Economia

Processo Ubi, chiesti 6 anni e 8 mesi per Bazoli. 5 anni per Massiah

Chiesta la condanna per 26 imputati. I reati contestati sono ostacolo all’autorità di vigilanza e illecita influenza in assemblea

Cinque anni chiesti per l'ex amministratore delegato di Ubi Banca Victor Massiah e sei anni e otto mesi per l'ex presidente del consiglio di gestione di Banca Lombarda Giovanni Bazoli, ora presidente onorario di Intesa-Sanpaolo. E' la richiesta di condanna del pubblico ministero Paolo Mandurino al termine della requisitoria per due imputati autorevoli del processo sulla governance della banca in corso al tribunale di Bergamo. Il processo al tribunale di Bergamo, che per rispetto delle norme anti-Covid si sta celebrando presso l'aula magna della facoltà di Ingegneria di Bergamo a Dalmine, vede imputate 30 persone più Intesa (per aver incorporato Ubi Banca).

Massia
 

La Procura ha chiesto la condanna per 26 imputati, l'assoluzione per 4 e l'assoluzione anche per la banca. I reati contestati sono ostacolo all’autorità di vigilanza e illecita influenza in assemblea. 

Solo a 4 degli imputati sono contestati entrambi:  Bazoli, Emilio Zanetti, Massiah e Andrea Moltrasio. Ai 15 imputati per cui è stata chiesta la condanna per il reato di illecita influenza in assemblea è stata chiesta anche la confisca per equivalente per un ammontare complessivo di 5,3 milioni di euro, pari a quanto per la procura è stato l'illecito guadagno avuto dai consiglieri di sorveglianza (in più) eletti nell'assemblea di Ubi Banca del 20 aprile 2013 con la lista 1 (lista Moltrasio), che per la Procura, se non ci fossero state le manovre illecite non avrebbe vinto ma sarebbe stata seconda e quindi avrebbe avuto diritto solo a 5 consiglieri.

Per quanto riguarda il reato di ostacolo all'autorità di vigilanza, questo sarebbe stato commesso attraverso una serie di mancate comunicazioni od omissioni alla Consob e alla Banca d'Italia di fronte alla circostanza che, per l'accusa, di fatto Ubi Banca veniva gestita da un patto parasociale tra le Associazioni Ablp e Amici di Ubi Banca, che vedevano come referenti rispettivamente Bazoli e Zanetti, che decidevano le nomine in violazione dello statuto della banca. Il reato di illecita influenza in assemblea, invece, è relativo a quanto accaduto in preparazione dell'assemblea di Ubi Banca del 20 aprile 2013. Secondo l'accusa fu messo in piedi un sistema per raccogliere, in maniera "illecita", deleghe in bianco per il voto sul rinnovo del consiglio di sorveglianza.

L'obiettivo era quello di far prevalere in assemblea la lista 1 (lista Moltrasio) sulle altre due liste presentate: lista 2 guidata dal professor Andrea Resti e lista 3 dell'imprenditore Giorgio Jannone. Secondo l'ipotesi accusatoria, senza questo sistema non avrebbe vinto la lista 1 ma la lista 2 e quindi l'asse Bergamo-Brescia rappresentato da Zanetti e Bazoli avrebbe perso il controllo della banca. 

Ubi (cui poi è subentrata Intesa) che è imputata in base alla legge 231 sulla responsabilità delle persone giuridiche per reati presupposti ascritti a loro dirigenti ha sempre sostenuto l'infondatezza delle accuse, tutti gli imputati hanno da subito respinto ogni addebito, mentre Bazoli, all'avvio del processo aveva dichiarato che il dibattimento avrebbe chiarito che l'intero impegno da lui dedicato alla nascita e all'avvio di Ubi "è stato improntato alla massima correttezza e trasparenza”.