Economia

Rcs, Confindustria si schiera con Cairo. Mediobanca vuole la fusione

Il mercato sente l'odore della guerra di rilanci e il titolo vola di quasi il 30%

di Andrea Deugeni
twitter11
@andreadeugeni

E' il mercato, bellezza. Mentre la Borsa sente l'odore della guerra di rilanci su Rcs (oggi il titolo, dopo il lancio di venerdì dell'offerta pubblica di scambio da parte di Urbano Cairo, ha guadagnato il 28,79% a 0,586 euro), la Confindustria spezza una lancia in favore dell'editore di Alessandria che vuole mettere le mani su almeno il 50% più uno del capitale del gruppo che controlla il Corriere della Sera, salendo così dall'attuale 4,7% in suo possesso.  

Le prime parole di Vincenzo Boccia da presidente designato a succedere a Giorgio Squinzi, che il 28 aprile presenterà la sua squadra di vicepresidenti, sono sulle vicende di uno degli snodi centrali del mercato editoriale ovvero la battaglia per la conquista di via Solferino. Uno dei casi odierni, assieme al rally dei bancari, di Borsa.  "A prescindere da quello che succederà, si tratta di un'operazione di straordinaria importanza per l'editoria del nostro Paese", spiega infatti Boccia, interpellato dall'Ansa a margine di un incontro a Salerno. "Il fatto che sia un'operazione interamente di mercato è rassicurante, per di più - dice - proposta da un editore puro, italiano, che ha dimostrato di saper fare molto bene il suo mestiere".

Sulle skill di Cairo, che ha rilanciato l'emittente La7 in un contesto di mercato molto sfidante dopo averla rilevata da Telecom, ha fiducia anche l'ex amministratore delegato di Banca Intesa Corrado Passera, banchiere che per anni ha seguito da vicino le sorti del gruppo che edita il CorSera in quanto azionista storico della Rizzoli. In una videointervista ad Affaritaliani.it, Passera ha spezzato una lancia in favore dell'imprenditore ex Publitalia che ha "dimostrato di avere doti da risanatore" a differenza dell'altro nocciolo duro di soci forti che "in questi anni, al contrario, non ha saputo dare prospettive di crescita a Rcs".

Il riferimento è al duo Mediobanca-Fiat, a ciò che rimane cioè del vecchio salotto tricolore che svetta nellazionariato Rcs. Gruppetto di cui ancora fanno parte Pirelli, UnipolSai (che ha ereditato la quota dei Ligresti), Diego Della Vale e la famiglia Rotelli. Nucleo che, secondo quanto trapela dopo il blitz della scorsa settimana del patron del Torino, non ha intenzione di dare azioni Rcs in cambio di titoli Cairo. Il motivo? L'offerta non valorizza in maniera adeguata Via Rizzoli.

Per il momento, Cairo tranquillizza i vecchi soci e il mercato attende il rilancio di un cavaliere bianco concorrente, che secondo i rumors, potrebbe essere Francesco Gaetano Caltagirone, l'uomo più liquido d'Italia (così viene ricordato stamane nel parterre di Borsa) e che controlla l'omonimo gruppo editoriale o Diego Della Valle che a suo tempo aveva ingaggiato un duro scontro con il vecchio asse Fiat-Banca Intesa, prima della grande salita del Lingotto a oltre il 20% del capitale. Attore che, dopo l'operazione Stampa-Itedi-Espresso, si è ora sfilato. Più difficile, invece, dopo il fallimentare esperimento di Gazzetta TV, un coinvolgimento del gruppo De Agostini che dovrebbe imbarcarsi in un'operazione al cui orizzonte si profilano alti costi sociali di ristrutturazione. Gli investitori prendono posizione: il titolo così a Piazza Affari si è apprezzato di quasi un terzo.

Considerando l'ok all'Ops di Banca Intesa che fa da advisor a Cairo, ce la farà l'editore di La7 e di alcuni magazine cartacei a portarsi a casa un altro 40% circa di titoli Rcs? All'interno del nocciolo duro di vecchio azionisti del CorSera, bisogna fare dei distinguo. C'è chi è pronto infatti a giurare che il niet, ad esempio, di Mediobanca sia solo una prima strattonata di braccio di ferro che mira a costringere Cairo a passare da un'Ops a un'Opa. Ad aprire, cioè, il portafoglio e sborsare di più invece che mettere sul tavolo i soli titoli Cairo. Mediobanca, secondo i rumors, vorrebbe poi che l'editore di La7 fondesse la Cairo Communication con Rcs, in modo da mettere a servizio della Rizzoli la propria liquidità per assicurarne il rilancio. Ovviamente, il patron del Toro non ci pensa nemmeno.