Recovery, effetti pieni solo dal 2023. Il Governo alza il velo sul bazooka Ue - Affaritaliani.it

Economia

Recovery, effetti pieni solo dal 2023. Il Governo alza il velo sul bazooka Ue

Nelle pieghe della Nadef, la verità sull'impatto del programma NextGenerationEu sull'economia italiana

E meno male che i 209 miliardi, fra trasferimenti e prestiti, riservati all’Italia del Recovery Fund, strumento che l’Europa ha varato per controbilanciare gli effetti economici negativi della diffusione fra gli Stati membri del virus Covid-19 nel 2020, dovevano essere una risposta tempestiva all’epidemia. Già, perché l’impatto espansivo pieno delle risorse del NextGenerationEu sull’Italia si avrà solo nel 2023 ed è lo stesso Governo Conte a dirlo nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza varato dal Consiglio dei ministri nella notte.

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E’ vero infatti che i fondi comunitari avranno un ruolo “determinante” nella ripresa programmata, ma il loro impatto non sarà immediato: dopo un contributo limitato nel 2021 (+0,3%) e nel 2022 (+0,4%), il rilancio degli investimenti e le riforme collegate ai progetti del Recovery Plan tricolore, che necessitano di tempi tecnici per trasmettere in pieno i loro effetti sull'economia, dovrebbero dispiegare forti contributi infatti crescenti alla crescita nazionale solo dal 2023 (+0,8% del Pil). 

Secondo quanto scrive il Sole 24 Ore, i finanziamenti europei saranno utilizzati integralmente, sia nella componente sussidi (dominante nei primi anni) sia in quella dei prestiti. Questi ultimi, però, incidono su deficit e debito: e di conseguenza finiranno in parte a finanziare spese già previste nei tendenziali di finanza pubblica, e non in nuovi programmi.


L’idea è quella di trovare il bilanciamento fra l’esigenza di mettere in conto una spinta espansiva sul Pil, determinata dalla spesa aggiuntiva rispetto al tendenziale, e quella di non gonfiare l’indebitamento netto per garantire una discesa del debito costante nei prossimi anni. In dote dal Recovery Fund, sottolinea il Governo, arriveranno anche “spazi fiscali per far entrare a regime la riforma fiscale”, che andrà però finanziata però a regime “con il contrasto all’evasione (prudenzialmente la Nadef evita stime, ndr) e con una riforma del sistema delle detrazioni e della tassazione ambientale”.

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Dunque con maggiori entrate da trovare nel bilancio italiano. In sostanza, permettendo la copertura di spese che altrimenti avrebbero bisogno di risorse nazionali, i fondi di NextGenerationEu aiuteranno anche la riforma fiscale, ma solo indirettamente.

Oltre agli "spazi fiscali", come verranno spesi, per dirla alla Fornero, questa paccata di soldi? La Nadef tace: la tabella di marcia resta quella programmata, con il Governo che dovrebbe alzare il velo sulla bozza del Recovery Plan italiano da stilare e da inviare a Bruxelles entro una decina di giorni, contestualmente al programma della legge di Bilancio, in modo da definire le regole attuative a livello comunitario a inizio 2021, al termine di un iniziale confronto fra Italia e Commissione europea. Sempre che in Consiglio Ue l'opposizione di Orban&C non faccia slittare i tempi del varo del programma comunitario di aiuti. 

Ma nella Nadef il worst case scenario non è preso in considerazione da Palazzo Chigi e dal Tesoro.