Economia
Salario minimo, Bonomi lancia il patto sociale con Landini. Il nuovo asse
"Serve un'operazione verità su chi sono quelli che non pagano il giusto e quelli che sono fuori dalle regole", ha dichiarato il numero uno di Confindustria
Bonomi lancia il patto sociale con il segretario della Cgil Landini
Un "grande patto di equità sociale" tra imprese e sindacati sul salario minimo. A lanciare la proposta al segretario generale Cgil, Maurizio Landini è il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi dai microfoni di SkyTg24.
Un patto "per fare una operazione verità" e capire "chi sono davvero quelli che pagano poco, quelli che restano fuori dalle regole. Possiamo lavorare insieme su questo", spiega ancora. "Serve un patto di equità sociale con i sindacati per dire, senza peli sulla lingua, chi è che paga poco e che in questo paese rappresentano blocchi elettorali che non si vogliono toccare; dalle cooperative alle finte cooperative, dal commercio ai servizi", ribadisce chiamando fuori dal problema salari bassi la manifattura.
"E' evidente che nell'economia italiana c'è un problema di salari bassi e che ci sia una correlazione dei salari con la produttività ma non nella manifattura: noi abbiamo riconosciuto in ultimi 20 anni, più aumenti di quanto fatto dai nostri competitor, ma se guardiamo all'economia complessiva no", spiega ancora. E precisa: "la direttiva Ue dice come quantificare il salario minimo o al 50% del salario medio o al 60% della mediana che ci collocherebbe tra i 6,80 e 7,20 euro. Quindi i 9 euro di cui si parla è una convenzione decisa in Italia che non trova un riscontro giuridico", conclude.
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"Tra santità, pensioni e assistenza spendiamo 517 miliardi l'anno, ovvero un terzo del nostro Pil, la metà della spesa sociale totale in Italia. Non è che non ci sono le risorse, ma le stiamo spendendo male", spiga Carlo Bonomi a Sky Tg24.
"Il nostro - ha proseguito - è un sistema di welfare che ci invidia tutto il mondo, ma dobbiamo essere nella condizione di sostenerlo: se non creiamo le risorse finanziarie per sostenerlo non ce la facciamo - ha insistito Bonomi - dobbiamo fare in modo che cresca la ricchezza del paese. Ma noi ora stiamo arretrando".
E ha sottolineato: "Non è colpa di questo Governo, non ne faccio una questione politica, ma stiamo tornando a una crescita che è quella di venti anni precedenti al Covid, tra il 2000 e il 2019. Segno che abbiamo dei problemi strutturali nel nostro paese. È da vent'anni che lo diciamo: si servono le riforme".