Economia

Rincari bollette, Confindustria: "Task force per aprire i giacimenti di gas"

La bolletta energetica sta crescendo vertiginosamente: nel 2019 era di 8 mld, nel 2021, invece, è salita a quota 21 mld di euro

Confindustria, Regina: "Estratti 4 mld metri cubi di gas contro i 20 consumati dal consumo industriale"

“Servono interventi strutturali contro il caro-energia, un pacchetto di misure organiche per affrontare un'emergenza grave, per certi aspetti drammatica, come quella legata alla pandemia”. Lo ha detto al Messaggero Aurelio Regina, imprenditore e delegato di Confindustria per le questioni energetiche, aggiungendo che l'aumento dei prezzi dell'energia è "quasi fuori controllo: nelle ultime due settimane l'incremento del prezzo del gas è stato del 280% rispetto a gennaio 2021 e del 650% rispetto allo stesso periodo del 2020".

"La bolletta per il sistema industriale è passata da 8 miliardi nel 2019 a 21 miliardi nel 2021 e arriverà a 37 miliardi nel 2022. Numeri che fanno tremare i polsi, insostenibili per qualsiasi realtà produttiva senza un piano di politica industriale strutturato, che metta al centro questo tema come prioritario per la sopravvivenza delle aziende, l'occupazione, lo sviluppo del nostro Paese".

"Il nostro Paese è messo peggio degli altri, lo dico con chiarezza. La Francia può contare anche sul nucleare e ha messo in campo una serie di interventi per calmierare i prezzi e sostenere le aziende attraverso cessioni di energia a prezzi agevolati. Quindi, di fatto, il governo sta tutelando il sistema produttivo. Cosa che sta facendo anche la Germania che, nonostante abbia un costo dell'energia più basso del nostro perché utilizza ancora il carbone in maniera massiccia, ha adottato una scontistica fiscale decisamente importante sugli oneri di sistema".

"Bisogna avere la consapevolezza che il costo dell'energia impatta a valle sull'inflazione e a monte sugli investimenti delle imprese. Questo andamento del trend dei prezzi energetici rende di fatto insostenibile l'attività produttiva, ma anche procedere sul percorso della decarbonizzazione così come è stato disegnato. In queste condizioni, le imprese non sono in grado di andare avanti nella transizione".

Il presidente Draghi per ora ha messo sul piatto 6,8 miliardi, ma "non sono sufficienti nella misura in cui sono indirizzati prevalentemente alle utenze residenziali. Va adottata una politica industriale diversa, affrontando il tema in maniera strutturale, non come se fosse una fase transitoria, emergenziale. Se non si interviene con un piano a lunga gittata, l'Italia sarà sempre esposta a questi tsunami e si rischia, lo sottolineo, la delocalizzazione e la crisi di interi settori a cui costa meno non produrre invece che produrre. Se non ci saranno interventi ad ampio respiro tra 40 giorni molte fonderie, acciaierie e imprese del comparto della ceramica dovranno fermarsi, con tutto quello che ne consegue".