Economia

Profumo-Leonardo: il matrimonio può proseguire solo se sarà assolto per Mps

di Marco Scotti

C’è chi dà per fatto il passaggio dell’attuale amministratore delegato sulla poltrona di presidente. Ma bisogna aspettare il processo d'appello di Montepaschi

Leonardo, tra l’altro, è la principale impresa manifatturiera in Italia ed è anche la più importante azienda – per numero di dipendenti – nel Regno Unito. Dunque qualsiasi scelta sul futuro dell’ex-Finmeccanica non può essere presa a cuor leggero. Contro Profumo ci sono alcune vicende: la prima è quella di Mps, nel senso che se il processo di appello dovesse confermare la condanna a 6 anni automaticamente il suo nome verrebbe depennato da qualsiasi lista, come è ovvio che sia. Qui però c’è una pronuncia che può far ben sperare il ceo: Antonio Vigni e Giuseppe Mussari, rispettivamente direttore generale e presidente di Monte dei Paschi prima della gestione Proumo-Viola sono stati assolti in appello dopo essere stati condannati in primo grado.

Se ci fosse una certa razionalità nelle sentenze, anche l’attuale ceo di Rocca Salimbeni dovrebbe essere quindi abbastanza tranquillo. Ma si sa che non sempre le cose vanno per il verso giusto, prova ne sia che Rudy Guede è stato condannato per concorso in omicidio per la morte di Meredith Kercher… senza che vi siano altri colpevoli. Dunque, è lecito aspettarsi qualunque cosa.

C’è poi il tema politico: è tradizione, in genere, che i grandi manager delle partecipate vengano confermati per tre mandati. È il caso di Francesco Starace e di Claudio Descalzi (anch’essi in scadenza nel 2023), mentre per Profumo e Matteo Del Fante sono fermi al secondo. Ma l’incombere delle elezioni politiche potrebbe stravolgere i piani: sarà il prossimo governo, infatti, a nominare i manager delle società a partecipazione pubblica. Se si arrivasse a un esecutivo in continuità con l’attuale, Alessandro Profumo rimarrebbe stabilmente al suo posto. Ma che cosa potrebbe succedere se vincessero Giorgia Meloni e Matteo Salvini? Facile pensare che il manager genovese, da sempre additato come “di sinistra” verrebbe rapidamente lasciato al suo destino. 

Infine, una notazione di colore: nella sede di Leonardo, in questi giorni, è stata avvistata una nutrita delegazione di militari del Nord Africa (pare egiziani) uscire dalla sede di Piazza Monte Grappa a Roma. Difficile sapere quale fosse l’argomento delle discussioni, ma è il segnale evidente che il business di Leonardo non si ferma e che, mai come ora, questa divisione sia molto strategica per il futuro del nostro Paese