Economia

Sfila in piazza a Roma il pubblico impiego

"L'idea" che emerge è quella di un "ministro che non conosce com'è fatto il lavoro" e "vuole apparire come Ufo robot, per risolvere tutti i problemi. Ma le condizioni non vanno che peggiorando". Così la leader Cgil, Susanna Camusso, ha commentato, nel corso della manifestazione del pubblico impiego, le parole del ministro Giuliano Poletti, che ieri aveva detto di non utilizzare solo l'ora-lavoro come riferimento per i contratti. "L'idea che ha il ministro - ha sottolineato Camusso - è che non ci siano più delle regole per i diritti dei lavoratori. Il ministro non conosce com'è fatto il lavoro, il rapporto che c'è tra la fatica e il tempo dei lavori. Vorrei vederlo a tradurre ciò che ha detto nella concretezza del lavoro quotidiano delle persone. Forse - ha evidenziato Camusso - un ministro del Lavoro dovrebbe sapere di cosa parla".

Critico anche il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo: "Il ministro del lavoro Poletti è entrato a gamba tesa sulla questione dei rinnovi contrattuali e questo non va bene. Io parlo da 6 mesi di rivoluzione industriale 4.0 e lui credo non sappia cosa sia. Se dobbiamo discutere seriamente - ha detto Barbagallo - noi siamo pronti, ma se pensano attraverso slogan giornalistici di fare un attacco ulteriore alla contrattazione per un neo liberismo selvaggio, hanno sbagliato tempo e modo".

Di offesa nei confronti dei lavoratori parla il leader della Fiom, Maurizio Landini: "Sinceramente questa idea di superare l'orario di lavoro è un'offesa alle persone che invece, per quanto lavorano, sono retribuite troppo poco", ha detto commentando le parole del ministro del Lavoro. Per Landini il problema è che "l'orario di lavoro bisognerebbe ridurlo e redistribuirlo per aumentare l'occupazione": un'ipotesi però che appare lontana "in un paese in cui l'età di pensionamento è a 70 anni e l'orario di lavoro tra i più alti d'Europa". Metalmeccanici e lavoratori del pubblico impiego sono insieme in piazza oggi a Roma perché, spiega Landini, "il contratto è un diritto di tutti" anche se il governo "ha voglia di favorire al scomparsa del contratto nazionale". Cosa "inaccettabile perché resta uno strumento di tutela generale che invece va rafforzato, non indebolito o cancellato", conclude.

Il corteo dei lavoratori del pubblico impiego e della scuola per lo sblocco dei contratti nella Pa, circa 30 mila persone, secondo gli organizzatori, è partito da piazza della Repubblica a Roma. In testa, dietro lo striscione che è lo slogan della manifestazione 'Contratto subito', ci sono i leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, insieme ai segretari generali delle diverse categorie oggi in piazza.

Poco ottimismo. Camusso ha sottolineato che "con queste cifre è evidente che non si riesce a fare un rinnovo del contratto. Ma intanto si apra prima la discussione e si vedrà di conseguenza che c'è bisogno di cambiare le cifre", ha detto, parlando del rinnovo del contratto del pubblico impiego. Non sembra esserci spazio per l'ottimismo sulle prossime mosse del governo. "Dopo 7 anni di blocco non si può immaginare di dare 7 euro ai lavoratori. Dopodiché il tema non è rincorrere le cifre, ma la volontà del governo di non aprire al rinnovo dei contratti", ha detto ancora Camusso, rinviando a una decisione prossima l'ulteriore proseguimento della mobilitazione. A chi chiede se si programma uno sciopreo generale, Camusso ha risposto: "Decideremo sulla base delle risposte che riceveremo".

Assenze e licenziamenti. Non bisogna puntare l'attenzione solo sugli assenteisti, ma anche sui dirigenti che non fanno rispettare le regole. Di questo è convinta la leader della Cgil: "Il ministro ha un chiodo fisso", ha risposto ai giornalisti che le hanno chiesto un commento alle dichiarazioni del ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, sui licenziamenti dei lavoratori pubblici assenteisti. "Il ministro dovrebbe porsi la domanda di perché succedono cose di questo tipo e dove stavano dirigenti ed amministratori. Bisogna chiedersi - ha concluso - perché non applicano le regole che ci sono".