatturieri, Indicatore sui Consumi di Confcommercio, Indagine trimestrale Banca d'Italia sugli investimenti) sono coerenti con una ricostituzione delle scorte da parte delle imprese. Se questo è vero, significa che il contributo negativo della domanda interna (incluse le scorte) è spiegato solo dal calo di Consumi e/o Investimenti.

Tale dinamica sarebbe anche in linea con l'andamento positivo della domanda estera netta, che verrebbe spiegato non tanto dalla crescita delle esportazioni (che secondo i dati di export di beni sono state poco positive nel trimestre), quanto piuttosto da un forte arretramento delle importazioni (come indicano i dati di commercio estero nei primi due mesi), che sono appunto legate alla domanda interna.

In conclusione, l'incremento del PIL nel primo trimestre 2019 rischia di essere temporaneo e, soprattutto, nasconde una perdurante debolezza di fondo. Potrebbe velocemente sgonfiarsi nel secondo trimestre, come abbiamo segnalato nella Congiuntura Flash pubblicata venerdì 26 aprile.

 

Mercato del lavoro

Oggi l'ISTAT ha diffuso i dati mensili sui principali aggregati del mercato del lavoro italiano, aggiornati a marzo 2019.

Il dato occupazionale di marzo è, preso singolarmente, positivo, tanto da trainare la variazione media dell'occupazione nel primo trimestre 2019 sull'ultimo 2018 in area positiva:

- con i dati di gennaio e febbraio l'occupazione rimaneva ferma nel primo bimestre 2019, dopo due trimestri di calo;

- aggiungendo il dato di marzo (+60mila occupati rispetto a febbraio, +114mila rispetto a marzo 2018), il primo trimestre 2019 in media fa +48mila occupati rispetto al 4° trimestre 2018.

CAVEAT

 

  • I dati mensili sono soggetti a continue revisioni e bisogna, quindi, essere prudenti nel commentare un loro eventuale aumento o calo. E’ opportuno analizzare i dati mensili collocandoli in un contesto temporale più esteso.

Quando allarghiamo l'orizzonte temporale, possiamo dire questo:

1. Con il dato di marzo, l'occupazione in Italia appare puntare di nuovo verso l'alto. Bisogna vedere se durerà.

2. L'aumento dell'occupazione totale riflette un lieve aumento sia della componente dipendente (che nei mesi precedenti era piatta) che della componente indipendente (che invece calava);

3. All'interno dell'occupazione dipendente, si osserva che quella a termine è in ripiego da ottobre, mentre quella a tempo indeterminato mostra di puntare verso l'alto nei primi mesi del 2019.

Dai dati di flusso (fonte Uniemens, fermi a febbraio 2019) si osserva (per il lavoro dipendente nel settore privato) che:

- il calo dei contratti a tempo determinato deriva da un mix di aumento trasformazioni a tempo indeterminato ma anche calo assunzioni;

- l'aumento dei contratti a tempo indeterminato è alimentato da molte trasformazioni e anche assunzioni a gennaio (che però è un mese dove ogni anno si osserva un aumento di entrambe rispetto a dicembre) e da poche cessazioni a febbraio (mese in cui di solito non si osserva calo "stagionale").

Per quantificare gli effetti del decreto dignità è ancora presto e c’è poca evidenza. Per ora possiamo dire:

- di questo passo il boom delle trasformazioni non durerà, perchè si sta assottigliando la platea trasformabile perché assumendo sempre meno a tempo determinato ne hai sempre meno da trasformare

- il calo delle assunzioni a tempo determinato per ora non sembra essere rimpiazzato da un aumento di assunzioni a tempo indeterminato.