Economia
Previsioni positive dal 70% dei Ceo. Nel 2021 i ricavi torneranno a crescere
Investimenti nel digitale e operazioni straordinarie al centro dell’agenda dei top manager italiani
Risale la fiducia dei Ceo italiani nella crescita dei ricavi
Livelli record di ottimismo, a un anno dalla dichiarazione dello stato di pandemia Covid-19, da parte dei Ceo nei confronti della ripresa economica globale, con il 70% dei business leader italiani che prevede un miglioramento della crescita dell’economia nel 2021.
Stando alle stime che arrivano dalla 24° edizione della survey annuale condotta da PwC, che quest’anno ha coinvolto 5.050 Ceo in 100 paesi e territori, di cui 148 in Italia, effettuata tra gennaio e febbraio del 2021, la fiducia nella crescita a livello globale dei ceo è cresciuta al 76% (era 22% nel 2020 e 42% nel 2019).
“Dopo un anno drammatico per perdite di vite umane e per le profonde difficoltà sociali ed economiche, è incoraggiante vedere che chi si occupa di prendere le decisioni di investimento e di assumere personale stia dichiarando un fiducioso ottimismo per l'anno che ci troviamo davanti. I Ceo sono fiduciosi nel ritorno alla crescita, spinti dallo sviluppo della campagna vaccinale” ha affermato Bob Moritz, Global Chairman del Network PwC.
Dopo aver dovuto ridefinire e riconfigurare quello che fanno e il modo in cui lo fanno, dovendo al contempo gestire situazioni finanziarie complesse e motivare le proprie organizzazioni - spiega - "i ceo si trovano ora ad affrontare due sfide fondamentali: in primo luogo, ricostruire la fiducia di tutti gli stakeholder, che oggi hanno aspettative di sviluppo elevate come non mai". "In secondo luogo, devono adattare le proprie aziende e garantire risultati sostenibili in un contesto sempre più mutevole. Le organizzazioni che ci riusciranno avranno maggiori possibilità di uscire dalla pandemia con forza, resilienza e produttività e con la capacità di fronteggiare emergenze future”.
Risale la fiducia dei CEO italiani nella crescita dei ricavi
I Ceo italiani sono ottimisti circa le prospettive delle loro aziende: il 76% degli intervistati si dichiara fiducioso nelle prospettive di crescita della propria impresa nei prossimi 12 mesi, in aumento rispetto al 68% del 2020. A livello globale, i CEO che esprimono fiducia nella crescita dei ricavi sono l’85%, rispetto al 73% nel 2020.
Tale aumento della fiducia globale varia sensibilmente a seconda del settore industriale in relazione ai diversi cambiamenti nei comportamenti dei consumatori a seguito della pandemia. A livello globale, i CEO dei settori tecnologici e delle comunicazioni (rispettivamente al 45% e al 43%) mostrano i più alti livelli di fiducia, mentre quelli di trasporti e logistica (29%) e di ospitalità e tempo libero (27%) sono tra i meno fiduciosi.
Alessandro Grandinetti, Partner, Market & Clients Leader, PwC Italia, ha commentato: “A fronte dei dati che stiamo osservando, abbiamo un’occasione unica. Il Next Generation EU, di cui il recovery fund è parte rilevante, è un intervento straordinario ed ha nel titolo il suo obiettivo: consentire l’avvio di un piano di progettualità per il recupero delle economie europee dalla pandemia i cui benefici siano a vantaggio delle prossime generazioni ”
Le operazioni di natura straordinaria potrebbero costituire un punto strategico nelle agende dei Ceo italiani per i prossimi 12 mesi, oltre il 30% (26% a livello globale) punta a rafforzare il posizionamento strategico dell’azienda attraverso un consolidamento nel proprio settore di riferimento. Il 27% (28% a livello globale) vede invece la leva dell’M&A per aumentare il proprio mercato di riferimento attraverso acquisizioni in segmenti adiacenti dove valorizzare le proprie competenze distintive.
Dai risultati emerge il consolidamento del vantaggio degli USA (39%) e della Germania (28%) in veste di primo mercato su cui i CEO italiani guardano per le proprie prospettive di crescita nei prossimi 12 mesi. Con il 22%, la Cina conserva la terza posizione nell’elenco delle destinazioni di crescita, in leggero aumento rispetto al 20% del 2020. Il Regno Unito post-Brexit scende all’8%, superato quest’anno dalla Spagna (9%).
All’interno di un quadro internazionale complesso permane il timore per l’incertezza geopolitica, che preoccupa il 75% dei CEO italiani (76% a livello globale), in leggero aumento rispetto ai risultati del 2020 (68% per i CEO italiani, 73% a livello globale).
Governance del cambiamento climatico al 14° posto tra le minacce alla crescita
La percentuale di CEO italiani che esprimono preoccupazione rispetto al cambiamento climatico è aumentata dal 52% del 2020 al 68% del 2021 (dal 64% al 72% a livello globale). La governance del cambiamento climatico occupa ancora solo il quattordicesimo posto tra le minacce alla crescita percepite dai CEO italiani (il nono a livello globale). Secondo il 34% dei CEO italiani la propria azienda ha bisogno di fare di più sia per “valutare” il proprio impatto ambientale (il 39% a livello globale) sia per rendicontare in questo ambito (il 43% a livello globale). Il dato è incoraggiante, considerato che maggiori e migliori informazioni aziendali sull’impatto ambientale sono fondamentali per trainare il cambiamento necessario per arrivare a un’economia a zero emissioni, in linea con le direttrici di sviluppo europee e globali.
Tuttavia, il 75% dei CEO italiani (il 60% a livello globale) non ha ancora considerato i rischi climatici nelle proprie attività di gestione del rischio strategico. A livello di Paesi, i CEO delle nazioni altamente esposte a minacce naturali, come l’India e la Cina sono tra i meno preparati al rischio del cambiamento climatico. Mentre il 22% dei CEO italiani (il 23% a livello globale) ha in programma di aumentare significativamente gli investimenti in iniziative sostenibili a seguito del COVID-19, quasi un terzo non prevede alcuna modifica (il 30% in Italia, il 31% a livello globale).
Bob Moritz ha affermato: “Per rispondere alle più importanti sfide che il mondo si trova oggi ad affrontare, dobbiamo cambiare gli incentivi che fanno muovere il processo decisionale. Ciò richiede che i mercati finanziari estendano il loro concetto di creazione di valore andando oltre il mero rendimento finanziario e il valore a breve termine, affinché il capitale sia allocato nei giusti investimenti. Altrettanto cruciale è una ragionata rendicontazione aziendale di tipo non finanziario, affinché gli stakeholder, oltre a raggiungere i propri obiettivi finanziari, possano anche verificare il modo in cui le aziende stanno creando valore per la società e per il pianeta. Le imprese che adotteranno queste misure rafforzeranno il posizionamento del proprio brand e costruiranno la fiducia con i propri stakeholder”.
Francesco Ferrara, Partner Corporate Responsibility Leader, PwC Italia, ha commentato: “Un recente studio del Politecnico di Milano rivela che le aziende europee caratterizzate da rating ESG più elevati ottengono performance economico-finanziarie migliori rispetto alle altre. Le imprese devono adottare un cambio di paradigma: la sostenibilità non deve essere percepita come un costo o mera compliance o standard a cui adeguarsi ma deve essere considerata un’opportunità per ridisegnare prodotti e servizi, differenziando in questo modo l’offerta e ingaggiando di più, e meglio, clienti, dipendenti e fornitori”.
Preoccupazioni su disoccupazione, politiche fiscali e disinformazione
Non sorprende che la pandemia e la crisi sanitaria salgano al terzo posto tra le minacce alle prospettive di crescita (82%); tuttavia, per i CEO italiani la prima preoccupazione risulta essere l’incertezza politica (89%), seguita dalla crescita economica incerta (87%).
L’incertezza sulle politiche fiscali preoccupa l’82% dei CEO italiani (il 73% a livello globale), attestandosi sullo stesso livello delle preoccupazioni derivanti dalla pandemia. Il consistente aumento del debito pubblico potrebbe comportare, secondo i CEO, un aumento della pressione fiscale. Lo scorso anno, lo stesso aspetto preoccupava solamente il 69% dei CEO italiani (il 57% a livello globale).
Guadagna velocemente posizioni nell’elenco anche la preoccupazione dei CEO italiani per la diffusione della disinformazione (salita al 74% rispetto al 45% del 2020; dal 70% al 50% a livello globale) contribuendo ulteriormente a un generale declino nella fiducia in tutti i livelli della società.
Il difficile quadro economico comporterà anche un rapido peggioramento dell’impatto dei livelli occupazionali creando timore per le prospettive di crescita: il 72% dei CEO italiani (il 60% a livello globale) esprime infatti preoccupazione per questo tema, rispetto al 35% nel 2020 (il 37% a livello globale).
Investimenti digitali per il futuro
Alla domanda su quanto intendono investire per la trasformazione digitale, il 40% dei CEO italiani (il 49% a livello globale) prevede un aumento minimo del 10%. Tuttavia, solo il 28% dei CEO italiani (il 31% a livello globale) prevede di aumentare di almeno il 10% gli investimenti destinati a cybersecurity e privacy dei dati. Allo stesso tempo, un numero crescente di CEO italiani (il 29%; il 36% a livello globale) prevede di usare l’automazione e la tecnologia per rendere i propri processi più competitivi.
Oltre che dalle tecnologie, le strategie di investimento delle aziende dovranno concentrarsi sempre di più sull’upskilling delle persone. Il 26% dei CEO italiani (il 24% a livello globale) prevede di aumentare di almeno il 10% gli investimenti sullo sviluppo delle soft skills. Inoltre, il 53% dei CEO italiani (31% a livello globale) dichiara che, per migliorare la competitività della propria azienda, è necessario rafforzare le competenze digitali e il re-ingaggio delle proprie risorse.