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Economia
Porto di Talamone, costi da 42 milioni ma in cassa ci sono solo 45mila euro

Porto di Talamone

Porto di Talamone,  nel piano spunta un buco da 11,5 milioni. L’ombra della speculazione sulle concessioni esistenti

Al momento, in cassa, ci sono solo 45mila euro. Ma l’investimento complessivo programmato, qualora si riuscisse davvero ad avviare il maxi-cantiere, supera i 42 milioni di euro. Stiamo parlando del progetto volto alla trasformazione dell’approdo di Talamone - cittadina della Maremma, in Toscana, provincia di Grosseto - a porto turistico. Una iniziativa che ha visto una singolare accelerazione a cavallo di Ferragosto da parte del Comune di Orbetello.

Il blitz, raccontato da Affari Italiani nei giorni scorsi (recupera qui l'articolo), pare indirizzato, in qualche modo, a offrire una corsia preferenziale a una piccola azienda messa in piedi da alcuni imprenditori locali: la Società Porto Turistico di Talamone, costituita ad hoc, sotto forma di srl, il 3 agosto 2023, il cui capitale sociale, è, appunto, di 50mila euro. Di questa cifra, 5mila euro sono stati spesi per vari servizi l’anno scorso, ragion per cui la liquidità a disposizione, al lordo di costi del 2024, è pari a 45mila euro tondi. Il fieno in cascina sembra davvero poco, considerando le stime ufficiali del piano finanziario consegnato a dicembre scorso dagli esperti ingaggiati dal sindaco Andrea Casamenti, eletto con una maggioranza di centro-destra. Si tratta, nel dettaglio, di oltre 42 milioni di euro (circa 34,4 milioni di costi a cui aggiungere 7,5 milioni di Iva).

Il progetto presentato dalla Società Porto Turistico di Talamone è stato approvato tra il 13 e il 16 agosto, poi diffuso sul sito del Comune di Orbetello il 20 agosto. Tutto con formidabile rapidità. Gli atti ufficiali saranno pubblicati a stretto giro sulla Gazzetta ufficiale: da quel momento, scatteranno 90 giorni entro i quali altri soggetti potranno presentare progetti alternativi oppure contestare l’assegnazione decisa a Ferragosto dalla giunta orbetellana. Dicevamo dei fondi a disposizione.

In occasione dell’assemblea societaria della Società Porto Turistico di Talamone, che si è tenuta lo scorso 25 giugno, il presidente Ferdinando Berni ha messo le mani avanti coi soci, parlando della necessità di condurre in porto vari aumenti di capitale. In quella circostanza non sono state messe sul tavolo previsioni dettagliate, ma nel documento ufficiale del Comune ci sono i particolari sul conto economico. Gli azionisti sono chiamati a impegni finanziari a parecchi zeri: aumenti di capitale per complessivi 6,5 milioni di euro, finanziamenti diretti alla srl per 9 milioni, a cui aggiungere ulteriori 15 milioni di prestiti bancari a tasso fisso del 6% da restituire in 38 anni: vuol dire rate mensili pesantissime, da 85mila euro l’una.

Uno sforzo economico non irrilevante per un gruppetto di aziende, quelle della compagine societaria del nuovo Porto, chiamate a dimostrare di poter sostenere nel tempo impegni finanziari da grande gruppo imprenditoriale. Soprattutto se si tiene conto del fatto che per coprire tutti i 42 milioni di euro di costi stimati per la costruzione del nuovo porto, servirebbero anche fondi aggiuntivi, rispetto a quelli stimati dai consulenti di Casamenti: del resto, con 6,5 milioni di aumenti di capitale, 9 milioni di finanziamenti dei soci e 15 milioni di indebitamento bancario si mettono insieme, complessivamente, solo 30,5 milioni.

Dai conti emerge, così, un “buco” di 11,5 milioni per il quale andranno individuate risorse aggiuntive e nuovi fondi a copertura. In ballo ci sono cifre da capogiro, in un territorio che non è abituato a gestire interventi di questa portata. Il realismo, perciò, suggerirebbe quantomeno prudenza nel fare valutazioni di lungo periodo. Di qui qualche perplessità che cresce fra gli addetti ai lavori: i bene informati, infatti, sostengono che la articolata trafila burocratica volta all’assegnazione del rifacimento del porto talamonese rappresenti sono una scappatoia per mettere le mani sulle 18 concessioni oggi rilasciate a vari soggetti, tra cui piccole imprese private e associazioni sportive dilettantistiche, da decenni protagoniste per il buon funzionamento e lo sviluppo del porto.

Quelle concessioni scadono il prossimo 31 dicembre e il sindaco di Orbetello, da gennaio 2025, potrebbe dirottarle in blocco sulla srl. Ecco la gallina dalle uova d’oro, perché le “licenze” demaniali marittime potrebbero essere riaffittate dalla nuova srl, magari agli attuali titolari, a prezzi pari un multiplo di quelli odierni. Una clamorosa manovra speculativa, insomma, a danno di residenti e villeggianti oltre che di tutti gli operatori tagliati fuori dall’iniziativa. Operazione che, giorno dopo giorno, assume contorni sempre meno chiari.






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