Economia
Pirotta (Medtronic): "Ecco la ricetta per ridurre i tempi di degenza e migliorare le cure"
Paola Pirotta, ad di Medtronic Italia, filiale di una delle più grandi multinazionali del settore biomedicale spiega ad Affari la strategia vincente che c'è dietro al successo di un comparto strategico, ma anche fortemente regolato
L'intervista di Affari all'ad di Medtronic Italia, Paola Pirotta
"Ogni giorno mi sveglio con una missione chiara: fare la differenza nella vita delle persone. Questo è il vero valore della tecnologia medica." Paola Pirotta è amministratore delegato di Medtronic Italia, filiale di una delle più grandi multinazionali del settore biomedicale. Con un background solido nel management sanitario e un'attenzione particolare all'innovazione e alla sostenibilità, guida l'azienda in un mercato sempre più complesso e competitivo.
Medtronic, fondata nel 1949, è leader nel settore delle tecnologie mediche, con un fatturato di 32 miliardi di dollari e una presenza in oltre 150 Paesi. Impiega più di 95mila persone e ogni secondo due pazienti beneficiano delle sue soluzioni. L’azienda investe 2,7 miliardi di dollari all’anno in Ricerca e Sviluppo, sviluppando dispositivi cardiaci, robotica chirurgica, neurostimolatori, pompe per insulina e strumenti per la chirurgia mininvasiva. Le sue tecnologie affrontano oltre 70 patologie complesse.
Medtronic si articola in quattro aree: Cardiovascular (cardiologia e cardiochirurgia), Neuroscience (soluzioni per il sistema nervoso), Diabete (gestione del diabete di tipo 1) e Medical Surgical (chirurgia mininvasiva e monitoraggio pazienti). L’azienda collabora con ospedali e istituzioni sanitarie attraverso il team Integrated Health Solutions (IHS), che offre servizi per ottimizzare percorsi di cura e ridurre i costi sanitari. Ha acquisito Covidien nel 2015 per ampliare l’accesso alle cure e migliorare la sostenibilità del sistema sanitario. In Italia, conta circa 1.500 dipendenti e sedi a Milano (headquarter), Turate (soluzioni ospedaliere), Rolo (centro logistico), Roma (ricerca clinica) e Mirandola (produzione biomedicale).
Pirotta, il biomedicale è un settore strategico, ma anche fortemente regolato. Quanto pesa la burocrazia sulla vostra attività?
"Tantissimo. L'Italia è un mercato con enormi potenzialità, ma spesso le aziende si trovano a fare i conti con iter di approvazione lenti e normative che cambiano in continuazione. Questo frena gli investimenti e l'introduzione di tecnologie innovative. Dobbiamo semplificare."
Parliamo di sanità pubblica. Si dice che l'innovazione biomedicale possa contribuire alla sostenibilità del sistema. Ma come?
"Riducendo i tempi di degenza, migliorando la qualità delle cure e ottimizzando le risorse. Prendi i pacemaker leadless o i dispositivi per la gestione del diabete: meno complicanze, meno ricoveri, più autonomia per i pazienti. La tecnologia è un investimento, non un costo."
Il payback sui dispositivi medici è un tema caldissimo. Quali sono le conseguenze per il settore?
"Disastrose. Molte aziende rischiano di chiudere o di ridurre drasticamente gli investimenti in ricerca. Se vuoi innovazione, non puoi chiedere alle aziende di restituire miliardi su fatturati già ridotti dai prezzi imposti dal SSN. Bisogna trovare un'altra strada."
Come sta cambiando il mercato con l'ingresso dei fondi di investimento nel settore medicale?
"I fondi portano capitali, ma serve una visione di lungo periodo. Se il focus è solo il ritorno economico a breve termine, si rischia di penalizzare l'innovazione. Per fortuna, molti investitori capiscono che il biomedicale ha bisogno di tempo per sviluppare nuove soluzioni."
Mirandola è il cuore del biomedicale italiano. Quanto pesa il distretto per Medtronic?
"Molto. Lì produciamo dispositivi monouso per anestesia e rianimazione, ed è stato un punto di riferimento durante la pandemia. È un ecosistema che dobbiamo proteggere e valorizzare."
Intelligenza artificiale e sanita: solo un trend o una rivoluzione?
"Rivoluzione, senza dubbio. L'IA sta migliorando la diagnostica, la chirurgia e la gestione dei pazienti cronici. Ad esempio, i nostri Holter cardiaci con IA riducono i falsi allarmi del 74%. Questo significa diagnosi più precise e meno stress per i medici."
Il diabete è un vostro settore chiave. Quali sono le ultime innovazioni?
"Il MiniMed 780G è un sistema che regola automaticamente l'erogazione di insulina, riducendo le ipoglicemie e migliorando la qualità della vita dei pazienti. Parliamo di tecnologie che cambiano davvero la quotidianità delle persone."
Che ruolo ha l'Italia nel panorama globale di Medtronic?
"Strategico. L'Italia è il secondo mercato europeo per numero di addetti nel settore e ha competenze di altissimo livello. Il problema è che non attraiamo abbastanza investimenti esteri. Serve più stabilità normativa e incentivi alla ricerca."
Parliamo di competenze. C'è davvero una carenza di figure STEM?
"Sì, ed è un problema enorme. Servono più ingegneri biomedici, più data scientist, più esperti di regolamentazione. Come Medtronic investiamo molto nella formazione, ma il sistema scolastico deve fare di più per avvicinare i giovani a queste professioni."
Il biomedicale può essere un settore di traino per il Made in Italy?
"Assolutamente. Abbiamo eccellenze incredibili, ma dobbiamo valorizzarle meglio. Pensa al distretto di Mirandola o alle tante PMI innovative: se creiamo le condizioni giuste, possiamo diventare un punto di riferimento mondiale."
Ci sono nuove frontiere su cui Medtronic sta puntando?
"La medicina personalizzata e la chirurgia robotica sono due aree in grande crescita. Stiamo lavorando su dispositivi che adattano le terapie in tempo reale e su robot chirurgici sempre più precisi. Il futuro è qui."
Come vede il rapporto pubblico-privato nel settore sanitario?
"Necessario e inevitabile. Il sistema sanitario pubblico ha bisogno del privato per investire in innovazione e garantire cure migliori. Ma servono regole chiare e una visione comune."
Come vi state preparando alle nuove normative europee sui dispositivi medici?
"Le nuove regolamentazioni sono complesse, ma fondamentali per garantire la sicurezza dei pazienti. Stiamo lavorando a stretto contatto con le autorità per adeguarci al meglio e continuare a innovare senza ritardi."
Qual è la sfida più grande che il settore biomedicale deve affrontare nei prossimi anni?
"Senza dubbio, l’accessibilità alle cure. L'innovazione è inutile se non arriva a tutti. Dobbiamo lavorare su modelli di business sostenibili e su partnership pubblico-private per garantire che le nuove tecnologie siano disponibili per il maggior numero di pazienti possibile."
Ultima domanda: qual è la sua missione personale come ad?
"Rendere la tecnologia accessibile a più persone possibile. Ogni innovazione deve avere un impatto concreto sulla vita dei pazienti. Questa è la nostra responsabilità, e il mio obiettivo quotidiano".